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Apologie Paradossali

SOGNANDO L’IMPOSSIBILE. O NO?

COSTANTE PORTATADINO - 29/10/2021

Fonte: Varese Informa

Fonte: Varese Informa

(O) Ho fatto un sogno strano. Prima ero sindaco di Varese, neoeletto, poi assessore regionale, poi deputato, poi commissario europeo; tutto contemporaneamente, alla faccia delle incompatibilità.  E mi domandavo: cosa posso fare per Varese. Subito dopo mi sono svegliato, senza avere una risposta, ahimè.

(S) Delirio d’onnipotenza.

(O) Forse, ma senza sogni non nascono progetti innovativi, ci si riduce alla lista della spesa degli amministratori di condominio. (Quelli che fanno bene il loro mestiere, che rispettiamo veramente, tanto è difficile trovarne.) Perciò ho provato a continuare il sogno ad occhi aperti, da desto, secondo il mio nomen/ omen.

(C) Racconta, non ti interromperemo.

(O) Subito mi è venuto in mente un passo che ho letto nel sito di uno studio di urbanisti: D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”, diceva Marco Polo (alias Italo Calvino) a Kublai Kan. Le città ci parlano, rispondono – sono “knowledge partner”, sostiene Saskia Sassen – ma anche ci interrogano e ci obbligano a risposte che vogliono un grande sforzo di immaginazione comune e condivisa, e che sappia escludere, dalle città immaginate, “quelle i cui elementi si sommano senza un filo che li connetta, senza una regola interna, una prospettiva, un discorso” (sempre Calvino). Insomma una visione: partecipata (mica solo dalle stelle), intelligibile e soprattutto contestuale. Come costruirla? Con quali conoscenze e strumenti collettivi?”  Vedete la necessità di andare ben oltre certi programmi occasionali e… non sognare, ma ‘visionare’?

(S) Che i programmi di tutti i candidati delle nostre città, di destra e di sinistra, e pure dei civici, compresi i vincenti al primo colpo, di Busto e Gallarate, fossero incentrati sul contingente e a malapena sorretti da qualche reminiscenza ideologica e conditi da promesse che altri sarebbero stati tenuti a realizzare, tipo il treno Varese-Milano, me n’ero ben accorto. Ma in che cosa differisce la tua ‘visione’?

(O) Se facessi un elenco di cose (magari lo farò) anche più fantasioso di quello dei candidati, starei sullo stesso piano. Non dovendo, fortunatamente, accaparrarmi voti, posso rischiare un pensiero diverso. La storia. Rileggere il passato per capire il futuro. Abuserò di una citazione pontificia: privilegiare il tempo rispetto allo spazio, creare processi, piuttosto che occupare spazi. Una città è uno spazio, ma è anche e soprattutto un processo. Varese, letta nel passato, ci parla e se poniamo le domande giuste, ci risponde e ci propone soluzioni per il futuro. La prima cosa che direbbe di se stessa è questa: “non mi sono fatta da me stessa, ma sono una città di relazioni. Nella storia ne ho avute molte, ostili e amichevoli, con Como e con Milano, con i Comuni della Lega Lombarda (quella vera) e con gli Imperatori, con la metropoli e con gli orti dei ‘casbenat’, ma tutte mi hanno fatto crescere. Sono diventata capoluogo di provincia all’improvviso, per una decisione superiore, autoritaria diciamo, tanto da non essere gradita a diverse comunità della provincia. Non sono mai stata sede vescovile, fatto che testimonia la mancanza di radici di ‘civitas’ profonde nel tempo. Sono diventata centro industriale, ma per lo più su iniziativa di milanesi. Sono sede universitaria da pochissimo tempo, anche questo un po’ per decisione dall’alto.”

(C) Hai toccato i punti fondanti la dimensione cittadina: una forma istituzionale di autodecisione politica, una capacità di creare lavoro e ricchezza, un centro  di crescita spirituale e uno di formazione culturale e scientifica, tutti aspetti di vita relazionale, che producono effetti positivi nel tempo. Aggiungerei un aspetto materiale, che favorisce lo sviluppo di relazioni: le vie di comunicazione. Nel passato più lontano le strade che conducevano oltralpe, poi le ferrovie, addirittura due, più recentemente la prima autostrada d’Europa. Da questo punto di vista siamo stati all’avanguardia, senza dimenticare la vicinanza a Malpensa, aeroporto internazionale, oggi penalizzato dalla crisi ex-Alitalia.  La tua visione riguarda questi aspetti? Ritieni che non siano stati presi in considerazione adeguatamente?

(O) Ripeto che non ne faccio una colpa ai politici odierni. Sono costretti a comportarsi in campagna elettorale permanente, badando al contingente, costretti a questa autolimitazione dal sistema istituzionale ed elettorale vigente, su cui ci sarebbe molto da dire. Ma per oggi basta, lo spazio a disposizione è esaurito. Il resto del sogno la prossima volta, per lasciare i lettori un po’ incuriositi, per farci seguire ancora.

(O) Onirio Desti    (S) Sebastiano Conformi   (C) Costante

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