Se in casa mia sono solo, non mi lagno: con la mia libreria io sono sempre in buona compagnia.
Così scriveva Gianni Rodari, autore da conoscere non in modo parziale, come spesso accade, e da ricordare sempre e non soltanto il 23 ottobre per i festeggiamenti dell’anniversario della sua nascita. Esattamente cento più uno anni.
La sua filastrocca sui libri, semplice e profonda, come tutti i suoi testi, ha anticipato quanto il lungo lockdown ha fatto apprezzare a molti: la loro speciale compagnia. E ha ben fatto il presidente Mattarella, in occasione della gioiosa ripresa, finalmente in presenza, della XXXIII edizione del Salone del Libro di Torino, a definire la lettura “arma contro la solitudine”. Chi ama leggere si riconosce nel bellissimo omaggio ai libri da parte di Jorge Luis Borges. “Fra i diversi strumenti dell’uomo, il più stupefacente è, senza dubbio, il libro”. “Gli altri – affermava lo scrittore e poeta argentino – sono estensioni del suo corpo. Il microscopio, il telescopio, sono estensioni della sua vista; il telefono è estensione della voce; poi ci sono l’aratro e la spada, estensioni del suo braccio. Ma il libro è un’altra cosa: il libro è una estensione della memoria e dell’immaginazione».
L’elenco esemplificativo può essere aggiornato, ma la conclusione è valida, anche ai nostri giorni di e-book. E se la riflessione può sembrare scontata, dovremmo ricordarci che certe affermazioni, pur ripetute, non sono mai inutili. Repetita iuvant, come si sa o si dovrebbe sapere.
Giova – e non poco – continuare a testimoniare la funzione formativa e civile dei libri. La lettura, magico atto solitario, arricchisce le relazioni. Un Pil culturale non quantitativo ma incommensurabile. Non è un caso che sia in atto una progettualità di biblioteche e di musei, affinché diventino sempre più luoghi non di conservazione ma di conversazione. Lo slogan può essere considerato un simpatico gioco linguistico. Rischio, comunque, da correre. Importante, infatti, è non dimenticare che le parole generano azioni e possono modificare comportamenti.
A questo proposito bisogna essere grati alla delegazione Fai della Valcuvia che, per le giornate Fai d’autunno svoltesi il 16 e il 17 ottobre, hanno organizzato visite guidate al Kapannone dei libri di Angera. Lo scrittore, docente universitario, con esperienza ventennale nella comunicazioni di aziende come Telecom e Pirelli, Andrea Kerbaker, ha trasformato l’ex fabbrica Borghi alle porte di Angera in uno spazio destinato ai libri. Libri, belli, moderni o ottocenteschi, comuni o introvabili, preziosi, come le edizioni di Franco Maria Ricci o della Skira, locandine, riviste, e ancora libri che si occupano di libri: un festoso e allegro mosaico di cultura che anima i quattrocento metri quadri del capannone.
Kerbaker, che è stato magistralmente intervistato anche per Radio Missione Francescana, è un amante dei libri. Ma non è solo bibliofilo appassionato: è, soprattutto, convinto “deus” di una cultura allegra, aperta e libera. Lo dimostra lo spazio di Angera. Originale e quasi spiazzante il luogo, appunto un ex fabbrica, la sistemazione dei libri sugli alti e modernissimi scaffali, apparentemente casuale ma tale da essere un invito a prenderli in mano, a sfogliarli. Leggere parte anche dal gesto di avere un contatto fisico con quell’oggetto che si chiama libro. Nei libri ci sono storie, pensieri, sentimenti, immagini ma anche il libro stesso, come oggetto, racconta storie: chi l’ha posseduto, chi l’ha costruito – basti pensare alle raffinate edizioni di Franco Maria Ricci- come lo si sta sfogliando. Nel capannone, anzi Kapannone, sembra di entrare in un labirinto moderno e sentirsi simili ad Alice nel paese delle meraviglie, immaginando – allegramente come vuole il decalogo scritto da Kerbaker – che i libri dialoghino tra di loro e ci chiedano di essere presi.
La cultura, anche se allegra, è sempre una cosa seria e ci manda messaggi. Tocca a noi decifrarli. Lo spazio di Angera testimonia la fiducia nella cultura, o meglio nel futuro della cultura.
E non sarà un caso che dal Salone del Libro di Torino siano giunti segnali importanti, anche se contrastanti, per impegnarsi a “costruire” la cultura. Si vendono – dice l’indagine dell’Aie – più libri ma l’Italia anche nella lettura è fortemente divisa tra Nord e Sud. È il momento di seminare… Importante, però, è essere seminatori fiduciosi come Andrea Kerbaker,
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