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Chiesa

È GIUNTA L’ORA

MASSIMO CRESPI - 04/05/2012

Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.

Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. (Giovanni 17, 1b-11)

Si legge chiaramente che il Padre ha dato potere superiore al Figlio, l’uomo Gesù Cristo, perché desse la possibilità ad ognuno di noi di vivere eternamente beati (Gv 17, 2). Nel Vangelo troviamo la specificazione di questa eternità quando si dice: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo”. Dunque essere umani ci dona l’opportunità di ricevere l’esistenza senza fine, destinata a tutti gli uomini, nessuno escluso; tutti debbono conoscere Dio Padre e suo Figlio, che ha mandato, così da avere la vita perenne e possibilmente felice. Ricapitoliamo. Ogni umano ha diritto di scegliersi l’immortalità, la vita senza limite da trascorrere nel paradiso dell’aldilà, dove regnano tutti coloro che ripongono nel Signore l’amore che egli dà per primo; ogni persona conosce per questo l’unico vero Dio, padre, ed insieme quel figlio, Cristo, che è apparso sulla terra nel giorno che sappiamo, poi risuscitato. Ognuno deve fare l’esperienza della conoscenza del Padre e del Figlio, per poterli liberamente preferire e divenire beato; o rifiutarli trasformandosi in dannato. Nella storia dell’uomo, le persone fanno l’esperienza del divino che si propone loro, che siano degli esseri primitivi, degli antichi, degli uomini dei nostri tempi, degli individui futuri, i quali nasceranno prossimamente. E quel divino sperimentato o conosciuto si definisce negli stessi modi: l’assoluto od onnipotente Signore dell’universo, l’artefice della creazione, e chi incarna la sua persona, la sua potenza, la sua dimensione, essendone l’inviato o il messaggero; noi cristiani sosteniamo si tratti del Padre e del Figlio. Tutte le creature, crediamo, sono del Padre ed egli le affida al Figlio perché faccia loro sapere, trasmettendole, come stanno le cose nel mondo: “Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato”; cioè le creature scelgono di avere fede sulla base della consapevolezza acquisita per mezzo della Parola di Dio. Cosa accomuna l’uomo delle caverne all’uomo che nascerà nel tremila? Cosa riguarda l’ebreo come chi professa l’ateismo? L’anziano canuto o l’embrione che non vedrà la nostra luce? Proprio la medesima consapevolezza citata, la conoscenza dell’unico vero Dio, con Colui che ha mandato per comunicare con costoro. Serve estremizzare. L’individuo nato migliaia d’anni prima di Nazareth, come sperimentava la paternità divina assieme alla sua figliolanza, non udendo nulla del Padre e tantomeno del suo Figlio? Chi nasceva nello stesso giorno, mese e anno del Bambinello, ma nell’Alaska, che ne sapeva del Salvatore? E le persone mai nate poi, ma abortite, che c’entrano con la comprensione e la scelta consapevole del Sacro? Nel Vangelo si dice con chiarezza che tutti debbono conoscere Dio, per potergli credere; e conoscerlo nella persona del Padre e del Figlio, oltretutto… Ci sfugge qualcosa. Ci sfugge lo Spirito, quella terza Persona della Trinità la quale fa tutt’uno con le altre due; silenziosamente s’incolla loro permettendo che niente nella loro totalità sia mancante, esprimendone l’identità senz’ombra alcuna, rendendola nota. Adesso persino quel piccolo cavernicolo può vedere, capire che nel fuoco c’è la forza del Padre e che nelle proprie dita che geroglificano c’è la grandezza del Figlio; l’eschimese può percepire che l’aurora surreale che gli sta dinnanzi trattiene l’anima del Creatore e comprendere che la propria armonia va cercata nell’Altro; così, quel circonciso d’Israele può sapere che l’Innominabile è nella nube come nel tuono, nella luce come nel vento, nell’albero come nella terra, che la sapienza sta nel Verbo di Dio; persino l’omino nel grembo materno può sentire l’accoglienza della Natura, amarla, desiderarla con le sue poche forze ed udirla familiare nelle voci di chi sta per decidere che fare del suo corpo… Ognuno vede ed ognuno opta per la salvezza di Dio, poiché: “Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro”, per l’azione dello Spirito Santo, ora, sempre. Ecco, la Comunità del Signore non è separabile e chi sa d’una delle sue tre Parti, sa anche delle rimanenti. Sia gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo!

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