È ritornato puntuale in questa stagione, come le caldarroste e le cimici che tentano di entrare in casa, “Ballando con le Stelle”, lo show dei vip che imparano a muoversi in pista, pilotato come sempre – e crediamo per sempre – dalla sempiterna Milly Carlucci.
Adeguandosi al malcostume di certa tv commerciale, il programma inizia dopo il TG1 delle 20 (quindi intorno alle 20.40) e prosegue fino alle soglie dell’una di notte, per arrotondare lo share nelle ore notturne. La sfida con Maria De Filippi su Canale5 in questo senso è stata persa, ma con onore, proprio grazie alla durata-monstre.
Nella prima puntata durata più di quattro ore sono state imbandite 13 esibizioni 13 (non molte), con un livello medio di vip concorrenti piuttosto alto quest’anno (tra gli altri: Al Bano, Memo Remigi e Franca Valeri) e la solita giuria, composta dallo “shampatissimo” Ivan Zazzaroni, Fabio Canino, la presidentessa ex ballerina Carolyn Smith, Selvaggia Lucarelli e Guillermo Mariotto.
Interessante proprio il caso della performance da opinionista/giudice di quest’ultimo, che ha messo in evidenza una dinamica diffusa nella televisione post-pandemia: il ritorno alla compostezza.
I commenti dello stilista, da sempre apprezzati in quanto “fuori dal coro”, politicamente scorretti, speziati e urticanti, spesso giocati sul doppio-senso, l’allusione sessuale, l’insinuazione maliziosa sono infatti apparsi improvvisamente fuori moda, distonici, superflui.
La tv post covid sembra (e ripeto: sembra) aver riacquistato un certo rigore nelle intenzioni: sintomatica la rovina quotidiana negli ascolti dell’ex regina della tv trash Barbara D’Urso contro la cronaca di Alberto Matano su RaiUno; indicativa la metodica disfatta del Grande Fratello contro lo show di Conti.
Il pubblico oggi apprezza forse più la competenza anche nelle parti in commedia più di colore di quanto non facesse fino a qualche anno fa. “Ballando con le stelle” diverte se fa vedere la fatica e l’impegno dei vip che imparano a fare una cosa che non sapevano fare, e apprezzano giudizi che si attengono alle performance e non sono forgiate sulla base di antipatie personali o gossip vari. Un ritorno all’origine, con meno sporcature e più sostanza.
Volendo volare un po’ alti, sembra in questa tendenza televisiva di riconoscere il medesimo trend che c’è in politica: agli italiani in questo momento è più grata l’idea di avere a Palazzo Chigi Mario Draghi piuttosto che Rocco Casalino: dopo il tempo dell’uomo della strada, è questo il tempo di chi sa quel che dice.
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