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Politica

COSA DICONO VARESE, ROMA, TORINO

GIUSEPPE ADAMOLI - 22/10/2021

Gualtieri, Lo Russo, Galimberti

Gualtieri, Lo Russo, Galimberti

Tre città straordinariamente diverse per grandezza e importanza con tre risultati uguali. Ha vinto il centrosinistra con tre sindaci politici del Pd e qui esprimo subito un parere netto per le Giunte comunali. Le coalizioni vivono bene se c’è una forza leader la quale sappia però valorizzare tutti i contributi.

A VARESE la riconferma del sindaco uscente, Davide Galimberti, significa molto per la storia della città-culla della Lega. A questo proposito tanti dicono che Salvini con la sua presenza ossessiva non abbia affatto migliorato la performance del suo candidato. Molto probabile, penso però che non sia stato questo il fattore principale dell’insuccesso leghista.
Ci sono altri tre motivi decisivi: 1) La personalità del sindaco: sobrio, infaticabile, concreto. 2) La buona amministrazione degli ultimi cinque anni e un programma serio. 3) La coalizione molto larga che andava da una lista civica con la presenza anche di Italia Viva fino al M5S: il tutto ha concorso ad assicurare una partecipazione corale della comunità.

ROMA era la città più attesa e contesa anche perché nella situazione più disperata. Gualtieri ha dato l’idea del sano realismo nell’affrontare i nodi più intricati. È un profondo conoscitore dell’Europa, nella quale ha avuto ruoli importanti, ed è stato un buon ministro dell’Economia. Doti alla fine ritenute essenziali sul palcoscenico della città più grande e difficile d’Italia.
Nella capitale il dato politico soverchia quello amministrativo. Si vedranno le analisi sul flusso dei voti che non dispongo nel momento in cui scrivo ma è facile immaginare che una parte considerevole dei consensi al primo turno di Calenda (eccellente il suo risultato) e anche di Raggi siano andati a Gualtieri. Se questa ipotesi risulterà vera la strada di un centrosinistra molto inclusivo e di un’intesa con i Cinquestelle sarà meno irta di spinose difficoltà.

TORINO è stata una sorpresa rispetto a ciò che si pensava solo un mese fa. I sondaggi via via miglioravano per il centrosinistra ma restava un certo scetticismo perché i Cinquestelle erano molto radicati e reticenti e perché il candidato del centrodestra sembrava il migliore di quelli da loro presentati.
Forse più qui che altrove la vittoria di Lo Russo porta il segno di un cambiamento culturale, profondo e potenzialmente positivo nell’area dell’anti casta e del pregiudizio contro i partiti.

Considerando anche le vittorie del centrosinistra al primo turno a Milano, Napoli e Bologna, qualche spunto politico si può dunque trarre. Contano moltissimo i candidati e lo stile personale. Il centrosinistra ha mostrato di averne tanti e buoni e dovrebbe portarli anche in sede nazionale.
È poi indispensabile che il centrosinistra allarghi i propri confini tenendo sotto controllo ogni pulsione verso l’ideologismo: essere pragmatici al punto giusto non è la fine della politica, al contrario è la politica che ricerca le migliori soluzioni. Attenti però, il centrosinistra ha vinto solo una battaglia contro una destra apparsa confusa, velleitaria, molto divisa e senza leadership. Il futuro è da costruire giorno per giorno.

L’avversario di tutti dovrebbe essere l’alto astensionismo. Che si combatte con la tensione verso l’attenzione ai problemi veri e non con lo sloganismo urlato e trito e ritrito.

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