Nuovo governo municipale e Varese mira al sodo. Fidando in uomini/donne competenti, proseguendo il ben fatto, migliorando il fatto così così, progettando il non fatto. Siamo a un confortante step dell’opera di rinnovamento urbano iniziata cinque anni fa, alcune idee han trovato realizzazione, il campo interventistico va allargandosi, e allo stesso tempo i contributi di chi è disposto a impegnarsi per il beneficio popolare.
A tal proposito, vale soffermarsi su un dettaglio all’apparenza laterale. E invece a suo modo centrale. Oremus. Punto 1. Naturale che la precedenza vada a trasformazione edilizia e viabilistica, oltre che ai servizi negli ambiti classici della sfera civica: asili, scuole, assistenza sociale eccetera. Vi si aggiunge, nell’epoca pandemica, la sanità. Tema non a caso in cima all’agenda del riconfermato sindaco. Punto 2. Occhio però, in una plaga vocata a sport e turismo grazie al bendidio ambientale, alla conservazione e lucidatura d’un particolare gioiello del suo forziere. Gioiello inteso come decoro, decoro uguale a cura di sé e amore per gli altri, cura di sé e amore per gli altri ovvero una cifra culturale in aggiunta al valore commerciale. Se Varese si regala bene a sé stessa, si venderà meglio agli ospiti.
Dove mira la chiacchiera? A coinvolgere gl’intenzionati per davvero al progresso comunitario. In concreto: perché non pensare a una Costituente del bello, accogliendo suggerimenti, correzioni di rotta, visioni perfino esagerate, però tutte “passione e cuore”? Non si tratta d’allestire fumose commissioni perditempo, ma di consultare i dialoganti, annotarne le idee, travasarle nei contenitori assessorili, presentare un praticabile sunto a Galimberti perché faccia del resumé l’uso opportuno. Come certamente saprebbe/saprà fare.
Nell’Ottocento venne qui più volte uno scrittore e drammaturgo austriaco, Hugo Von Hofmannsthal, fra l’altro librettista di Richard Strauss. Tanto gli piacque Varese, da farne luogo d’ispirate magie musico-letterarie. Alloggiato al Grand Hotel d’Italie, fra le odierne via Vittorio Veneto e via Bagaini, compose atti unici, ballate e via artisticheggiando. Da creativo ospite bosino mandò una lettera al romanziere Arthur Schnitzler, icona mitteleuropea: “A Varese ho vissuto forse la settimana più felice della mia vita”.
Altri tempi, altre personalità, altra enfasi. Tuttavia una città funzionale sì, ma idem attrattiva, ordinata et similia gioverà a richiamare i forestieri, oltre a gratificare i residenti. Non ci mancano né la prestigiosa tradizione né l’attrezzattura intellettuale. Usiamole. Tramite lo spirito pratico che è nel nostro Dna e che quell’Hugo -detto Ughino dai parenti della sua nonna bobbiatese- così tanto apprezzò.
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