(C) Mi scuserete, cari Sebastiano e Onirio, se in questa Apologia ridurrò il vostro spazio. Quando si tratta in modo paradossale il tema del fascismo si corre il rischio di commettere un reato grave: “apologia di fascismo” e, ancor più che grave, sciocco.
(O) Non sarai anche tu un po’ troppo autoritario nei nostri confronti?
(C) A questo timore rispondo con due citazioni da “Paradossi e Nuovi paradossi” di De Lubac: “Il fondamento ultimo dell’autorità è la carità e la sua ragione di essere è l’educazione” e “Il conformista prende le cose dello spirito per il loro aspetto esteriore. L’obbediente prende persino le cose della terra per il loro aspetto interiore”. Non mi arrogo una superiore conoscenza, ma tutelo voi e me stesso dai conformisti che potrebbero prendere le vostre obiezioni dialettiche per un’apologia di reato. E anche da parte mia ricorrerò a citazioni di studiosi insospettabili per sviluppare una tesi semplice: il pericolo fascista è una cosa troppo seria, pensiamo alla tragedia provocata nel secolo scorso, per essere sbandierato ogni volta che si alza un po’ di polvere.
(S) Per spolverare la cristalleria si usa il piumino, non la mazza del fabbro.
(C) Vedo che ci capiamo. Prendo la tua metafora e l’applico al caso “sciogliere Forza Nuova”, dopo l’evidente e riuscita strumentalizzazione delle manifestazioni ‘no vax,’ in particolare di quella a danno della CGIL. Ma ancora più impressionante è stata la devastazione del pronto soccorso del Policlinico, perché del tutto ingiustificata e non riconducibile ad una strumentalizzazione politica. Si deve quindi prendere atto che in una parte non piccola della popolazione esiste un disagio profondo. Lo legge bene Giuseppe Roma, già segretario del Censis: “La cosa che più mi ha stupito è l’attacco al pronto soccorso. E il racconto di Francesco Pugliese, direttore del PS del Policlinico Umberto I, che parlava di ‘violenza cieca, pura’. Questa dimensione rabbiosa e irrazionale contro il sistema sanitario è il segno dell’esasperazione di chi non accetta le regole di nessun genere. Non si tratta del rifiuto della scienza, il tema è molto più ampio”.
Cosa genera questa rabbia?
“Non penso ci sia una matrice strettamente sociologica. Non credo si tratti di una ribellione causata da emarginazione e povertà, perché in piazza c’era una classe sociale medio bassa. La lettura da fare è biopolitica: quando il potere e la politica intervengono sul tuo corpo, sulla sfera più intima dell’individuo, allora possono emergere reazioni emotive e irrazionali. È come se quella piazza sabato dicesse non sacrifico la mia personale sfera individuale a favore di un bene comune”.
È il sintomo che l’autorità ha mancato per prima alla sua funzione educatrice. La comunicazione delle autorità, politiche e scientifiche o presunte tali, ha generato nel corso di venti mesi, paura, incertezza, desiderio di ribellione e spesso solo adesione conformistica. Facile strumentalizzare questo sentimento e dirigerlo verso un simbolo del ‘potere’ non scelto a caso, ma molto furbescamente: il sindacato che si rende ‘complice’ della politica dominante. E di conseguenza scatta una reazione autoritaria: sciogliere Forza Nuova.
(O) Tu non sei d’accordo con la proposta di scioglimento?
(C) Come detto in premessa, seguo le argomentazioni di una persona più autorevole, il politologo Giovanni Orsina, pubblicate sui Huffington Post. Ne riporto per brevità solo le conclusioni, divergenti rispetto alla proposta di scioglimento: “(Divergo)In linea di principio, perché a mio avviso i fenomeni politici devono essere affrontati politicamente, non con provvedimenti amministrativi o giudiziari. E più nello specifico, perché, come detto, per il momento stiamo parlando di minoranze infime. Sciogliere Forza Nuova significa darle un’importanza che in realtà non ha, gonfiare il problema. Significa, per la Repubblica, dare un segnale non di forza ma di debolezza. E potrebbe perfino esacerbare le tensioni sociali, che per il momento, come detto, restano sotto controllo: agli insoddisfatti, pure molto lontani da Forza Nuova, si darebbe il segnale che qualsiasi deviazione sarà repressa, irritandoli ulteriormente. Insomma: gridare al pericolo fascista è un altro modo di soffiare sul fuoco. Esattamente il contrario di quello che dobbiamo fare: il fuoco è un fuocherello, va soffocato senza tanto clamore”.
Per fare questo, occorre tornare al punto di partenza: riconosciuta la pericolosità dell’infiltrazione, data la natura ‘liquida’ di un movimento come Forza Nuova che non funziona grazie a strutture fisiche che possono essere inattivate, sequestrandole, ma grazie alla diffusione di giudizi che penetrano le coscienze, esattamente come l’acqua in un vecchio muro di mattoni, occorre eliminarla senza abbattere la casa, mettendo al centro la funzione educativa dell’autorità, affrontando la questione vera che è il disagio della gente e non cadendo nella trappola dell’esasperazione degli estremisti politici.
(S) Tanto meno sperando di trarne profitto elettorale.
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