L’Alfredo Bike continua la sua corsa verso il successo in ogni parte del mondo, restituendo al suo creatore, l’architetto Nicolò Cellina, la convinzione di essere riuscito a incarnare quell’unicità che lo ha accompagnato in un cammino ideativo e realizzativo che è durato diversi anni e moltissimo impegno.
Quelle bici a scatto fisso che Nicolò incontrava a Milano, quando frequentava il Politecnico per diventare architetto, lo incuriosivano, stuzzicavano quell’amore per la bici da corsa molto presente nel suo clan famigliare, grazie a papà Marco, ottimo dilettante. Buon sangue non mente e così anche il giovane Nicolò opta per la bici da corsa e partecipa alle gare, fino a quando lo studio dell’architettura ruba il posto al ciclismo, senza però scalfire l’interesse e la curiosità nei confronti della bici. È in questo ricco revival di emozioni e di sensazioni che si fa largo un’idea unica e straordinaria e cioè la progettazione di una bici in legno, qualcosa che mai nessuno prima di lui aveva pensato di creare.
Unire la conoscenza meccanica alla straripante bellezza del design ligneo significava associare valori ampiamente consolidati nella sua vita e in quella della sua famiglia. La sensibilità dell’architetto si sposa così perfettamente alla volontà d’interpretare in modo diverso quell’idea di bici che lo aveva conquistato agli inizi. Sulla via di Damasco c’era l’Alfredo Bike che l’attendeva, la realizzazione di un sogno.
Nasce poco per volta, tra disegni e progetti, carte e forme, studi e prove, tra sussulti e trepidazioni, ma alla fine quell’unicità che Nicolò inseguiva prende forma e diventa una straordinaria “signora” in legno. L’incontro occasionale con un esperto di marketing che aveva acquistato la casa che era stata un tempo di Alfredo Binda, in via Valcuvia a Cittiglio, Michele De Benedictis, rafforza la sua convinzione che quel gioiello di design che aveva realizzato doveva cominciare a volare. Si crea una perfetta sintonia e per l’Alfredo Bike inizia il giro del mondo. Il Salone del Mobile di Milano è un traguardo fondamentale, ma il viaggio è appena cominciato e le aree di atterraggio sono tante, si parla di America, Asia, Mondo Arabo e poi chissà. La bici in legno che porta scritto il nome di Alfredo Binda, indimenticabile campionissimo del ciclismo degli anni trenta, continua così una storia di amore e condivisione che vede la bici protagonista sulle vie del mondo.
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