È una “nana bruna”, ovvero un oggetto celeste troppo grande per essere un pianeta e troppo piccolo per essere una stella: la massa di questi corpi, infatti, è insufficiente a innescare la fusione nucleare ed è anche per questo motivo che sono ribattezzati “stelle fallite”. In realtà la nana bruna di cui parliamo, Wise 1543-1043, ha anche un altro soprannome: “The Accident”, la cui traduzione è “L’Incidente”. Il suo scopritore, lo scienziato Dan Caselden, l’ha individuata casualmente nei dati del telescopio spaziale Neowise della Nasa e anche per le modalità della scoperta si è beccata quel nome.
La storia di “The Accident” è stata raccontata dall’Astrophysical Journal Letters, ma ne danno conto anche siti italiani. Giuseppe Fiasconaro su Media.inaf.it dà un taglio rigorosamente scientifico: “Wise 1534-1043 ha una debole luminosità in alcune lunghezze d’onda, cosa che suggerisce che sia molto fredda (e vecchia), ma è brillante in altre, indicando una temperatura più alta. Per capire a cosa fosse dovuto questo strano profilo, un team di scienziati guidati dall’Infrared Processing and Analysis Center (Ipac) del Caltech ha condotto analisi di follow-up, osservando inizialmente l’oggetto a diverse lunghezze d’onda nel vicino infrarosso con il telescopio Keck I all’Osservatorio WM Keck alle Hawaii. Il risultato? Questa volta il segnale era così debole che non sono riusciti a rilevarlo affatto, confermando apparentemente che si trattasse di un oggetto molto freddo”. Sabrina Pieragostini nel suo blog Extremamente si incarica di spiegare in termini più divulgativi: “È un oggetto misterioso che vaga per la nostra galassia: gli astronomi ne erano già a conoscenza, ma di recente hanno potuto osservarlo più nel dettaglio.
Eppure quello che hanno scoperto, anziché aiutarli a capire meglio, ha aumentato le loro perplessità per via di alcune caratteristiche che davvero non ci si aspettava di trovare, soprattutto in un corpo celeste così vicino a noi, nella Via Lattea. The Accident, infatti, non è un astro ma neanche un mondo alieno: è qualcosa a metà. Di norma le nane brune hanno dimensioni di gran lunga superiori ai pianeti – fino a 80 volte quelle di Giove – ma hanno una massa molto ridotta e molto inferiore rispetto a quella del nostro Sole. Dopo aver iniziato come stelle, si raffreddano, si affievoliscono un po’ per volta fino a spegnersi, divenendo simili a enormi tizzoni violacei e rossastri”.
Ed ecco la parte più interessante della vicenda: “Secondo l’autore principale dello studio, Davy Kirkpatrick, astrofisico del CalTech di Pasadena, in California, questo oggetto celeste ha superato ogni aspettativa con la sua palese illogicità. Per dirimere la contraddizione- è quasi spento o ancora caldo?- il team ha quindi deciso di esaminarlo con altre potenti strumentazioni. Ma ancora una volta, anziché arrivare a capo del mistero, i ricercatori si sono accorti che “The Accident” è più bizzarro di quanto credessero. A stupire, innanzi tutto, è la sua velocità: si sposta nella nostra galassia a 800mila km/h, molto più di una normale nana bruna. Forse, ipotizzano Kirkpatrick e colleghi, perché nella sua lunga vita ha ricevuto le spinte gravitazionali dei grandi corpi celesti che ha incrociato nella sua marcia per il cosmo.
Ma a sorpresa hanno trovato anomalie anche nella sua composizione. Grazie alle sue blande emissioni luminose nello spettro degli infrarossi, gli astrofisici hanno appurato che l’oggetto contiene pochissimo metano, un gas di solito piuttosto abbondante nelle nane brune con temperature simili. Dal momento che il metano è composto da idrogeno e carbonio, è assai probabile che “The Accident” si sia formato quando la Via Lattea delle origini era piena quasi interamente di idrogeno e di elio: il carbonio si è prodotto in seguito quando le stelle più antiche sono esplose liberando l’elemento chimico in tutta la galassia. Ma stiamo parlando di epoche veramente remote: la nana bruna che sconcerta gli studiosi deve risalire a un periodo compreso tra i 10 e i 13 miliardi di anni fa”. Insomma, cerca e ricerca, abbiamo trovato un oggetto straordinariamente vecchio, addirittura in ragione del doppio dell’età media di tutte le altre stelle. Più che nana bruna, gli astronomi ci autorizzano a chiamare Wise 1534-1043 “supernonna”?
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