(O) Non possiamo negarlo, la giusta preoccupazione del direttore di contenere la dimensione degli articoli ci mette in difficoltà. Per poter sviluppare le nostre considerazioni, spesso contrastanti, e cercare di riportarle ad unità, occorre spazio e tempo.
(C) Forse invece sarà un aiuto, ci indurrà a ricercare la concisione e quindi una maggiore efficacia e a scegliere argomenti non troppo complessi. Non dobbiamo diventare l’Enciclopedia filosofica, la mia tentazione di sempre.
(S) Lo dice anche il Vangelo: il vostro parlare sia Sì Sì, No No, il resto è di troppo. Questo dovremmo ricordarlo ai candidati sindaci di Varese, ascoltati qualche giorno fa a cura di Lettera alla Città (rivedibile su Youtube) che hanno spesso dedicato la maggior parte dell’intervento alle premesse per arrivare lentamente a conclusioni generiche, forse badando a non scontentare troppo una parte degli ascoltatori, piuttosto che a posizionarsi in modo chiaro e distinto.
(C) È un serio difetto del sistema, che prevede da un lato la possibilità di aggregare più liste ad un candidato sindaco e dall’altro il ballottaggio tra i due candidati più votati, nel caso in cui nessuno raggiunga la maggioranza assoluta. L’aggregazione delle liste, se non è solo un espediente per presentare più candidati, peraltro destinati a sicuro insuccesso, serve a proporre più soluzioni agli stessi problemi, quindi la genericità serve a non evidenziare contraddizioni interne. Quando poi si arrivasse al ballottaggio, come nella maggioranza dei casi, la strategia impone la conquista degli elettori indecisi tra i due schieramenti, quindi ci si cura di non enfatizzare fin dall’inizio le posizioni identitarie.
Queste regole non scritte penalizzano l’elettore, che vorrebbe impegni chiari e precisi, priorità ben definite. Il sistema infine penalizza gravemente i partiti che una volta si definivano “di centro”, che avevano e vorrebbero ancora avere un’identità ben definita. Oggi è messa in discussione non tanto dalla mancanza di proposte originali e valide, quanto dalla pretesa degli schieramenti maggioritari di definirsi contemporaneamente anche di centro. Ma è oramai chiaro che è solo un espediente retorico.
(O) Oggi è caduta anche l’ultima isola di ‘centrismo’ con la sconfitta dell’erede della Merkel. Mi sorge una domanda: siccome non ci sono i numeri né per un centrosinistra (socialdemocratici+verdi) né per un centrodestra (democristiani+liberali), perché non sarebbe possibile la somma dei quattro, una specie di formula Draghi? Sarebbe un bel segnale anche per l’Europa.
(C) Il sistema tedesco nel tempo ha garantito sia l’alternanza sia la stabilità. Merkel ha potuto subentrare ad un governo socialdemocratico, ma anche governare poi per 16 anni consecutivamente, più di ogni altro al mondo, dittatori esclusi. L’alleanza a quattro premierebbe inevitabilmente il Cancelliere, che sarebbe per forza Scholz, sia pure grazie ad un margine di voti non grandissimo. Gli altri partiti non potrebbero accettarlo. In Italia funziona perché le altre ipotesi erano state bruciate prima e perché Draghi non rappresentava nessun partito. Però è vero che con il prossimo governo a tre, anche in Germania finisce il centrismo nella versione bipolare tradizionale e si consoliderà un bipolarismo secco. Questa divagazione ci consente di esprimere un desiderio, forse anche un consiglio agli elettori varesini: votate per la chiarezza dei programmi e soprattutto pretendetela nel caso del ballottaggio. Affermatela tornando a votare.
(O) Condivido la richiesta di maggiore chiarezza. Sono convinto che se ci sarà il ballottaggio ci sarà anche un confronto pubblico sui temi posti da LETTERA ALLA CITTA’ ed allora sarà più facile ottenere dai candidati risposte precise alle domande poste a nome dei cittadini. Sarebbe davvero non un confronto tra i due, ma tra ciascun candidato e la città. Ma io farei loro anche un’altra domanda, piuttosto paradossale, ad entrambi: come pensate di collaborare con l’altro per il bene comune della città? La pongo adesso perché la prossima settimana potrei essere in ritardo per l’eventuale dibattito, ma soprattutto perché è la domanda che smaschera il ‘centrismo di facciata’ e lo distingue da una vera attitudine a fare del bene comune il vero CENTRO della politica.
(O) Onirio Desti (C) Costante (S) Sebastiano Conformi
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