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Politica

LE CITTÀ DEVONO VIVERE

EDOARDO ZIN - 01/10/2021

????????????????????????????????????????????“Le città non possono morire. Le città non possono essere destinate alla morte: una morte che provocherebbe la morte dell’intera civiltà”: così scriveva nel 1955 Giorgio La Pira.

Sì, le nostre città devono vivere perché chi le abita si senta “a casa sua”, perché la città non è fatta di pietre, di strade, di lavori pubblici, ma è fatta da persone che sono in relazione con altre, non da singoli individui isolati, rintanati nei propri interessi, addirittura emarginati, ma da persone radicate nella storia della città o accolte tra le sue mura. È la città il luogo dove si impara a vivere, non il luogo da cui fuggire per le sue tensioni e dove abitare il meno possibile. Tra i membri della città deve esistere un vincolo armonico di amicizia, di fraternità, di partecipazione alla vita cittadina. Le relazioni nelle città, invece, sono sempre più frammentarie, episodiche, brevi, fondate sull’emotività e la fragilità: lo dimostrano le centinaia di gruppi culturali, sociali, culturali che si rendono sempre più lontani l’uno dall’ altro, mentre la partecipazione alla vita della città ha bisogno di un minimo di istituzionalizzazione, di condivisione di idee, valori e norme.

In una città ci deve essere posto per tutti, purché tutti si sentano di far parte di un tutto in cui i problemi politici, economici, urbanistici, culturali, umani prendano un’impostazione di un modello di governo partecipato che li renda effettivamente accessibili e fruibili da tutti. Sono problemi – lo ripeto – e tali resteranno per sempre se non saranno risolti da uomini capaci di amministrare con rettitudine, di abbandonare gli interessi esclusivi o di parte che nascono talvolta da accordi non trasparenti o in nome di ideologie ormai antiquate o, peggio ancora, da mancanza di speranza.

Le città hanno una storia fatta di tracce, di testimonianza, di tradizioni accumulate nel tempo, sono condizionate da eventi precedenti destinati a loro volta di influenzare gli sviluppi successivi. Ha bisogno di luoghi a cui approdare.

La città ha bisogno di un posto per amare e sentirsi amati: la casa. I centri storici ormai vanno spopolandosi per far posto ai negozi di lusso, alle banche, agli uffici, ma restano spesso anche luoghi degradati destinati a chi non è in grado di trovare altre soluzioni abitative, realtà isolate rispetto ai confinanti quartieri del benessere. Queste aree dovrebbero essere recuperate, rigenerate non per realizzare solo abitazioni di lusso per i più agiati, ma anche alloggi per i meno abbienti che non possono essere confinati in ghetti addensati e circoscritti.

La città ha bisogno di un posto per lavorare: piccoli commerci che non possono essere eliminati dai mostruosi centri commerciali, botteghe artigianali e officine, uffici e contemporaneamente servizi di trasporti rapidi e puntuali per collegare la città con i centri industriali.

La città ha bisogno di un luogo per pensare: la scuola, l’università, la biblioteca, i musei che con la cultura sono l’anima di una città purché esse educhino allo spirito critico e formino il carattere dei nostri giovani, siano luoghi dove questo fine non venga interpretato ideologicamente e i mezzi non diventino tempo vuoto, ma siano rivolti alla formazione integrale della persona. Il patrimonio artistico e il paesaggio esprimono la bellezza della città. Vanno curati migliorandoli e non distruggendoli o dilapidandoli, patrimonio di bellezza che le odierne generazioni devono trasmettere – accresciuto e migliorato – alle generazioni future.

La città ha bisogno di un posto per guarire: gli ospedali, dove l’eccessiva burocrazia deve essere ridimensionata per far posto a chi cura: medici e infermieri.

Un dato ricorrente dell’attuale condizione umana e sociale è la solitudine, da cui discendono la paura e la relativa domanda di sicurezza. La paura è difficile da sconfiggere perché è la somma delle maledizioni della città alimentata da frustrazioni, impotenza, rabbia. Da qui la necessità di favorire lo sviluppo attraverso la partecipazione per trasformare la città di pietra in città di uomini.

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