Scatta il campionato di basket (la sfida tra la neopromossa Napoli e Milano aprirà le danze la sera del 25 settembre) e s’inizia una nuova stagione di passioni che Varese si appresta a vivere con la consueta intensità.
I bei tempi andati si allontanano sempre più: l’ultimo scudetto risale a 22 anni fa (1999), più di quanti ne erano trascorsi tra il successo della Mobilgirgi di Nico Messina (1978) e quello della Stella dei Roosters di Carlo Recalcati.
La speranza di una tifoseria un po’ disillusa ma sempre fortemente affezionata è di non dover rivivere le sofferenze della scorsa stagione, quando la Openjobmetis riuscì a raddrizzare con un colpo di reni un campionato irto di difficoltà.
La squadra è rinnovata, anzi rinnovatissima, visto che del quintetto base che scendeva in campo qualche mese fa (Ruzzier, Douglas, Strautins, Scola ed Egbunu) è rimasto soltanto il centrone statunitense di origine nigeriana. Una autentica rivoluzione, come del resto è avvenuto quasi ogni anno negli ultimi campionati, un evento inevitabile perché a Varese sono destinati a cambiare casacca sia quei giocatori che si mettono in particolare evidenza e che ricevono quindi offerte impossibili da pareggiare, sia quelli che invece hanno deluso e che non è dunque il caso di riconfermare.
È cambiato anche l’allenatore: Adriano Vertemati, al debutto in serie A dopo anni di onoratissima gavetta, ha avvicendato Massimo Bulleri, a sua volta esordiente in panchina ai massimi livelli dopo avere preso il posto del navigatissimo Attilio Caja a stagione appena iniziata.
Che cosa ci si può attendere dalla nuova Openjobmetis? In mancanza della sfera di cristallo, la risposta non può che restare sospesa… Possiamo però cercare di analizzare la nuova squadra, tentando di individuarne pregi e difetti, senza scordare che tutto è poi da mettere in relazione con gli avversari che, praticamente nella totalità dei casi, si presentano anch’essi con rosters rivoluzionati rispetto a qualche mese fa.
Concentrandoci solo sulle possibili problematiche, in base a ciò che si è visto nel precampionato e segnatamente nelle quattro partite della Supercoppa (che, detto per inciso, ha confermato le leadership attese di Milano, Bologna, Brindisi e Venezia), gli elementi di debolezza della nuova Openjobmetis stanno soprattutto in difesa e nel tiro da tre punti.
Quando si allestisce il cantiere di una squadra rifatta per sei decimi e, come abbiamo visto, per quattro quinti della formazione base, si dovrebbe cominciare dalla costruzione di un gruppo votato soprattutto all’impegno difensivo. Prima della tattica, viene quell’elemento psicologico fondamentale che si definisce appunto “gruppo”; e un gruppo, prima che un’entità fisica, è innanzitutto un sodalizio d’intenti, in cui impegno e disponibilità al sacrificio rappresentano cifre imprescindibili. Forse si è trattato soltanto di un’impressione, ma nelle prime partite ufficiali della nuova stagione non abbiamo riscontrato questo impegno e questa disponibilità al sacrificio difensivo, elementi indispensabili anche a fronte di qualche caratteristica tecnica della nuova squadra che necessita di particolare attenzione. Alessandro Gentile e John Egbunu, giocatori essenziali nel contesto biancorosso, necessitano infatti di particolare “protezione” da parte dei compagni, il primo perché non è di suo un grande difensore e il secondo perché particolarmente vulnerabile per i falli anche a causa del suo prorompente atletismo. Ciò significa che gli altri compagni dovrebbero raddoppiare, in difesa, sacrificio e concentrazione proprio per tutelare al massimo i due “primi attori”.
Quanto al tiro da tre punti, piaccia o no (a chi scrive non piace ma la cosa è irrilevante), questa specialità è diventata fondamentale nel basket dei nostri giorni: se non segni dall’arco non vinci le partite, questa è la verità che, di stagione in stagione, si va sempre più affermando. La Openjobmetis ha un solo specialista, Elijah Wilson, giunto dal campionato polacco con un buon 42% di realizzazione, ma gli altri giocatori non brillano certo come frombolieri dall’arco. Nelle tre partite di Supercoppa la Openjobmetis ha perso tre volte quando ha segnato meno di dieci canestri da lontano e ha vinto l’unica volta in cui ne ha segnati 10 andando anche oltre il 50% di realizzazione.
E comunque, valutando più in generale le caratteristiche dell’attacco varesino, questo ci pare molto (troppo?) dipendente da Gentile che non è certo un campione di continuità, anche al netto dell’apporto di Trey Kell (e non è poco, bisogna ammetterlo), sempre assente nelle gare di Supercoppa.
Insomma, qualche dubbio esiste alla vigilia del campionato. L’auspicio è che già la partita di esordio con la Germani Brescia, domenica 26 settembre a Masnago, li possa spazzare via…
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