La sanità è un problema che ci tormenta alla grande: come gestirla in tutti i suoi aspetti, migliorarla, difenderla, conservarla, diffonderla, rafforzarne la ricerca, superare le difficoltà sociali che l’impediscono, gestire in modo giusto e onesto gli aspetti economici che la riguardano, preparare, educare, incentivare il personale sanitario di tutti i livelli, ottimizzare i servizi e così via.
La sanità è “preziosa” sia perché fondamentale per la nostra felicità, per il nostro benessere, sia perché purtroppo è veramente costosa.
Nella nostra esistenza nulla è gratuito, nemmeno la semplice igiene personale, figuriamoci quella pubblica. Nella vita anche “l’amore” ha un costo; infatti se i protagonisti non donano, non danno generosamente, disinteressatamente, lui, l’amore non può esserci. Se in un sentimento, diciamo “spirituale”, c’è questo prezzo, figuriamoci in un elemento concreto come la sanità che necessita di investimento totale di passione, di fatiche, di sacrifici e inevitabilmente di economia.
Va soddisfatta la necessità di strutture adeguate: letti per ricoveri, sale operatorie, laboratori, organizzazione lavorativa, tecnologie sempre rinnovate in tutte le specialità, preparazione del personale in numero adeguato, ricerca scientifica continua e vasta in tutti i campi, inevitabile costo delle terapie e altro.
Da sempre gli economisti si arrovellano su questo tema e sono state trovate soluzioni positive per molte necessità, ma purtroppo anche in questo ambito possono comparire fenomeni devianti per cui le speculazioni economiche sono state frequenti. Non è semplice evitare questo rischio perché non è facile stabilire il limite tra la posizione equilibrata del giusto necessario guadagno e la deriva verso lo sfruttamento. Non va dimenticato che in economia anche le motivazioni culturali giocano un ruolo importante, per cui per certi economisti giustificano certe scelte che altri disapprovano.
I difetti della sanità spiccano bene all’occhio, specialmente ora, sottolineati dagli eventi degli ultimi tempi, mentre gli aspetti positivi, numerosi per la verità, vengono meno avvertiti. Sembra che tutti noi li consideriamo come dovuti: sono un nostro diritto, ma non va dimenticato il loro impegno; poi non tutti sanno valutare il vantaggio ricevuto quando guariscono. Fortunatamente ci sono molti che sanno misurare in modo positivo il ritorno in salute e sostengono l’organizzazione.
Positivo che il problema sanitario venga affrontato nel suo programma anche dal sindaco Galimberti. Attualmente le possibilità di intervento in questo campo da parte degli amministratori locali sono molto ridotte (possono infatti portare denunce o richieste solo con “il collegio dei sindaci”) ma la sagacia del progetto può superare questo ostacolo.
L’attuale organizzazione sanitaria ha concentrato tutto -troppo- nel governo regionale ma tutti recentemente abbiamo visto l’evolversi di patologie con caratteristiche diverse da valle a valle, da cittadina a cittadina, da modi di vita ad altri stili, da necessità lavorative di un tipo ad altre. C’è necessità di una voce periferica autorevole e precisa, non potendo in pratica la Regione vedere tutto: quindi è ben valida la proposta di Galimberti, che potrà assumersi anche il compito di diffondere tra i cittadini la cultura necessaria per affrontare i problemi della salute nonché l’onere di indirizzare bene la riorganizzazione delle necessità sanitarie del territorio.
Un piccolo episodio che rileva quanto siano lontani dal giusto certi atteggiamenti nei confronti della realtà sanitaria: si discute sulla necessità delle vaccinazioni. Parecchie persone per vari motivi non vogliono vaccinarsi, ma il loro numero fa gola ai cacciatori di consenso politico per cui un noto leader propone di dar loro “tamponi gratis”. È una misura discutibile clinicamente ma anche economicamente perché ben sappiamo, come già detto, che tutto ha un prezzo per cui la comunità dovrà sobbarcarsi questo onere. E quindi va a finire che io pago i tamponi a quelli che non vogliono vaccinarsi.
Non è una situazione ingiusta, quasi kafkiana?
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