Nel nuovo libro intitolato La vera Europa – Identità e missione (editore Cantagalli) Joseph Ratzinger invita il vecchio continente a riscoprire le sue radici e richiama quella “idea di Europa – spiega papa Francesco nella prefazione – che ha ispirato i padri fondatori e sta alla base della sua grandezza”. Il libro esce per il 50° anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l’Unione Europea in un momento di gravi decisioni da prendere. Le autorità di Bruxelles e i governi dei Paesi membri si stanno infatti interrogando sul futuro dell’Europa e su alcune importanti “riforme” da promuovere per rendere più sicura ed efficiente la casa comune.
Sul tavolo ci sono temi caldi: la politica estera condivisa, il ruolo della Ue nella Nato, l’attività d’intelligence non a compartimenti stagni. Il progetto, fortemente voluto dalla presidente della commissione Ursula Von Der Leyen, prevede una radicale riscrittura dei trattati e ha l’approvazione di Sergio Mattarella: “All’Europa – conferma il presidente italiano – servono politica estera, difesa e sicurezza congiunte in complementarietà con la Nato”. L’obiettivo è rendere più collegiale la gestione degli interessi europei rispetto alla conduzione franco-tedesca del passato. Il primo passo è creare una task force disponibile in caso di bisogno.
Si discute di una forza d’intervento rapido di seimila militari forniti dagli Stati membri tra esercito, marina e aviazione, con comando unico a Bruxelles e cambio della guida ogni due o tre anni (sei mesi nel caso di “missioni sul terreno”, come sarebbe potuto accadere in Afghanistan). Gli ostacoli da superare sono le gelosie nazionali e le reticenze a condividere le informazioni dei servizi segreti sulle attività di indagine, infiltrati, intercettazioni, satelliti, droni ed aerei spia. Bisogna dribblare i veti dei singoli governi e per questo la gestione della Expedition Force verrebbe affidata ai vertici dell’Unione. La logica degli stretti confini nazionali è controproducente.
Per arrivare a un continente in grado di decidere per tutti coloro che ne fanno parte e di interloquire alla pari con le superpotenze mondiali Cina, Usa e Russia, occorre paradossalmente meno sovranità dei Paesi membri. Il principio dell’Europa delle Patrie caro nel secolo scorso al generale francese Charles de Gaulle, che tuttora ispira il nazionalismo dei sovranisti, impedisce la creazione di uno Stato veramente supernazionale. Concede troppo spazio al potere di opporsi dei singoli Paesi e pretende l’unanimità nelle decisioni. È su questo punto che la Ue è orientata a intervenire stabilendo la rinuncia all’obbligo del consenso unanime.
Quanto al messaggio di Ratzinger sulla riscoperta delle comuni radici cristiane, è un concetto caro alla Santa Sede. Prima di Benedetto XVI si sono espressi numerosi pontefici, da Pio XII ad Albino Luciani. Ancora patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Roncalli futuro Giovanni XXIII si adoperò per far proclamare Benedetto da Norcia patrono d’Europa. Egli vedeva rappresentati nel comune patrimonio spirituale degli europei l’umanesimo greco, lo spirito giuridico romano e il cristianesimo che modella le anime. Paolo VI intervenne spesso sul tema della fraternità dei popoli. E nell’Angelus del 2 maggio 2004 Giovanni Paolo II osservò che “solo un’Europa che riscopra le proprie radici cristiane potrà essere all’altezza delle grandi sfide del terzo millennio, la pace e il dialogo tra le culture e le religioni”.
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