Autoritratto più esatto e affascinante di Gesù – l’immagine di se stesso che egli ci rivela e imprime nel nostro cuore – le Beatitudini diventano rivelazione della vita possibile per noi se troviamo radici nell’umanità di Gesù.
Allora comprendiamo che anche persecuzione e afflizione, assenza di pace e mancanza di giustizia, sono situazioni che possono aprire alla beatitudine, insegnando a operare la pace, a osare la misericordia, a vivere nella mitezza, a creare bellezza.
Sono l’annuncio che Dio si allea con la gioia degli uomini, se ne prende cura.
Il Vangelo mi assicura che il senso della vita è, nel suo intimo, nel suo nucleo profondo, ricerca di felicità.
Queste sono anche programma per chi sceglie la sequela di Gesù.
Programma inatteso, controcorrente, che provoca e richiama a un reale cambiamento di vita ed apre sentieri inediti: felici i poveri, gli ostinati a proporre sentieri di giustizia, i costruttori di pace, quelli che hanno cuore dolce e occhi bambini, i non violenti, quelli che sono coraggiosi perché inermi: sono loro la sola forza invincibile!
La felicità prospettata dalle Beatitudini non è solo quella dell’al di là: Gesù dice che i poveri, i miti, gli afflitti “sono” beati, già ora!
Permeati da questa gioia pasquale la povertà diventa ricchezza; le lacrime possono diventare gioia; la purezza del cuore diventa trasparenza di Dio; la mitezza conquista più della violenza; la misericordia penetra e convince più che la severità; la pace ha la meglio sulla guerra; l’amore scavalca l’odio e lo distrugge.
Vivendo la logica esigente delle Beatitudini, il cristiano traccia continuamente sentieri di speranza: afferma che il mondo non è e non sarà, né oggi né domani, sotto la legge del più ricco e del più forte, ma della tenerezza e misericordia del Signore!
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