Non siamo pochi, noi amanti della lettura, ad aver gioito quando abbiamo saputo dagli editori che in tempi di Covid è stata rilevata una lieve ma costante espansione delle vendite di libri, a dispetto delle periodiche lagnanze sulla scarsa propensione alla cultura libraria del nostro popolo.
La compagnia dei libri, cartacei e non solo, ha dunque svolto anche un ruolo consolatorio durante i lockdown.
Ma a quanto ci consta a qualcun altro l’amore per i libri ha acuito le capacità intuitive portandolo a imprimere una svolta epocale nel proprio ambito professionale.
Il quotidiano “The Guardian” ci informa dell’esistenza di un vero estimatore della letteratura classica inglese, un giudice, così sicuro del valore civile e pedagogico della lettura, da avere deciso di utilizzarla come pena alternativa al carcere.
Timothy Spencer, questo il suo nome, ha proposto a un imputato di 21 anno una pena consistente nell’inderogabile compito di leggere, dimostrando di averlo fatto davvero, un certo numero di libri piuttosto impegnativi sul piano culturale.
A Ben John, l’imputato, militante di estrema destra, condannato a due anni di reclusione, è stata offerta la possibilità di commutarli in un percorso di “lettura forzata” di classici inglesi.
Una decisione che secondo gli osservatori può costituire un precedente importante per la giustizia britannica.
Spencer è senza dubbio un giudice coraggioso e innovativo: ha posto davanti a un aut aut originalissimo il neonazi, fanatico sì di letture, ma di manuali sulla costruzione artigianale di bombe oltre che compulsivo ricercatore in rete di documenti sulle più assurde teorie sovraniste.
A casa di Ben sono stati trovati ben 70.000 documenti sui peggiori deliri razzisti.
Al ragazzo piace leggere, deve aver ragionato il giudice Spencer, ma se continua a nutrirsi di materiali di questo genere, giovane ed esaltato com’è, potrebbe fare una brutta fine.
Non è un cattivo ragazzo, ha argomentato Spencer, è soprattutto un isolato, un’anima solitaria senza amici, traviato da letture inappropriate e pronto a chissà quali gesta: aiutiamolo a cambiare rotta.
O Shakespeare o due anni di galera; e poi anche Dickens, insieme a Jane Austen e aa autori antichi e moderni, di complessa lettura per la maggior parte delle persone.
Ben John, per schivare la reclusione, ha “dovuto” accettare questa misura mai esplorata prima.
Da quel momento, il 2 settembre appena trascorso, i giudici del Lincolnshire si ritroveranno con un’inedita eredità e in casi simili, cioè di giovani un po’ sventati ma non irrimediabilmente votati al male, potranno seguire la strada tracciata dal collega.
Pensate ai due anni di pena comminati in territorio italiano, tutti da dedicare a leggere Dante, Manzoni, Pirandello e chissà quale altro famoso e impegnativo scrittore.
Ma torniamo a Ben: non si illuda, lui e altri che accetteranno una simile sfida: niente scappatoie, né raffazzonati riassunti copiati dai bigini.
Il giudice Spencer saprà porre le domande giuste per capire se il giovanotto ha davvero letto e compreso le letture impostegli: e tutto entro il 4 gennaio!
Lo scrittore Daniel Pennac si ritroverà spiazzato, lui che ha scritto le dieci regole d’oro della lettura tra cui quella che il verbo leggere non sopporta alcuna imposizione.
Ma sappiamo che ogni regola ha la sua eccezione, e a me piace immaginare lo scriteriato Ben chino su “Orgoglio e Pregiudizio”: pentito dello scambio, frastornato, quasi disperato, non rimpiangerà il carcere?
Con tali letture potrà diventare un uomo migliore? Imparerà ad appassionarsi a Shakespeare invece che agli autori del materiale eversivo?
Ce lo auguriamo.
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