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Chiesa

EDITORE DEL PAPA

SERGIO REDAELLI - 17/09/2021

fazziniÈ stato scelto personalmente dal papa. Lorenzo Fazzini, 43 anni, di Lecco, giornalista e saggista, è il nuovo responsabile del dicastero della comunicazione della Santa Sede e della Libreria Editrice Vaticana. Un laico al comando dell’industria editoriale religiosa, la conferma dell’apertura di Francesco al mondo contemporaneo, un nuovo tassello sulla via delle riforme: giudiziaria, amministrativa, burocratica e ora anche editoriale. Francesco lo ha voluto perché ha la sua stessa sensibilità per l’apostolato di strada, la carità e la solidarietà umana. E anche perché Fazzini è un comunicatore a tutto campo, moderno, multitasking.

Con lui l’Editrice Missionaria Italiana, che ha diretto nell’ultimo decennio, si è aperta ai libri e alle consulenze, agli eventi, alle mostre, agli spettacoli teatrali, ai seminari nel web, ai laboratori per insegnanti e ai corsi di aggiornamento. Laureato in lettere e scienze religiose, sposato con un’oncologa e padre di quattro figli, collabora con Avvenire, l’Osservatore Romano e il Corriere della Sera, per il quale ha curato i venti volumi della collana Le parole di papa Francesco. E ha raccontato per l’Editrice Missionaria storie di resistenza ai narcos, di dialogo tra i cristiani e l’Islam, di soccorso alle ragazze violentate nelle periferie delle megalopoli del mondo.

In ossequio ai tempi – che modernizzano anche la Chiesa – Fazzini ha ricevuto l’incarico con un whatsapp in latino sul cellulare. Ma la Libreria Editrice Vaticana che va a dirigere è un’antica istituzione, onusta di storia. Nasce infatti dalla Tipografia Vaticana fondata il 27 aprile 1587 da Sisto V con intenti bellicosi in piena Controriforma: “Fra i più distinti doveri del nostro ufficio – spiegava la bolla che ne stabiliva i compiti – annoveriamo scoprire e confutare gli errori religiosi dei novatori e il promuovere la fede cristiana”. La Tipografia era la risposta a Lutero che si era servito della stampa per diffondere la dottrina protestante.

La confutazione passava per le edizioni “corrette” della bibbia, dei testi dei padri della Chiesa, delle vite dei santi, delle decretali e di altri libri religiosi in ogni lingua. La Tipografia fu affidata a uno sperimentato stampatore veneziano, Domenico Basa e ad Aldo Manuzio il giovine, erede della celebre dinastia di tipografi. Formò tutt’uno con la nuovissima Biblioteca voluta da Sisto V con personale di prim’ordine: i correttori e i bibliotecari dovevano essere teologi, canonisti e linguisti in grado di diffondere la “luce” della fede tra i popoli vicini e lontani. Curando edizioni in latino, italiano e nei vari idiomi stranieri atti a convertire gli infedeli.

I primi testi messi al torchio furono la ristampa delle opere di sant’Ambrogio e le edizioni del pensiero di Gregorio Magno e del teologo Bonaventura da Bagnoregio. Sisto non fece in tempo a gioire dei “suoi” libri, ma il lavoro fu ripreso dai successori finché nel 1909, sotto Pio X, ci fu la fusione con la Stamperia di Propaganda Fide presso la quale era cresciuto G.B. Bodoni, geniale fonditore di caratteri e campione della tradizione dell’ars nigra. La Tipografia assunse la qualifica di Poliglotta incamerando antiche collezioni di caratteri capaci di stampare il Pater Noster in 250 versioni, 20 idiomi semitici, 121 giapetici, 105 mongolici e 4 monosillabici.

La parte libraria ed editoriale si rese autonoma dalla Tipografia nel 1926 sotto papa Ratti. Con la direzione di Lorenzo Fazzini, l’editore del papa, l’editrice vaticana continuerà a gestire il periodico ufficiale della Curia romana Acta Apostolicae Sedis e l’Annuario pontificio. E continuerà a vendere le edizioni del Codex iuris canonici, i nove volumi Fontes dello stesso codice (una ponderosa opera del cardinal Pietro Gasparri che firmò i Patti Lateranensi con Benito Mussolini nel 1929), le pubblicazioni liturgiche ufficiali e anche un corposo catalogo di opere pubblicate dalle altre case editrici.

 

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