Sarebbe una buona regola nella vita e nella scrittura non dire cose scontate. Eppure a volte è necessario, come affermare che la vita è fatta di incontri: incontri con persone e con libri, che ci raccontano la vita.
Parlare del libro di Ambrogio Vaghi, intitolato Un cardinale rosso a Varese – Settant’anni di storia, guerra, politica e cooperazione ed edito da Macchione, è scrivere del valore dell’incontro, anzi degli incontri. È. un libro in cui si trovano una serie di rivelatrici testimonianze della grandezza del personaggio, cioè storie di incontri. Si incontra un uomo noto: maestro elementare, amico e collaboratore di Gianni Rodari, militante del PCI, consigliere comunale in prima linea e con spirito di servizio costruttivo, giornalista. Un bel ritratto lo si può leggere anche sul sito della Coop Lombardia, in occasione della consegna della medaglia della Liberazione per le benemerenze partigiane. Ecco le parole: icona della sinistra varesina, di competenze giornalistiche-imprenditoriali-politiche, “ovvero responsabile del settimanale Ordine nuovo, dirigente d’azienda e anima del mondo della Coop, padre nobile della So-crem. E l’elenco potrebbe continuare e arricchirlo della sua umanità: uomo ironico, capace di rendere giocosi i momenti seri, uomo innamorato, milanese che ha amato e che ama Varese, saggio dotato di lucidità di analisi, capace di vivere i tempi e i cambiamenti. Qualità non comuni.
Ma il libro, che Vaghi stesso definisce una biografia di tipo nuovo non basata sulle scadenze temporali ma sugli argomenti, sui momenti di impegno e di vita di questo tardone, non è neppure una autobiografia interpretativa della propria storia personale. È. un’antologia, scelta dai suoi amici, dei numerosissimi articoli da lui scritti che permettono al lettore di conoscere quasi settanta anni di storia varesina e non solo. La storia locale non è mai uno sguardo limitante e limitativo della storia. Anzi è una grande e irrinunciabile opportunità di conoscenza. Il pregio di Un cardinale rosso a Varese è proprio questo. Non solo il piacere dei ricordi per chi ha vissuto quelle esperienze, ma il dovere di conoscere per chi ricorda male o non vuole ricordare o non ricorda affatto. Non è sufficiente dire la storia siamo noi: occorre conoscere quella cronaca che è già storia. Sempre. E di questa occasione siamo grati ad Ambrogio che regala una lezione non solo di storia ma di vera politica.
In tempi di facili polemiche, di odio coltivato nel terreno fertile dei social, di politica in cui prevale il protagonismo narcistico, da passerella, pur con le dovute eccezioni, leggere le quasi cinquecento pagine del libro, arricchito di foto e di immagini, è anche riflettere sulla politica. O meglio capire che la politica non è solo storia di incontri ma è un venire incontro: incontro alle esigenze delle persone. E senza retorica potremmo dire un andare incontro al futuro preparati.
Il Cardinale rosso a Varese è proprio un bel libro non solo per rendere omaggio ad Ambrogio Vaghi ma per prendere coscienza. Coscienza di una generazione come quella del giovane novantantaquattrenne saggio che è il “Cardinale Rosso”.
Se questa fosse una vera recensione si dovrebbe svelare il titolo, che ben coglie il valore dell’uomo “politico” e del suo impegno civile. Basti, però, dire che Cardinale non è solo una carica ma- come ricorda l’etimologia- è un “cardo”, cioè una cerniera, un legame. O se preferiamo un punto di riferimento anche tra generazioni.
E ai giovani Vaghi, attraverso la sua storia, può insegnare e ricordare con ironia che il cardinale rosso è anche un uccellino, apprezzato per chi vuole metterlo in gabbia. Ma lui il saggio Ambrogio non ha mai accettato la gabbia degli schemi. E diciamolo: un vero compagno, che ha reso vero l’impegno di condividere insieme un progetto comune di solidarietà e di cooperazione. Il che non è poco.
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