Sono trascorsi cinque anni abbondanti dalle ultime elezioni comunali ed ecco che ritorna per noi, comuni cittadini, il dovere di votare per scegliere chi amministrerà la nostra città per i cinque anni futuri.
Partendo dal presupposto che nessuno è perfetto e che tutti, anche i più dotati, accanto alle qualità positive hanno difetti, sorge il dubbio: a quale delle due caratteristiche dare importanza, tenendo presente che il valore positivo non può avere lo stesso peso di un eventuale difetto negativo? Dare maggior peso alle positività o escludere a causa dei difetti? Se ad esempio uno parla bene ma non rispetta il prossimo, cosa scelgo? Questo ragionamento riguarda le persone ma poi, oltre a questo, subentrano le sensibilità politiche nostre e quelle dei candidati.
In generale i candidati dichiarano di dedicarsi alla politica, o si propongono a sindaco, per amore della città e dei suoi abitanti: perfetto! Ma già in questi iniziali momenti di campagna elettorale ci sono comportamenti significativi da rilevare, ad esempio l’atteggiamento nei confronti della professione che svolgono, rapportato alla nuova scelta. Per esempio: uno è un avvocato che ha sospeso la professione subito quando si è presentato come futuro sindaco, ossia sin dagli inizi della campagna elettorale. Altri non l’hanno fatto, proseguendo nelle loro professioni, nelle loro attività lavorative: scelta positiva o negativa? Superficialità nei confronti della nuova scelta? Dubbi sui risultati del confronto elettorale? Alcuni possono essere addirittura qualificati “candidati non eleggibili” perché sono titolari di incarichi o svolgono professioni incompatibili con la futura carica. Può essere un motivo di scelta? Per me sì!
Altro spunto da tener presente: chi dei candidati ha minor “conflitto d’interessi” (termine abbastanza ambiguo ma che rientra pesantemente nella scelta a cui siamo chiamati). Ci sono conflitti già codificati dalle leggi, ma ce ne sono anche altri legati alla sensibilità delle singole persone e più difficili da evidenziare. Alcuni candidati sono molto noti, si sono mostrati “interamente” con i loro comportamenti di vita per cui è facile dare un giudizio su di loro (è sempre antipatico giudicare ma in questo frangente diventa una necessità).
Sceglierò un candidato che fin dall’inizio mi dà la sicurezza di poter dedicare tutto il suo tempo alla cosa pubblica o un altro che invece dovrà dedicarsi anche ad altri interessi personali? Ad esempio al suo studio da commercialista, alla gestione della sua attività commerciale, alla sua fabbrica artigianale, oppure a qualche altra professione, insegnante, medico, dipendente di ditte private, oppure alla sua attività politica avendo già incarichi nella cosa pubblica, e quant’altro?
Poi ci sono le caratteristiche proprie della persona: il livello culturale globale, le idee personali, gli aspetti del carattere, la sincerità di base (in contrasto con la capacità di imbrogliare), il livello di onestà nella vita quotidiana (e qui si tocca un tasto delicatissimo), il tasso d’intelligenza.
Sopra ho parlato di “sensibilità politica”: un tempo si parlava di “idee politiche”, addirittura di “ideologie” ma mi piace di più questo termine perché “sensibilità” comporta avere l’umiltà di non credersi padroni della verità assoluta, ma di essere in un atteggiamento di apertura nei confronti delle sensibilità politiche degli altri, ovviamente diverse.
Come lo scienziato più sa, più si rende conto di non sapere, così anche il buon politico deve riconoscere di non essere un “padre eterno” e cercare di studiare umilmente gli eventi, aumentando le sue conoscenze in tutti i campi così da saper prendere le decisioni più giuste, saper ascoltare gli altri, magari anche avversari politici, accettando suggerimenti e valutando critiche.
E noi cittadini? Ricordiamoci che una città è migliore quando non gli asfalti delle strade sono perfetti (per carità: cosa molto utile) ma le sue scuole sono efficienti, sicure con aule con microclima purificato, le fabbriche funzionanti, i servizi per la salute validi, quando ci sono possibilità di lavoro per tutti, contributi culturali qualificati, mobilità attiva per tutti, ecologicamente rispettosa, qualità di vita serena nonostante le prove che la vita quotidiana offre.
Il discorso potrebbe prolungarsi ancora per molto perché sempre è difficile scegliere.
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