Fiumi di parole sono state dette e scritte negli anni sull’operato di Gino Strada. Favorevoli, ma anche contrarie. Collega nonché mio coetaneo, ci ha lasciato improvvisamente nel recente torrido periodo ferragostano. Persona dal carattere deciso – tipico del chirurgo, di colui che deve prendere spesso in poco tempo decisioni importanti a favore del paziente che ha tra le mani – sempre attento ai più fragili, agli ultimi che le devastanti guerre del pianeta avrebbero preferito dimenticare.
Invece no, Gino Strada ha saputo mettere a loro disposizione la sua coraggiosa professionalità, intrisa di umanità magari burbera, ma tipica di chi ha carattere, interpretato a volte purtroppo come brutto carattere, ovviamente dai suoi detrattori. Ma lui ha cercato di non dimenticare nessuno.
Non lo conoscevo se non indirettamente, attraverso la sua lungimirante attività. Abbiamo avuto formazioni accademiche di necessità simili, ma percorsi successivi diversi. Abbiamo vissuto i turbolenti anni del ’68 quando i movimenti studenteschi universitari volevano cambiare il mondo.
Anche Gino Strada – così ho saputo – ne ha fatto parte, cercando tuttavia di proporsi positivamente.
Ciò che a partire dal 1994 ha costruito con Emergency – la ONG da lui fondata – rimarrà negli annali della storia. Insieme agli oneri di un’attività tutt’altro che facile, gli sono stati tributati onori da più parti e consegnato il Premio Nobel Alternativo nel 2015, di cui, penso proprio, non se ne sarà mai vantato. Correre ad aprire un altro ospedale, dove il bisogno sollecitava, era ciò che lo gratificava sempre e comunque. E lavorare intensamente senza clamore.
Mi piace definire il collega Strada “rivoluzionario del fare”. Di fronte ai numerosi problemi sanitari internazionali non è mai rimasto seduto in poltrona a sentenziare, proporre, discutere: è partito e, da buon samaritano, ha agito. Questa sua modalità inarrestabile ha scosso l’opinione pubblica e le coscienze del perbenismo, suscitando spesso anche polemiche. E si sa che chi fa “sbaglia”, chi non fa nulla “non sbaglia mai”. Ma il suo grande merito è di aver sempre fatto e parecchio.
Andava all’essenziale Gino Strada, pragmatico e concreto, senza discussioni inutili. Del resto ciò che ha costruito in oltre un quarto di secolo, lo conferma. Se ci si trova, in urgenza, di fronte a feriti, malati, sofferenti, non si può perdere tempo in indagini complesse e a volte fuorvianti. Il tempo è prezioso in situazioni così, per cui l’azione – guidata da intuito e competenza – deve essere rapida e mirata. Così ragiona il chirurgo dell’urgenza-emergenza, con quella lucida freddezza capace di risolvere problemi e salvare vite umane. In parecchi gli sono grati per quanto ha saputo organizzare!
Gino Strada era così: non gli era bastata la pur intensa vita ospedaliera d’inizio carriera, ma ha voluto conoscere ed esplorare diversamente il dolore fisico e psichico dell’essere umano, in particolare quello innocente martoriato dalle bombe e dalle guerre. Ha fatto il giro del mondo il nostro chirurgo attivista e curato oltre dieci milioni di persone di qualunque età, etnia, estrazione sociale.
In guerra il ferito per ogni medico chirurgo non ha connotazione, è solo una persona che ha il diritto di essere curata con attenzione e sollecitudine. Il Giuramento di Ippocrate da tutti i medici sottoscritto, ci impone di curare sempre – in pace e in guerra – anche il peggior nemico.
Gino Strada ha saputo incarnare questo fondamentale principio dell’etica medica. Ha avuto il coraggio di mettersi in gioco affrontando critiche, ostacoli, difficoltà, ma raccogliendo anche consensi, elogi, incoraggiamenti. Questi ultimi sono stati il motore propulsore – ne sono certa – nei momenti di crisi, per andare avanti a favore e a sostegno della sofferenza.
Una sua nota frase era: “non mi piace la parola utopia, preferisco parlare di progetto non ancora realizzato”. E di progetti ne aveva in testa ancora parecchi da realizzare nel breve e lungo periodo.
Ora saranno i suoi numerosi “allievi” e collaboratori che avendo condiviso con lui i suoi principi e il suo spirito filantropico, porteranno avanti la sua preziosa eredità, finalizzata a vedere trasformare il mondo in un luogo più giusto ed equo. Peccato sarebbe disperdere quanto, con mente e cuore, ha seminato attraverso Emergency, la sua amata creatura.
“Alla fine la morte vince sempre, ma solo una volta. La vita invece può vincere tante volte…tutti i giorni…Dipende da te.”
Questo è l’invito che Gino Strada rivolge a ciascuno di noi.
E noi cercheremo, con stima e riconoscenza, di farne tesoro.
ANNA MARIA BOTTELLI
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