“La fotografia di questa città ha i colori della sua squadra di calcio: rosa come la bellezza di tante albe sul mare. Nero come il degrado di certi quartieri”. Roberto, ristoratore di Leggiuno, trasferitosi per amore a Palermo, non usa mezzi termini per descrivere il capoluogo siciliano. Il suo cuore eè diviso a metà: tra l’oggettiva bellezza dei luoghi e la vita quotidiana che si svolge tra molte difficoltà’.
Dopo l’anno e mezzo di Covid a Palermo il turismo è ricominciato. I voli da Roma sono pieni e l’aeroporto è gremito come nell’ estate del 2019. Il transfert verso il centro offre un panorama di periferie poco curate, di grandi mucchi di spazzatura non raccolta, di casermoni di quindici e più’ piani nonostante l’area sia a rischio sismico.
Ma presto ci si prepara ad un tuffo nella storia: la città è stata conquistata da greci, romani, arabi, normanni. Le chiese e i monumenti, barocchi, berberi, bizantini, sono un libro aperto sulla sue vicende. Ciascun popolo ha lasciato una traccia di sè ma non in maniera esclusiva bensì’ inglobata nella comunità. Non a caso in greco antico il suo nome significa ‘rifugio ideale’.
Ne è testimonianza di questo la splendida Cappella palatina situata al centro della grande reggia, oggi Palazzo dei Normanni. Le mura dorate bizantine contrastano con un soffitto in legno scuro realizzato secondo la tecnica araba di alveoli intagliati e di stalattiti dipinte. Le frasi del Vangelo alle pareti si intrecciano con versi del Corano trascritti sul tetto. Come scrive Rodo Santoro nel volume dedicato alla Sicilia dell’Italia romanica (ed. Jaca Book): “È l’affermarsi di una concezione etica sovranazionale, ispirata alla romanità dell’epoca -cioè a quella medioevale bizantina- nell’ambito della quale le culture locali non si annullano ma concorrono, nell’esaltazione dello Stato che le promuove, alla formazione di un nuovo canone estetico che le rappresenta tutte in un mirabile e armonico sincretismo”.
Nel bus di linea che porta a Monreale il display interno augura ‘Buon Natale’. Non è il miglior biglietto da visita per testare l’efficienza dei mezzi pubblici, necessari tuttavia per contrastare il traffico caotico al centro della famosa ‘gag’ di Roberto Benigni in ‘Johnny Stecchino’. La visita al Comune, a dieci chilometri dal capoluogo, conferma la prima impressione: la celebre
cattedrale, con un’altra grandiosa serie di mosaici, è indicata dal sito dell’Unesco “Palermo arabo normanna” come uno dei principali luoghi di interesse storico-culturale.
Città cosmopolita. Ne fanno esperienza le migliaia di rifugiati che la abitano grazie alla politica di apertura del sindaco Leoluca Orlando, che dell’accoglienza ha fatto la sua bandiera. Molti appartamenti sequestrati ai boss della mafia vengono dati in concessione a famiglie di extracomunitari ed il Comune aiuta le cooperative di giovani che si impegnano sul fronte dell’integrazione.
Certo non tutti i 670mila abitanti sembrano apprezzare questa scelta. Nell’ultimo sondaggio de ‘Il Sole 24 Ore’ Orlando (dal 2012 in carica per cinque mandati non consecutivi) risulta tra i ‘primi cittadini’ meno popolari d’Italia. Le opposizioni in consiglio comunale, Lega in testa, parlano dell’accoglienza di profughi come di una ‘ossessione’ da parte del sindaco e lo accusano di trascurare i gravi problemi della città. La disoccupazione aumenta e molti giovani lasciano l’isola per cercare lavoro. Le municipalizzate hanno notevoli problemi di gestione. Una politica che punta tutto o quasi sul turismo, sulla ristorazione e sul settore alberghiero, non sembra essere riuscita a far decollare il capoluogo. All’ora dell’aperitivo via Maqueda si popola di giovani su pattini elettrici e di ragazze che sorseggiano lo spritz siciliano (arancia rossa e melograno) ma basta spostarsi di pochi passi per imbattersi in strade e vicoli degradati dove senegalesi e nigeriani ma anche bengalesi, nomadi, afgani, venezuelani, sikh tirano a campare. Rimane il fatto che in un momento storico in cui in Europa da più parti si alzano barriere e si torna a parlare di nazionalismi quello di Palermo risulta essere un laboratorio unico.
Don Carmelo Vicari, parroco della chiesa di Sant’Ernesto nel quartiere Matteotti, durante l’anno terribile del coronavirus, ha fatto visita all’Imam della Moschea del Gran Cancelliere, Moustafà Boulaalam. Insieme si sono scambiati esperienze e racconti di quanto la comunità islamica e quella cattolica hanno vissuto durante il periodo della pandemia. L’Imam ha spiegato che parte della moschea è stata adibita a magazzino per accogliere i viveri donati dal Banco Alimentare locale. “Molti nostri fedeli” spiega “ hanno perso il lavoro, precario e sottopagato con cui sostenevano la famiglia, spesso con molti figli”. “Fin dall’inizio della pandemia “aggiunge Don Carmelo” abbiamo aiutato sia le famiglie che sosteniamo abitualmente, sia altre che si sono aggiunte. L’iniziativa Portofranco ‘Adotta una famiglia’ per esempio, nata da alcuni professori di Comunione e Liberazione che sino a poche settimane fa svolgevano un doposcuola gratuito, ha permesso di raggiungere tanti palermitani in difficoltà’”.
Nel cuore del centro storico la Comunità di Sant’Egidio ha inaugurato il nuovo centro polifunzionale “Yaguine e Fode’” a due passi dal quartiere Ballaro’. Lorenzo Messina, responsabile della Comunità osserva: “Questo spazio vuole essere una porta aperta sulla città, un luogo di accoglienza e di inclusione per tanti”. Il progetto prevede nel tempo anche l’apertura di uno sportello di ascolto, per fornire servizi di assistenza di tipo anagrafico, fiscale, legale, oltre che di orientamento all’inserimento lavorativo”.
Il centro è stato intitolato ai due bambini della Guinea la cui storia ha commosso il mondo intero. Nel 1999 Yaguine e Fodè furono trovati morti nel vano-carrello di un Boeing 747 atterrato a Bruxelles proveniente da Conakry, nel tentativo di consegnare una lettera indirizzata ai “Signori membri e responsabili dell’Europa e del mondo intero”, in cui chiedevano aiuto per i giovani africani. “La Comunità di Sant’Egidio” prosegue Messina “custodisce la memoria del viaggio folle e doloroso di Yaguine e Fodè, per ricordare a tutti la necessità di uno sguardo misericordioso sull’Africa”.
Tipiche carrozzelle e pulmini colorati tornano ad abbordare i gruppi di turisti nuovamente approdati sull’isola. Street food, mercati colorati, ristoranti all’aperto la fanno da padrone in una città’ famosa per la qualità’ (e quantità) delle vivande proposte. Le percentuali di reati sono tra le più’ basse dell’isola. Basterà tutto questo per risalire la china post-covid? Dal Palazzo Pretorio il Genio di Palermo, protettore del capoluogo insieme alla veneratissima Santa Rosalia, osserva disincantato l’evolversi degli eventi. La scritta con cui si presenta però non sembra lasciare grandi prospettive: “Panormus conca aurea suos devorat alienos nutri” (Palermo conca d’oro divora i suoi e nutre gli stranieri). Tra crisi economica e politica d’accoglienza si muove lo stretto binario della scommessa di Leoluca Orlando.
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