(O) Ci siamo promessi reciprocamente un ultimo numero un po’ leggero, chiudendo per le vacanze. Un pensierino, due al massimo da portare al mare o in montagna, che ci sgombri la mente e ci faccia tornare pronti ad assorbire il dibattito politico delle elezioni comunali nei grandi centri, intesi come quelli nazionali, ma anche quelli della nostra provincia.
(S) Sì, per favore, lasciamo perdere; arrivano notizie di candidati ‘catturati’ per la loro popolarità, ma improbabili come amministratori, arrivano notizie di liste ‘civiche’ a bizzeffe, già collegate a questo o quel candidato proposto dai partiti, ma poche tracce di programmi.
(C) Vi propongo questo tema: NUOVI SANTI. Ma laici; canonizzati non dal Vaticano, ma dal popolo dei social, cioè, ormai, dalla quasi totalità della popolazione attiva. Pensate che sono entrato anch’io poche settimane fa in Facebook, per seguire un evento e ora sono tormentato da notifiche quotidiane, da richieste di like, da proposte d’amicizia di sconosciuti/e.
In prima fila tra i nuovi santi, ovviamente, gli eroi di Wembley. Nel mondo laico non si fa differenza tra santo ed eroe ed è anche più facile perdonare al singolo lo scarto rispetto alle aspettative, se il risultato di squadra è stato soddisfacente. I nostri: tutti santi subito. Notiamo però che l’assenza del ‘miracolo’, come è capitato agli Inglesi, porta ancor più rapidamente alla proclamazione della dannazione di chi sbaglia il rigore, specialmente se ha la pelle nera. Questo accade nel Paese dove di abbattono le statue dei razzisti veri o presunti.
(S) Ma tu immagini come sarebbe andata qui se non avessimo vinto? Dimenticando che certi successi dipendono dallo spostamento di un centimetro della traiettoria di un pallone, buona parte dei tuttisantisubito sarebbero stati messi in croce, a cominciare ovviamente da Mancini. Qualcuno avrebbe fatto osservare che già il cognome puzzava di sinistra e che quindi non poteva avere dimestichezza con il rigore. Altri avrebbero moraleggiato sulla distrazione del calciomercato e dei ricchi nuovi contratti in arrivo per Tizio o Caio.
(O) Ma dai, Sebastiano, stai al gioco. Notiamo invece che Berrettini, che nello stesso giorno non è riuscito nel ‘miracolo’ di sconfiggere Djokovic, se non santo, è stato fatto almeno venerabile, ma subito dopo ci fa commuovere per l’infortunio che lo priva delle Olimpiadi.
(S) Delusione, per me, più che commozione. Un torneo che ti dà una medaglietta come premio. Avere una scusa per esimersi è invece una bella fortuna, condivisa con altri … del medesimo sport. Ma si sa che lo sport preferito degli italiani è quello di usare il diritto e il rovescio allo stesso modo.
(C) Fermi! Le mie intenzioni erano ben diverse dalla ricerca della polemica. Volevo mostrare che la gente comune ha un tale bisogno di modelli cui ispirarsi per ritrovare speranza nel futuro e fiducia in se stessi che può passare tranquillamente da Padre Pio a Maradona, a Raffaella Carrà, da un santo a un idolo, a un’icona.
Ecco, proprio di Raffaella volevo parlarvi, come esempio di quanto detto. Mentre una certa cultura di massa, quella dei giornali e dei periodici cosiddetti femminili la celebrava come autrice della liberazione sessuale della massa delle italiane, un tempo troppo bigotte, per mezzo della pudica esibizione dell’ombelico, ecco che ti fa un funerale religioso per nulla formale e molto commovente.
(S) Uhm, ma la coerenza?
(O) Ma ridài! Sebastiano Conformi… proprio tu che porti nel nome il segno di un’indole, potresti facilmente capire che non è vero che Raffaella ha indirizzato un costume; semmai lo ha anticipato; meglio, ha contribuito a portarlo alla luce, ma c’era già e da un pezzo. Le gemelle Kessler, icone di una televisione ancora democristiana, avevano la coscia più lunga, benché riparata dalle calze nere! Il successo di Raffaella è venuto dalla capacità di mostrare la bellezza attraente di un’immagine pur non essendo eccezionale in nulla, una bellezza che poteva appartenere alla signora del piano di sopra. Ha saputo riconciliare lo spettacolo con la quotidianità della vita.
(C) Domani partiremo per le spiagge e i monti: mettiamo in valigia una dose di serena normalità, che non ci faccia ‘conformare’ a certi messaggi tipici di questo nostro tempo, insensati, narcisistici, degni di schiavi dei piaceri e delle passioni. Non facciamo diventare la vacanza il tempo della dispersione, perché ritorno ci vedrà costretti a fare i conti con varianti e vaccini, con licenziamenti e nuovi lavori, con problemi politici e inquietudini religiose. Avremo bisogno non di superman né di wonderwoman, ma di tanta, buona, santa normalità!
Buone vacanze da: (O) Onirio Desti, (S) Sebastiano Conformi (C) Costante
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