C’è chi sostiene che nella vita e nella storia le coincidenze non esistono. Ma la tentazione di scoprire coincidenze è sempre in agguato. O se preferiamo di snidare rapporti, anche quelli meno scontati. Venerdì 8 luglio il premio Strega è stato assegnato a Emanuele Trevi per il romanzo-saggio intitolato “Due vite”, omaggio a due storie umane e letterarie. La notizia di cronaca e di omaggio al meritato premio provoca, però, una caccia alle coincidenze, o meglio un intrigante gioco di associazioni. L’8 luglio un grande intellettuale, Edgar Morin, ha compiuto cent’anni. Se augurare buon compleanno a chi raggiunge questo traguardo è di per sé un fatto fuori dal comune, ricordare che nello stesso giorno del 1621 nacque un certo signor Jean La Fontaine mette sul piatto d’argento una occasione – diciamo d’oro – di fare confronti. Due francesi, due riferimenti per la cultura europea. Si può, però, obiettare che si tratta di un confronto un pochetto forzato. Vero, anzi verissimo ma – forse – utile per affrontare quello che proprio Morin ha definito il viaggio nelle conoscenze. O meglio per ricordarci che le conoscenze non sono solo una somma quantitativa di informazioni ma uno strumento per orientarci. Anzi lo strumento per abbattere luoghi comuni.
Possiamo proprio partire dalla vita di La Fontaine: vita oziosa di gentiluomo servente, spirito indipendente ma sempre alla caccia di protettori, uomo di raffinate capacità letterarie e di grande cultura, libertino che negli ultimi anni della sua vita volle testimoniare una solida fede. Per la rivista Aleteia addirittura morì da santo. Certamente rappresenta qualcosa di più un semplice favolista. E le sue favole forse ci dicono, anche oggi, qualcosa di più di semplici insegnamenti morali. Se ha ben fatto Gianni Rodari a rovesciare la celebre favola della Cicala e la Formica, la rischiosa alleanza tra la mucca, la capra e la pecora con il leone può essere sempre un buon esempio di scelte inopportune. E quanti Dragoni ci sono anche oggi con molte teste e molte code? E che dire dell’uomo brizzolato, anzi stagionato, con due amanti? E delle riflessioni sulla morte presenti in molte sue favole adatte agli adulti più che ai bambini? Forse Monsieur Jean con le sue morali ha semplificato troppo la complessità della vita? Ho veduto anche un altro parlamento, (non di topi) e qualche alta commissione, che venne alla precisa conclusione. A ciarlar son bravi in cento, ma diverso è ben l’affare, quando trattasi di fare… Semplice affermazione ma innegabilmente attuale che, come nella favola dell’uomo e della sua immagine, ci ricorda che negli specchi non dobbiamo vedere noi in modo vanitoso ma i nostri difetti. Piccola grande verità che può anche disturbarci. Come ogni verità.
Dobbiamo, invece, gratitudine e attenzione a chi ci fa provare orrore per ogni forma di menzogna. E qui diventa obbligatorio il non facile confronto con Morin, ossessionato- come ha scritto l’Osservatore Romano, dalla ricerca della verità. Come arrivarci dipende anche da scelte personali: accettare le sentenziose morali veritiere di La Fontaine o affrontate coraggiosamente la sfida della complessità, come ha testimoniato il filosofo e sociologo Morin? Certamente occorre una testa ben fatta, come ha scritto Nahoun che ha deciso di chiamarsi per tutta la vita con il nome di battaglia, Morin, scelto durante la Resistenza. La sua figura è quella di un pensatore veramente libero, capace di andare contro corrente, di sfidare le mode e le scuole di pensiero. Capace di indicarci, in un’epoca di smarrimenti, un metodo per pensare e pensarci diversamente, così lo ricordò per il suo novantesimo compleanno la Radio Svizzera. Potremmo a buon diritto aggiungere che continua ad insegnarci a resistere. Lui che fu definito un orco onnivoro per la sua immensa conoscenza critica, ironicamente rispose: Ma io sono un orco che non mangia i bambini. E questa non è una favola ma è una bella realtà. Soprattutto, se come ha fatto Morin, applaudito all’Eliseo e definito da Macron l’uomo-secolo, pensatore universale, si passa la vita ad essere uno studente. Parole di un grande centenario, il cui segreto è – parole sue – avere sempre stupore e curiosità.
You must be logged in to post a comment Login