Durante e dopo la prima guerra mondiale i musicisti europei condividono una forte esigenza di richiamo all’ordine in un panorama musicale peraltro assai diversificato, ma è elemento comune di tipo ideologico. La centralità e vaghezza di quest’ordine nelle poetiche neoclassiche è destinato a rendere possibile negli anni Trenta una loro sintonia con i regimi autoritari. Nel dopoguerra successivo al secondo conflitto mondiale, intorno al 1950, nasce un’avanguardia radicale significativa di una nuova ideologia fondata sul concetto di palingenesi sonora, quasi ad azzeramento delle logiche compositive della tradizione occidentale, per cui il neoclassicismo musicale da voce della modernità nei primi anni Venti diviene per i nuovi musicisti musica della conservazione.
Caso esemplare è la polemica insorta tra Hans Pfitzner e Ferruccio Busoni all’epoca dell’uscita della seconda edizione dell’dell’Entwurf einer neuen Ǣsthetic der Tonkunst(1916) dell’italiano, che viene visto come un sovvertitore dei fondamenti della grande tradizione, un attentato “ai nostri classici”. In una lettera del 7 febbraio 1920 sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung Busoni, analizzando la situazione musicale contemporanea nella sua confusione, ritiene sia chiusa una fase storica e si tratti di una nuova classicità, intendendo “il dominio, il vaglio e lo sfruttamento di tutte le conquiste di esperienze precedenti il racchiuderle in forme solide e belle “. Sente come una delle più importanti di queste verità ancora misconosciuto il concetto dell’unità della musica. “Intendo dire l’idea che musica in sé e per sé è musica e null’altro”. Consta anche come elemento della nuova classicità il distacco definitivo dal tematismo e il rinnovato impiego della melodia quale dominatrice di tutte le voci. Un terzo elemento è il rinnegamento della sensualità e la rinuncia al soggettivismo.
Si ripropongono alcuni dei principali tratti normativi del classicismo (autonomia della musica, oggettività, serenità), primato della dimensione orizzontale contrappuntistica. In altra lettera al figlio Raffaello (giugno 1921) Busoni chiarisce ulteriormente: dopo una serie preoccupantemente lunga d’esperimenti, di iniziali secessioni il bisogno di una completa certezza nello stile ha da farsi sentire. Una presa di distanza dagli esperimenti delle avanguardie, dalle esagerazioni espressionistiche e dai pericoli della regressione nel passatismo accademico.
Partecipi di un fermento storico e culturale eccezionale, investiti da una guerra che determinò il collasso della civiltà liberale dell’Ottocento, Pfitzner e Busoni rappresentano due casi esemplari di rifiuto ideologico della contemporanea modernità radicale: a un progetto conservatore di stampo nazionalistico , destinato inevitabilmente con l’andar del tempo a divenire nostalgico e reazionario, si contrappone un tentativo di mediazione e di sintesi fra innovazione e necessità di un ordine formale nel segno di una nuova classicità.
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