A poco più di un mese l’una dall’altra Carla Fracci – 27 maggio – e Raffaella Carrà – 5 luglio – si sono ritrovate, in un’altra dimensione, nel cielo degli artisti. Due nuove luminosissime stelle che continueranno a risplendere nella mente e nel cuore di tutte le persone che le hanno seguite e amate negli anni, gratificate da emozioni meravigliose e davvero straordinarie.
Si possono intravedere in loro diversi motivi che le hanno accomunate lungo il loro percorso terreno, pur offrendo al pubblico un repertorio diverso e avendo ognuna la propria peculiare personalità. Ma il carisma, l’umanità, la raffinatezza e altro ancora le hanno rese speculari.
Innanzitutto la provenienza da famiglie semplici, non certamente di ceto economico elevato, ricche tuttavia di solidi principi e di quei valori significativi che hanno rappresentato per entrambe un grande sostegno durante le difficoltà. Che ci sono state – come per ogni essere umano – nell’ambito professionale, affettivo-relazionale, o, più recentemente, nell’ora della prova al termine della loro esistenza. Problemi di salute e quindi di sofferenza, ben celata al grande pubblico, non le hanno certamente risparmiate.
Come le ha unite, durante la loro intensa vita artistica, il sorriso radioso verso tutti noi, così entrambe non hanno mai voluto lasciare trapelare nulla della loro malattia, capaci di uscire di scena in punta di piedi, in silenzio, per non turbare l’ignaro pubblico. Il sipario si è chiuso senza clamore.
Carla e Raffaella erano sostenute da una grande spiritualità, che hanno saputo alimentare attraverso una fede profonda, autentica, fatta di opere e non solo di parole. Una testimonianza evangelica la loro, mai urlata, ma sempre discreta e garbata, capace di interpretare coerentemente il vero significato della parola amore.
La loro perfezione – come artiste uniche e irripetibili – aveva alle spalle una preparazione quotidiana fatta di impegno, di sacrificio e senz’altro anche di rinunce. Impareggiabili nel sopportare lo stress.
Non hanno disperso nessuno dei talenti ricevuti, anzi, sono state in grado di farli ben fruttificare.
I risultati per entrambe, sui palcoscenici di tutto il mondo, le hanno indubbiamente gratificate, ma mai esaltate. La loro cifra è stata quella di riuscire ad essere sempre sé stesse, senza “divinizzarsi”, ma continuando a offrire il massimo della loro arte con la coerenza dei grandi.
È anche per questo che hanno raggiunto il cuore di tutti, di un popolo che le ha conosciute attraverso più generazioni, stimandole sempre, perché sentite vicine con la loro semplicità ricchissima di valori.
Il Teatro alla Scala di Milano per la Fracci o quello delle Vittorie di Roma per la Carrà e altro ancora hanno rappresentato per entrambe la loro seconda casa. Dai primi passi agli applausi scroscianti e ultrameritati, in quel mondo insidioso dello spettacolo dove il rischio di cadere in trappole effimere era all’ordine del giorno.
Ma Carla e Raffaella hanno dimostrato, grazie a un carattere determinato e capace di rispetto e devozione sia verso sé stesse che verso l’amato pubblico, di rimanere coerenti alla Bellezza che interpretavano – proprio quella con la B maiuscola – senza mai cadere in meschinità.
Hanno saputo “parlare” a tutti, non solo a un pubblico elitario, perché sono state capaci di diffondere con stile ed eleganza l’armonia dell’arte attraverso i loro movimenti leggeri e leggiadri.
La loro bravura è stata quella di saper offrire momenti di sublime evasione da un quotidiano a volte non facile a tutti coloro che riuscivano poi a ritrovare il buonumore o a vedere la vita attraverso lenti piacevolmente colorate. Erano come “le vicine della porta accanto” sempre presenti a sostenere tutti con la loro serenità, con un’allegria misurata e un brio mai smodato.
Anche i delicati colori floreali, dominanti durante la cerimonia funebre, le hanno viste unite: il bianco per la milanese Carlina e il giallo per la Raffa nazionale. Un tripudio di fiori come riconoscimento di affetto e di stima da parte di chi ha presenziato e ha applaudito per l’ultima volta.
Hanno scelto due colori luminosi come il loro sguardo, radioso e sempre capace di veicolare gioia.
E se “la vita è come un fiore che sboccia sulla terra, ma che in cielo si veste d’Eternità”, ora Carla e Raffaella sono in quella dimensione, per sempre unite nella vera Luce e nella vera Pace.
Ma se si dice anche che “il segreto della vita sta nel rischio di amare”, la Carla e la Raffaella – scritto ora proprio con l’articolo, come facciamo quando si parla delle amiche più care, più intime – hanno saputo correre questo rischio e, senza nulla disperdere, hanno avuto la capacità di diffondere generosamente il loro amore ovunque, regalandoci momenti indimenticabili.
Anche se ora ci si potrà sentire tutti un po’ più soli, siamo certi che entrambe, accolte dall’eterna gioia di Dio continueranno a riempire di luce le nostre solitudini. Da lassù ci faranno ancora sorridere, con una presenza diversa, quella che è già in noi, nei nostri pensieri e nei nostri ricordi, perché il loro compito non si è esaurito con la vita terrena. E noi, che le sentiamo affettivamente vicine, continueremo a percepirne lo sguardo sorridente.
Arrivederci e grazie, amiche carissime!
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