Il contrabbando ha caratterizzato un’epoca e negli anni sessanta ha visto crescere una sua letteratura. E le sue leggende. Nei racconti, le gesta di alcuni protagonisti avevano raggiunto toni da romanzo, come se non si parlasse di un reato ma di un’avventura romantica.
Il contrabbando nelle nostre zone di confine non era cosa recente: aveva origini ben lontane nel tempo. Un libro di Roberta Lucato, edito da Macchione nel 1998, aveva raccolto una scrupolosa ricerca sul contrabbando nell’alto varesotto tra il 1860 e il 1890. Si tratta di “Contrabbandiere mi voglio fare”, certosino e appassionato lavoro d’archivio svolto dall’autrice presso la Biblioteca Cantonale di Lugano e l’Archivio di Stato di Varese, “affrontando sia l’aspetto politico/sociale che quello legislativo/repressivo” come si legge nell’introduzione.
Accanto a testi sulla storia del contrabbando, come quello della Lucato sopra citato, sull’ argomento sono nel tempo fioriti diversi libri di autori locali. Spesso libretti minori, a volte autoprodotti, senza la pretesa di entrare nella storia della letteratura, ma degni di uno sguardo di benevola curiosità.
Un taglio diverso da quello storico lo troviamo ad esempio nel libro “Caini e spalloni” (con sottotitolo: “Storie di finanzieri, contrabbandieri e cani”), scritto da Sergio Scipioni e pubblicato dall’editore ticinese Giacomo Morandi nel 2012. Interessante in questo testo è il racconto in prima persona, la divulgazione di dettagli finora conosciuti solo dai protagonisti, la spiegazione delle tecniche di contrapposizione tra i contrabbandieri e i finanzieri (chiamati appunto “i caini”, i fratelli cattivi, da chi viveva e cercava di trovare lavoro o di arricchirsi trafficando con merci proibite). Siamo negli anni del dopoguerra, fino agli anni settanta. Dicevamo del racconto il prima persona, perché l’autore Sergio Scipioni, conosciuto e stimato in tutta l’area di confine, ha operato a lungo in Valceresio come maresciallo della Guardia di Finanza e nel corso della sua carriera è stato premiato con diversi encomi sia semplici che solenni.
Particolari alcuni racconti e curiose alcune foto, come quella della famosa “catena chiodata” terrore degli spericolati autisti delle Giuliette che trasportavano le sigarette (“le bionde”) verso Varese e Milano. Questa catena era dotata di terribili chiodi a tre punte e veniva lanciata dai finanzieri sull’asfalto per impedire la fuga delle auto, forandone le gomme. Il libro di Scipioni contiene storie minime, forse, ma con dettagli curiosi ricchi di passione. Come la storia di Gasparino Brambilla, detto il “Padella”. O quella del prete contrabbandiere che, fermato alla guida della sua Prinz, aveva cercato di scappare correndo inconsapevole sul lago ghiacciato di Ghirla tra continue scivolate con il rischio di finire inghiottito dalle acque. O quella delle suore a cui i contrabbandieri in fuga avevano distrutto la fiancata del pullmino in un incidente lungo la stretta strada tra Brusimpiano e Ardena. Ma con finale a sorpresa: le suore ancora terrorizzate per l’incidente ma soprattutto preoccupate per il costo delle riparazione del loro mezzo, si erano viste recapitare alla sera, a sorpresa, una busta anonima contenente una somma ben superiore al costo per rimettere a nuovo il loro automezzo.
E altre storie ancora: gli ingegnosi sistemi per raggiungere le sponde ticinesi nel tratto di lago più stretto, davanti a Lavena, con bricolle trasportate con teleferiche a filo d’acqua o addirittura con un curioso sottomarino (sistema esposto nel Museo del Contrabbando a Gandria, in Svizzera, piccolo museo che merita una visita). Altre pagine raccolgono dettagli sull’utilizzo dei cani addestrati a fiutare le sigarette o sulle tecniche per sfuggire agli appostamenti della Finanza, ma che insieme sottolineano i sentimenti reciproci dove si uniscono a volte stima e sfida, rispetto e rabbia. Quel mondo, dopo gli anni settanta, con la fine dei “viaggi delle bionde” si è improvvisamente estinto, terminata la convenienza economica. Negli anni sono poi cambiati gli oggetti del contrabbando. Sono cambiati gli interessi economici, dicevamo, ed un libro così serve oggi per fare memoria del mutamento dei tempi.
La prefazione di “Caini e spalloni” era stata curata da Gianni Spartà, giornalista, che quel mondo ha avuto modo di conoscere bene attraverso i racconti del proprio padre, Giacomo Spartà, che fu a lungo funzionario del Ministero delle Finanze (“Commesso doganale”) al valico di Porto Ceresio. Il libro, soprattutto nelle zone che si affacciano sulla Svizzera, nei paesi in cui il contrabbando “era di famiglia”, era diventato anche uno spettacolo di “teatro-canzone”, grazie al cantautore varesino Luca Maciacchini, che aveva voluto ricreare attraverso narrazione e musica il clima e le storie di quel mondo di confine.
Purtroppo il libro è oggi difficilmente reperibile, se non presso l’editore svizzero o in versione E-book Kindle su Amazon. Ma chi ne fosse incuriosito può sempre reperirlo prenotandolo gratuitamente in una delle biblioteche dei paesi che fanno parte del Sistema bibliotecario della Provincia, ben organizzato ed efficiente.
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