La parabola della dramma perduta vuole dimostrare la gioia che si prova nel riunire l’oggetto che si è separato – più o meno volontariamente – dall’insieme, dal tutto al quale deve restare legato, perché vi appartiene.
Per questa donna le dieci dramme rappresentano un insieme prezioso: sono il suo tesoro. L’averne smarrita anche una sola, era dunque per lei un grave danno; ecco perché si affaccenda tanto per ritrovarla. E come fa per riarvela con sé? Accende la lucerna e spazza la casa, ossia riporta la luce là dove prima c’erano ‘le tenebre’ e guarda in ogni angolo, spazza, pulisce, allontana ‘lo sporco’ dalla sua abitazione. Ciò significa che per ricuperare il senso delle cose che abbiamo smarrito, è necessario anzitutto accendere la luce della fede!
Tutto il resto, di conseguenza, passa in secondo ordine. Adesso non c’è più nient’altro di urgente, tranne il ritrovare il bene cui si tiene molto. Bisogna essere disposti a lasciare tutto per recuperare il valore perduto. Questa donna si mette al lavoro per ‘riportare alla luce’ ciò che aveva smarrito e non si ferma finché non raggiunge il suo obiettivo, riunendola alle altre nove, perché ha un valore enorme per lei che ha solo dieci dramme. Sente molto la responsabilità dell’accaduto, dato che la moneta l’ha persa in casa. Agli occhi di Dio noi siamo preziosi come quella moneta!
Ecco perché, quando la ritrova, chiama anche le amiche e le vicine ad entrare nella sua casa, per rallegrarsi del suo tesoro che ora è nuovamente completo. “Così, vi dico: c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede”. La grande gioia conclude questa parabola. Ma ancor più sorprendente è l’accostamento che Gesù fa con la gioia che si verifica in cielo quando un’anima perduta viene salvata!
Parola scandalosa per i farisei e i dottori della legge, perché oltretutto presenta una donna come metafora dell’opera salvifica di Dio (cosa che non avviene in nessun’altra parabola). Come potevano costoro capire la gioia di una donna umile di un insignificante villaggio, provata per il ritrovamento di una cosa per loro di poco conto? E come potevano anche solo immaginare la gioia di Dio in cielo per la salvezza eterna di un peccatore? Giustamente l’enfasi della parabola ricade sulla gioia che c’è in cielo per il pentimento di chi ha sbagliato. Per questa ragione Gesù non respinge i peccatori, ma si lascia avvicinare da loro, parla, mangia con loro, condivide la sua gioia con loro, manifestando in anticipo la celebrazione divina che spetterà a che si ravvede.
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