Quando ti offrono un bicchiere di vino, prima di portarlo alle labbra, guardalo bene e pensa a tutto il lavoro che è stato fatto per ottenerlo. Queste parole mi sono state dette da un amico appassionato di enologia, praticata non a fini speculativi, ma per passione.
Può sembrare una banalità, ma la passione messa nel fare le cose nobilita la fatica necessaria per ottenere i risultati programmati. Guardare il bicchiere, magari in contro luce, non è perdita di tempo, ma diventa un momento molto profondo che ti fa apprezzare meglio il valore di quei pochi sorsi. Un momento di meditazione che ti fa capire meglio il valore delle cose, specialmente se riesci a farne metodo ed estendere queste minime considerazioni ad altri elementi della nostra vita, anche i più semplici. Nel passato la saggezza popolare ha sempre cercato di sottolineare il peso, il valore delle cose evidenziandone le preziosità.
Grandissimo ed essenziale offrire acqua agli assetati, ce lo ripetiamo da secoli; figuriamoci arrivare ad offrire vino ad un ospite, ad un amico, ad un estraneo: atto dal significato sociale altissimo. Tenendo presente poi il valore economico e morale intrinseco del vino, si capisce come questo arrivi a simboleggiare l’invito all’amicizia, all’amore, alla pace. Tutto questo anche senza prendere in considerazione il valore sacrale che il vino e il pane hanno nella nostra religione cristiana.
Nelle varie culture della umanità sono numerosi i gesti di grande significato che invitano o addirittura confermano la pace: il calumet delle popolazioni originarie del Nord America, il tè dei tuareg (gli uomini blu) del deserto, sempre il tè delle popolazioni orientali, in generale la condivisione anche del cibo, e per noi mediterranei ed europei, come detto prima, l’offerta di un sorso di vino. Tutti gesti che vanno molto al di là del valore intrinseco dell’offerta. Tutti gesti positivi nei confronti della realtà che ci circonda, gesti che potremmo definire “giusti”.
((Purtroppo invece sono veramente numerosi i motivi che possono allontanarci da questi atteggiamenti positivi nei confronti della realtà che ci circonda, spingendoci lontano da ciò che potremmo definire “giusto”.))
Avere “passione” per fare in modo “giusto” le cose “giuste”, sembra una cacofonia, ma invece esprime un modo di vivere positivo, austero e parsimonioso decisamente in contrasto con quello che attualmente definiamo “consumismo”.
Constatiamo ovviamente che la passione non cancella la fatica presente nel lavoro, per cui spesso (forse troppo) ci si rifugia in atteggiamenti ben simboleggiati dal detto “e chi me lo fa fare?”. Da qui nasce un atteggiamento contrario alla passione, contrario al fare bene e cioè il cercare di raggiungere il minimo indispensabile accontentandosi di risultati appena, appena sufficienti e dimenticandosi che il fare le cose necessarie per gli altri serve anche a sé stessi.
Purtroppo nell’agire umano spesso prevalgono altri intenti che non puntano al bene per tutti ma, al contrario, mirano al dominio sugli altri: così si fabbricano le armi e altri strumenti di morte sempre più micidiali. Drammatica poi la leggerezza con cui questi ritrovati vengono commercializzati.
Drammatico pure il fatto che si continui a sfruttare il lavoro, la fatica del prossimo portando le attività nelle regioni dove i lavoratori sono sotto remunerati, ossia nelle aree dove la mano d’opera costa meno. Purtroppo si è incapaci di trovare soluzioni equilibrate a questo problema che vede nel contempo e in modo paradossale un aumento della disoccupazione nelle aree dove i lavoratori sono meglio retribuiti.
Attualmente si affaccia un altro problema creato dalla comparsa della robottizzazione o meglio automazione del lavoro, ossia dal fatto che la macchina svolge il lavoro al posto dell’uomo. In effetti vediamo come in numerosi centri di ricerca si riescono a realizzare strumenti raffinati e precisi che svolgono bene anche quello che noi facciamo col massimo della passione. Ci troviamo oggi a dover affrontare la concorrenza della macchina che in certi ambiti riesce a superare le nostre capacità: basta ricordare ad esempio la velocità con cui riesce a fare i calcoli e altre prestazioni con maggior precisione.
E noi poveri umani? Sempre esposti a problemi difficili da superare, noi pieni di fragilità, incertezze, addirittura con frequenti angosce, sapremo superare tutto questo? Anche questo? Ci aiuterà la passione di voler sempre più migliorare il nostro esistere per noi e per i nostri figli?
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