La parabola ci parla di un re che vuole celebrare le nozze di suo figlio. Se in questo evento si deve riscontrare una somiglianza col regno dei cieli, allora quel re non può che essere Dio e suo Figlio è Gesù, mandato nel mondo per trovare la sua sposa, l’umanità. Si attua il sogno di Dio già annunciato dai profeti nell’A.T.: Dio avrebbe celebrato le nozze con l’umanità, attraverso una alleanza definitiva, eterna. Ormai Gesù è prossimo a queste nozze: è lui lo Sposo atteso.
Ancora una volta Dio manda i suoi servi: gli apostoli, i discepoli di Cristo, i missionari suoi testimoni, per invitare tutti al banchetto nuziale. Tutti sono invitati gratuitamente, non devono meritarlo né devono pagare qualcosa per entrare nella stanza della festa, dove è preparato un banchetto abbondante e generoso.
Eppure anche di fronte ad un invito, in cui si manifesta la gratuità del re che offre il banchetto, alcuni restano indifferenti e non vi aderiscono: chi va al suo campo, chi al mercato, chi a fare le proprie cose: così disertano l’occasione di grande festa condivisa.
Alcuni poi, in reazione all’invito gratuito e amoroso, sono presi da rancore e finiscono per maltrattare e scacciare quei servi; giungono addirittura – nella banalità del male che quando inizia a manifestarsi cresce e non conosce più limiti – a ucciderli!
Sempre un atto di benevolenza è accolto da pochi, suscita molta indifferenza e scatena avversione, inimicizia da parte di quelli cui si fa il bene. È paradossale, scandaloso, ma è così!
Allora il re, vedendo la sala mezza vuota, invia altri servi sulle piazze, nei crocicchi, nei bassifondi della città, e quelli che mai avrebbero pensato di essere ricordati dal re accettano l’invito con sorpresa e gioia, e vanno al banchetto.
Nel vangelo di Luca la parabola racconta dell’invito rivolto a poveri, storpi, ciechi e zoppi; così, buoni e cattivi, insomma tutti, sono invitati al banchetto nuziale del Figlio di Dio con l’umanità: “la sala si riempì di commensali”. Chiunque arriva alla sala per la festa riceve un mantello bianco, un abito donato gratuitamente, che indica l’aver risposto liberamente “sì” all’invito del re. Anche il vestito di nozze basta accoglierlo e indossarlo.
C’è però ancora chi si oppone: non vuole quell’abito e non lo indossa! Eppure il re, regalando quel vestito, chiede solo di essere pulito, di dare un segno di mutamento e di libertà.
È un’altra delusione per il re, una chiamata frustrata: egli non vorrebbe, ma di fatto chi rifiuta questo ennesimo dono si ritrova per sua scelta in una situazione mortifera, senza via di salvezza. Dio ci dona la vita, mai la morte: quest’ultima la scegliamo noi.
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