Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Cultura

MAGNOZZI

RENATA BALLERIO - 11/06/2021

magnozzi

Sordi interpreta Magnozzi in “Una vita difficile”

La veneranda fabbrica del duomo di Milano, in un progetto di raccolta fondi, lunedì 7 giugno ha organizzato la proiezione del cortometraggio 1848 di Dino Risi. Potrebbe essere una delle tante notiziole relative a come la cultura per riprendersi abbia bisogno di adeguate risorse. Notiziole non secondarie ma utili per capire tutte le ferite lasciate dalla pandemia. L’evento, però, rimanda a tante altre informazioni importanti.

Il cortometraggio, ritrovato e restaurato, è non solo un omaggio al grande regista, morto nel 2008, proprio il 7 giugno, ma qualcosa di più. Undici minuti di bellissimo bianco e nero dedicati alle Cinque Giornate di Milano, che videro sventolare il tricolore tra le guglie del duomo. La storia ci ha insegnato che i tricolori sono stati esplicitamente o implicitamente un richiamo ai valori giacobini della rivoluzione francese. Valori dichiarati, indiscussi ma che richiedono costante cura. Il che a volte si dimentica, o si dà per scontato. Proprio per questo, se ci è facile pensare alle parole di De Gregori per cui “la storia siamo noi”, dovremmo ricordarci anche come “abbiamo costruito la storia”. Troviamo queste parole in un celebre film di Dino Risi del 1961: Una vita difficile. Il film, pronto a festeggiare i suoi sessant’anni, viene considerato tra i cento film più belli. Film amaro, asciutto, ironico e capace ancora di interrogarci di come – questo si diceva nel trailer originale – un uomo onesto, leale e ribelle venisse ucciso da un mondo ipocrita. Sono tanti i motivi per rivedere questo bel film. Rendere omaggio ad un grande regista, rievocare come è stato raccontato il referendum del 1946, ricordato nell’articolo 12 della Costituzione, capire come le contraddizioni di quegli anni resero difficile non solo la vita del protagonista Silvio Magnozzi, magistralmente interpretato da Alberto Sordi, ex partigiano e giornalista coraggioso, ma anche la vita dei 75 anni della nostra repubblica. Nel film ci sono scene memorabili: scene attuali ma anche terribilmente inattuali.

Basterebbero due esempi. Il giornalista Magnozzi, che scrive per un quotidiano di sinistra, Il Lavoratore, e che stenta a mettere assieme il pranzo con la cena, alla vigilia del referendum vorrebbe scrivere in prima pagina “fuori il re”. Il direttore, pur convinto che avrebbe vinto la scelta repubblicana, glielo impedisce, in nome di una presunta prudenza. E Silvio Magnozzi per una beffa del destino, durante una cena tra aristocratici, ascolta i risultati alla radio. Scena da rivedere, assolutamente. Scena che ci inchioda al clima dei giorni che seguirono il 2 giugno: giorni difficili, drammatici fino alle dimissioni di Umberto II. Ma nel film la scena finale, in cui Sordi riesce a ribellarsi, dando un sonoro pugno che fa cadere in piscina chi lo stava trasformando in un uomo privo di dignità, ci ricorda quanto sia drammatico il prezzo per cui vale sempre la pena lottare. Magari proprio per quel tricolore che sventolò sul duomo di Milano, intensamente evocato nel corto di Risi.

E – perché no – accettare e riconoscere che la vita può essere difficile ma quello che conta è la dignità. Questo l’ha detto con forza un maestro della cosiddetta commedia all’italiana.

Magari per motivi diversi rispetto alla Veneranda Fabbrica del Duomo ricordiamo il 7 giugno un grande regista, che tra l’altro fu sfollato a Ghirla. E se abbiamo voglia non dimentichiamo come la storia della repubblica sia una lunga storia di giornate difficili. Sarà un caso che la seconda legislatura italiana dopo il referendum del 2 giugno 1946 iniziò con le elezioni del 7 giugno del 1946? A titolo informativo vinse la Democrazia Cristiana con il 39,76% e con oltre il 6%, quasi pari merito, Il Partito Monarchico Nazionale e il Movimento Sociale Italiano… Ma si sa che la storia ha i suoi tempi. Basti pensare che soltanto una Legge del 2017 ha proclamato ufficialmente il Canto degli Italiani, noto come Inno di Mameli, Inno Nazionale. È, invece, certo che il tricolore, che sventolò come simbolo di speranza anche nel corto di Risi, è ben ricordato nell’articolo 12 della nostra Costituzione. Forse dobbiamo capire che la storia non si può restaurare come un film.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login