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L'antennato

BUONE DOMENICHE?

STER - 11/06/2021

liveA coloro ai quali stanno antipatici gli antipatici, un consiglio: si astengano dal leggere le righe antipatiche che seguono, in cui sarà sparso – gratuitamente e preventivamente – un po’ di fiele su un paio di primedonne tv alle grandi manovre di riposizionamento estivo.

L’Impero romano sembrava invincibile, eppure cadde. Sullo sconfinato impero di Carlo V non tramontava mai il sole, eppure un giorno calò. Sui domini televisivi di Barbara D’Urso sembrava, fino ad appena qualche mese fa, che non dovesse mai saltare la corrente e invece… con fragoroso colpo di scena, nel silenzio assordante di un ambiente fino all’altro ieri adorante, la conduttrice napoletana dei caffeucci e delle preghiere per i morti di Covid recitate in diretta con Salvini si è vista sfilare da sotto il vestito in lamè una dopo l’altra le poltrone di quasi tutte le molte trasmissioni che le erano state affidate negli anni sulla rete ammiraglia del Biscione. È stato infatti chiuso “Live Non è la D’urso” alla domenica sera, chiuso “Domenica Live” alla domenica pomeriggio, chiuso in anticipo di un mese rispetto alla concorrenza Rai (ma riprenderà in autunno, sia pure ridotto nella durata) “Pomeriggio5”, il programma quotidiano dedicato a cronaca e gossip. Una disfatta di dimensioni epocali: se nei giorni di gloria Barbara poteva pensare di essere grande come Napoleone, è riuscita a bissarne pure la Waterloo.

La ragione di un siffatto disastro? Semplice: la tv commerciale è una jungla, con la sua legge spietata: gli ascolti non erano più quelli di una volta, al pubblico improvvisamente è venuta a noia la commistione tra i fattacci di cronaca nera e la chiacchiera su reality o chirurgia plastica estrema, ha stufato pure il milieu politico e scientifico gestito con la sola chiave dell’ “ultra-popolare” (memorabile quando ai Premier, agli Alti Commissari per l’emergenza, ai Supremi Magistrati, a qualsiasi altro alto papavero si offrisse a lei per un’intervista, la D’Urso esordiva dandogli subito del tu – “senti Presidente, senti Professore, senti Generale…” – pensando così facendo di comportarsi da ‘popolana’, quando semmai le persone semplici tendono istintivamente ad allontanare da sé l’autorità, proprio per differenziarsene in una sorta di ironica autotutela – “senta dottò…”).

Fatto sta che Barbarella dall’anno prossimo vedrà da casa gran parte del palinsesto di Canale 5 che fino a poche settimane fa invece riempiva della sua immagine. A beneficiare di questa sua cura dimagrante forzata sarà probabilmente Lorella Cuccarini, cui – in condominio con Stefano De Martino, professione ex marito di Belen Rodriguez – a quanto sembra è stato proposto in queste ore di condurre la domenica pomeriggio. Accetterà la sfida?

La showgirl – reduce l’anno scorso da un allontanamento burrascoso dalla conduzione de “La Vita in diretta” sulla Rai, con accuse al vetriolo scambiate col potente co-conduttore Alberto Matano, e provvidenzialmente resuscitata quest’anno dall’onnipotente Maria De Filippi – aveva già legato il suo nome a quello spazio domenicale, benché in altre ere geologiche: correvano gli anni ’90 e lei, con l’inseparabile Marco Columbro (un’altra star rottamata senza complimenti ai primi acciacchi), firmarono alcune memorabili edizioni di “Buona Domenica”, quegli interminabili contenitori del dì di festa, pieni di giochi e gag come all’oratorio, ma con i vip in disarmo al posto dei catechisti animatori.

Per l’anno 2021/22, per Lorella e Stefano si parla invece nientemeno che di una rivisitazione 3.0 di “Campanile Sera” (un po’ come dire: il Codice di Hammurabi, ma aggiornato), il mitico programma cominciato nel 1959 – primo quiz collettivo della tv italiana, condotto da Bongiorno, Tortora e Tagliani, come recitano le enciclopedie del piccolo schermo – che metteva in competizione ogni settimana due paesi italiani, con gare che contrapponevano i diversi personaggi dei luoghi, con le loro competenze e abilità. Per spiegare meglio l’idea a chi oggi ha meno di 80 anni – e dunque può avere memoria diretta di quel programma – sono stati spesi altri due titoli, questa volta decisamente più recenti (siamo agli anni ’90) e ben più trascurabili: “Scene da un Matrimonio” e “La Domenica del Villaggio”, entrambi condotti all’epoca su Rete4 dall’imperatore del sussiego: Davide Mengacci. Erano show di sentimenti, rapporti famigliari e buona tavola, l’Italia insomma di Peppone e Don Camillo, quella dei bei tempi andati, quelli senza la globalizzazione, dove gli unici “foresti” erano i villici della frazione accanto, che scendevano al paese solo per il mercato settimanale.

Insomma, l’idea dei boss di Mediaset è quella di puntare sullo strapaese: arrotino di Toirano (SV) contro arrotino di Torgnon (AO), pizzaiolo di Tonfano (LU) contro pizzaiolo di Selva di Fasano (BR) e via discorrendo. Un fremito di passione scorre lungo la dorsale appenninica del tubo catodico!

Ma se si può ipotizzare che per il telespettatore domenicale alla fine cambi poco, non così è per il risiko aziendale Mediaset, con la struttura news (guidata da Mauro Crippa) che perde un lungo e pesante slot a favore della struttura Intrattenimento (guidata da Alessandro Salem), invertendo un trend che ormai da dieci anni vedeva i palinsesti della TV di Cologno Monzese lentamente ma inesorabilmente fagocitati dai talk show d’informazione leggera, un eterno fritto di paranza di politica e cronaca bianca/rosa che aveva – e in certi ambiti, ancora ha – il pregio di creare opinione pubblica, veicolare facce, portare voti e soprattutto di costare molto, ma molto poco.

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