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Noterelle

ALLA SALUTE DEGL’INTERROGATIVI

EMILIO CORBETTA - 11/06/2021

La Giunta Fontana approva linee riforma sanitaria

La Giunta Fontana approva linee riforma sanitaria

La Regione vuole (era ora!) modificare, aggiornandola, la sua legge sanitaria emanata nel 2015 e caratterizzata dal bel numero 23.

Si potrebbe dire di tutto e di più circa questo nuovo progetto, ma non che sia chiaro o che contenga grandi novità, dal momento che fa rientrare concetti già presenti quando eravamo organizzati nelle ASSL: cambiano i nomi delle strutture molto simili alle antiche ASL e cambiano i numeri dei pazienti che faranno capo a queste organizzazioni dal nome nuovo.

I difetti della legge in atto si erano già rivelati abbastanza precocemente, ma la pandemia Covid li ha fatti balzare alla luce, esasperandoli. Grande motivo di debolezza era stato poi non tanto il contenuto della legge in sé quanto le difficoltà di dialogo tra i componenti della Giunta e la Presidenza della Regione. Ora nelle linee guida della riforma balza all’occhio il fatto che si ignora il “piano pandemico” di cui il Governo invece parla, prevedendo congrui finanziamenti: si vorrà fare una legge a parte? Ma un aggiornamento non può oggigiorno non prevedere la necessità di tentare almeno di controllare le epidemie influenzali, ossia “tutte” le forme virali, mentre in passato furono sottovalutate quelle annuali, come ha evidenziato la sciagurata campagna vaccinale dell’autunno scorso.

L’uso delle norme igieniche preventive, messe in atto per cercare di difenderci dal Covid-19, si è mostrato assai efficace contro i virus così detti stagionali, decisamente meno nei confronti del malefico Sars-CoV-2. Perché? Quest’ultimo è subdolo per la durata della sua incubazione, durante la quale il portatore del virus è asintomatico, ma purtroppo infettante: è in questi momenti che diffonde la sua malefica patologia, drammatica spessissimo per la sensazione di mancanza d’aria; in questi momenti i saturimetri, piccoli strumenti collocati sulla punta di un dito e oramai diffusi nelle case quasi come i termometri e gli apparecchi per controllare la Pressione Arteriosa, danno valori molto bassi di ossigeno nel sangue.

Nelle decadi recenti abbiamo potuto e dovuto aumentare le nostre conoscenze nei confronti dei virus. Abbiamo la possibilità di studiare l’insorgenza delle epidemie (la patologia si sviluppa in una regione limitata) prima della loro trasformazione in pandemia (patologia diffusa a più nazioni) e per motivi economici e politici l’OMS generalmente è fin troppo prudente nel dichiarare lo stato di pandemia, come appunto fece all’inizio del 2020.

Ora la nostra Regione sta rivedendo la sua legge Sanitaria e ha evidenziato quattro punti base su cui programmare. Per ora abbiamo uno scritto con termini in inglese e misteriosi acronimi che speriamo siano chiari almeno agli addetti, mentre a noi, futuri fruitori di questa “Sanità”, non resta che appoggiarci ad atti di fede e a tanta speranza.

Una cosa sembra evidente e chiara: non si parla esplicitamente di virus; si accenna alla prevenzione, in modo vago, e a Centri di eccellenza, ma non sono ben chiari i rapporti di questi con l’università, (la facoltà dì medicina deve insegnare e fare ricerca scientifica, ma non fa anche terapia? E le altre strutture d’eccellenza?). Vorrei poi sottolineare una cosa un poco strana: nella Sanità Lombarda pare faccia schifo il termine “Ospedale”. .. si ama invece il termine “azienda” che a noi cittadini fa accapponare la pelle perché termine troppo legato alla economia, ai soldi sempre scarsi, oppure si usano i termini Distretto, Casa della Comunità” e così via. Comprensibile non amare il termine “lazzaretto” (anche se talvolta certi Ospedali. …) ma per noi “umani di base” l’Ospedale è tanto: generalmente veniamo alla luce tra le sue mura, ci ospita nella malattia, ci fa guarire e quando è ora ci aiuta a morire con la minor sofferenza possibile.

Penso che la Sanità sia della gente e non solo delle signore e dei signori seduti sugli alti scranni della Regione a Milano, che hanno preso, come detto, recenti discutibili decisioni nei confronti della pandemia, delle campagne vaccinali (se non subentrava l’Esercito. ..) e che ora stanno cercando di tagliar fuori per l’ennesima volta i sindaci delle città degli “umani di base”. Come? Parlando di “consorzio dei sindaci”, organismo che ha sempre mostrato grandi difficoltà di funzionamento, anche se si stanno superando antichi campanilismi e si comincia a parlare di “area vasta”, per cui forse potremo essere più rappresentati e più difesi nei confronti di quelli che governano dall’alto. Va tenuto presente che, anche se quelli in alto hanno lo stesso colore politico di quelli in basso, i colori cambiano in funzione dell’altitudine, infatti tutti noi sappiamo che il verde della cima del Campo dei Fiori è più tenue del verde di Velate. Allo stesso modo le idee di quei signori là a Milano, politicamente in alto, possono non essere in linea con i colori delle esigenze sanitarie di quelli in basso, delle periferie regionali, dei lavoratori delle fabbriche, degli abitanti delle valli o delle campagne pianeggianti.

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