È appena stata pubblicata dal milanese Hoepli una bella guida al Cimitero monumentale di Milano. Le autrici sono Carla De Bernardi e Lalla Fumagalli ed il titolo esatto è il seguente: Il Cimitero monumentale di Milano. Itinerari artistici e culturali. Proprio come una classica guida turistica, il volume propone quattro itinerari per godere di questo straordinario museo a cielo aperto: una prima passeggiata, in un paio d’ore, consente di prendere visione di alcuni dei maggiori capolavori realizzati per celebrare morti illustri; una seconda, dedicata a quelle opere più strettamente legate con il luogo e con l’evento ivi evocato (angeli e creature alate, ad esempio); una terza, da cui è possibile ricostruire il ritratto della società milanese e lombarda tra Ottocento e Novecento; un’ultima passeggiata, che invita a soffermarsi sui sepolcri di alcuni protagonisti e di alcune protagoniste della scena culturale ed economica lombarda.
Il Cimitero monumentale di Milano, uno dei più importanti e prestigiosi d’Europa, fu inaugurato il 2 novembre del 1866. Il bando del concorso pubblico per la sua realizzazione fu uno dei primi atti dell’amministrazione milanese, subito dopo la fine della dominazione austriaca. A vincerlo fu Carlo Maciachini, originario di Induno Olona, dove era nato nel 1818. Maciachini era di umili origini e da giovanissimo aveva iniziato a lavorare presso alcuni falegnami della zona. A vent’anni si trasferì a Milano, presso la bottega dell’ebanista Carlo Invernizzi e nella capitale lombarda ebbe l’opportunità di seguire i corsi di architettura e ornato presso l’Accademia di Brera. Prima di vincere il concorso per l’erigendo cimitero milanese, Maciachini aveva già firmato importanti progetti (come quello per la chiesa serbo-ortodossa di San Spiridione o degli Schiavoni, a Trieste).
L’imponente edificio che dà accesso al cimitero segnò in qualche modo l’affermarsi di uno stile “eclettico”, per la mescolanza di richiami ad altre espressioni architettoniche.
Una quindicina d’anni dopo quello milanese, il 2 maggio del 1880, fu inaugurato anche a Varese un cimitero monumentale. Sempre su progetto del Maciachini.
Inizialmente si pensava di collocarlo nell’area che oggi conosciamo come piazzale Kennedy, ma con la realizzazione della linea ferroviaria Gallarate-Varese, nel 1865 e la costruzione della stazione, nel 1877 (dopo le solite, consuete infinite discussioni…) fu individuato il colle di Giubiano come la località più adatta ad ospitarlo. Il cimitero varesino di Maciachini, come egli stesso riferì alla fine del 1875, non doveva risultare «troppo tetro» e per questa ragione proponeva di adottare «il sistema dei giardini, già tanto ben accetto in quel di Milano». Né l’architetto intendeva riprodurre l’abusato stile classico, «che ormai ha stancato la gente». Pertanto, la scelta formale ricadde su quello che Maciachini definì «uno stile puramente italiano […], lo stile usato dagli antichi Etruschi».
Bisogna dire, per onestà, che l’idea dell’impianto cimiteriale “a giardini” non rispondeva solo a necessità estetiche. In realtà, come dichiarò lo stesso architetto, quella modalità di sepoltura era quella che rendeva maggiormente all’erario comunale.
Anche per il cimitero di Giubiano e, in generale, per i cimiteri di Varese, il visitatore dispone di un’ottima guida. Si tratta del volume di Gian Franco Ferrario, Luoghi della memoria. Storia di famiglie e personaggi varesini, edito da Macchione del 2006, per impulso della Società varesina per la Cremazione (So.Crem.). Insomma, chi voglia fare un viaggio (non l’ultimo, s’intende) per i cimiteri di Maciachini, non ha che da affidarsi a queste utili guide.
A proposito…
Maciachini aveva a Varese anche una prestigiosa residenza in stile neorinascimentale e collocata in Viale Aguggiari. Qui morì il 10 giugno del 1899. Oggi la sua casa varesina non esiste più. Maciachini lo trovate, invece, a Milano, nella tomba di famiglia che egli stesso progettò al Monumentale: all’ingresso della Galleria AB inferiore di Ponente.
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