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Politica

L’EVEREST DI DRAGHI

GIUSEPPE ADAMOLI - 11/06/2021

draghiOra che l’emergenza sanitaria acuta è superata e siamo di fronte alla “montagna” della ripresa economica, dall’Unione Europea si fanno sentire i primi avvertimenti: 1) sul nostro debito pubblico che non potrà e non dovrà andare oltre i limiti raggiunti, 2) sulle riforme di struttura che debbono essere realizzate per ottenere i fondi stanziati.

Le due preoccupazioni europee hanno un fondamento. Questo del rilancio dell’economia e del forte miglioramento del “sistema Italia” era il primo dei due motivi principali dell’avvento di Draghi. Mentre sulla pandemia un ruolo rilevantissimo l’hanno giocato i vaccini, sulla spesa dei famosi 200 e passa miliardi, Draghi è chiamato a guidare la grande scalata.

La “cabina di regia” di tutta l’operazione non può che essere strettamente tenuta a Palazzo Chigi che già si è dimostrato decisivo con i tre decreti sulla governance, sulla semplificazione e sul reclutamento straordinario nella Pubblica Amministrazione necessario per attuare gli oltre trecento programmi di investimento messi sul tavolo.

Allo stesso modo, faranno riferimento a Palazzo Chigi le riforme strutturali più importanti ed ostiche. Questo vale in modo particolare per la Giustizia che con la ministra Marta Cartabia è in buone mani ma che sarà un’opera impervia dovendo riguardare sia il ramo civile che quello penale che il CSM in profonda crisi.

Ma vale anche per la Scuola, per fare solo un esempio di cui si parla poco, troppo poco. Molte categorie industriali proprio in questi giorni hanno lanciato la loro denuncia sul profondo scollamento dell’istruzione dalle esigenze del mercato del lavoro. Se non si affronta questo nodo con la volontà di scioglierlo, sarà difficile aumentare l’occupazione giovanile e femminile, cioè il primo compito di qualsiasi governo.

A fronte degli “avvertimenti” europei citati all’inizio, è da mettere nel conto il rischio che fra non molto ricomincino, da parte dei partiti da sempre diffidenti verso l’Europa, i lamenti sull’Unione che torna ad essere matrigna. La ripresa di una recriminazione anti europea per il fatto che ci punteranno addosso i fari del controllo monetario e fiscale sarebbe un disastro.

Draghi non ha poteri eccezionali, né dal punto di vista costituzionale né da quello personale, ma è nella condizione di poter tenere sotto controllo le spinte divergenti di una maggioranza molto ampia ed eterogenea in attesa che si possa ritornare alla fisiologia della democrazia dell’alternanza dopo le prossime elezioni del 2023.

La forza e la credibilità conquistate dall’Italia con il voto decisivo (M5S-Pd-Forza Italia e centristi) sulla nomina della presidente Ursula von der Leyen vanno tutte spese per portare l’eurozona verso una maggiore unità e solidarietà politica invece di tornare al vecchio Patto di Stabilità e dei bilanci per forza in pareggio.

Solo così “Next Generation EU” non sarà stato soltanto un grande aiuto per uscire dalla pandemia ma anche un passo avanti per il riammodernamento dell’Italia e dell’Europa.

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