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Noterelle

A DISGRAZIA CALDA

EMILIO CORBETTA - 04/06/2021

delusioneSono tanti i motivi per essere invasi dalla delusione e restarne sconcertati.

In effetti più sono intensi i desideri, le aspettative di essere gratificati da grandi risultati in qualunque campo, ad esempio da una ideologia (dicono che non sono più di moda), da un movimento, da “partiti”, addirittura da organizzazioni religiose, da attività culturali, dalla scienza, dalla economia, e da tanto altro, per cui molto maggiori sono le possibilità di restare delusi, di sentirsi traditi, imbrogliati. Più hai aspettative, più le possibilità d’essere fregato aumentano.

Cos’è la delusione? È un disagio morale? Si, può essere definita così. Disagio di sentire che la realtà ti è contro? La distruzione del desiderio di provare soddisfazione? Scoprire che la vita è un fallimento? Che tu, che ti senti unico per te, che t

i ritieni il più importante per te, in effetti invece non sei nulla, facilmente travolto? Che non c’è quel che definiamo il bene? Che il vuoto è l’unica realtà? Vaso vuoto impossibile da riempire. Perché non si riempie? Perché siamo una massa perversa di stupidi dediti ad abusare di scaltrezza per sfruttare gli altri? Tutti in atteggiamento l’un contro l’altro e nessuno capace d’amore verso gli altri? Nessuno capace di atteggiamenti positivi verso il prossimo.

Perché questa massa di pessimi pensieri mi cascano addosso? Sto leggendo un libro dove si fa una disamina della politica, definita “potere” dall’autore, partendo dal dopo guerra fino ai nostri giorni.

Per noi Italiani, di fatto sconfitti ripetutamente da più eserciti, con fra le braccia migliaia di figli morti, era un vero drammatico disastro. Economicamente vuoti, indebitati, con le città distrutte, fabbriche ferme, campagne bruciate, improduttive, in difficoltà anche nel vestirci, mangiavamo pane nero. Ci fu chi ci guidò a risorgere, a prendere coscienza della situazione e faticosamente ricostruire ma poi, raggiunto un certo livello di qualità di vita, diciamo pure di benessere, si perse il senso della realtà, ossia di un territorio povero di base, e si stravolse il senso della politica dimenticando il concetto della collettività, alimentando tensioni tra gruppi e partiti ma anche, all’interno di questi, tensioni tra correnti, e nelle correnti tra le personalità. Non si volle vedere l’errore, convinti che quello fosse il significato della politica: la caccia al potere per sé. Leggere quelle pagine è veramente drammatico e nasce dentro una grande sofferenza perché balzano agli occhi comportamenti carenti di senso morale, di etica, comportamenti assai spesso truffaldini, sperperi di denaro pubblico e dei sostenitori, sostituzione della democrazia con qualcosa forse definibile “egocrazia”. E questo modo d’agire risulta presente in protagonisti di tutti i partiti. Rare invece le figure eccelse, oneste, capaci di interpretare quello che tanti cittadini, gli amministrati, ritengono il vero significato della politica, volta al favore di tutti e non dei pochi e possibilmente dello stesso colore.

È una situazione dolorosa, una delusione collettiva, se consideriamo la reazione della stampa di questi giorni di fronte a un ennesimo evento tragico. Giornalisti e cittadini si dichiarano scandalizzati, adirati nei confronti dei politici che in modo più o meno diretto hanno mancato al loro compito di prevenire vigilando. È motivo di scandalo, anche molto irritante, vedere come alcuni, con la collaborazione di certi giornalisti televisivi e radiofonici, ancora a “disgrazia calda”, ossia appena avvenuta, facciano dichiarazioni subdolamente egocratiche (termine significativo a mio giudizio) cercando vantaggi politici e speculando sulle lacrime altrui.

Abbiamo sottolineato che non è facile essere politico equilibrato, ma non puoi assumere certi atteggiamenti in quanto anche tu, figura pubblica, sei coinvolto nell’accaduto perché i servizi rivolti a tutti, ossia pubblici, anche se gestiti da privati, richiedono la tua attenzione. Il privato ha inevitabili necessità di bilancio ma le prerogative economiche non possono smisuratamente prevalere sui bisogni dei cittadini. Troppi gli eventi dolorosi degli ultimi anni che (definiti disgrazie in una troppo facile ricerca di giustificazione) ci hanno “martoriato”: dall’incendio ferroviario di Viareggio, ai frequenti deragliamenti dei treni, al crollo del Ponte Morandi, alla caduta dei travoni di cavalcavia e così via; eventi in cui gestori privati sono stati lasciati liberi di calpestare elementari ma fondamentali regole di manutenzione. Non si può dire: “Io di quelli mi fidavo”. Gestioni concesse in appalto, ma badando solo al lato economico e non alla qualità del servizio, cosa che ai nostri giorni è facilmente fattibile con gli algoritmi che l’intelligenza artificiale ci mette a disposizione. È il grave problema delle così dette “gare pubbliche” da noi molto discusse e dove si infila agevolmente anche la criminalità organizzata. Forse stanno cambiando i regolamenti di queste manovre e si potrà porre un rimedio non basandosi più solo sul ribasso.

In noi c’è il naturale profondo desiderio di pace in tutti i campi e dovrebbe essere compito della politica farcela avere: naturale che ci piombi addosso una grave delusione nel constatare quanto questa pace sia mancata negli ultimi anni. E possiamo ancora dirci fortunati di non vivere le tensioni drammatiche di certe regioni dove gli egoismi sfociano nelle guerre civili.

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