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Apologie Paradossali

BRUSCAMENTE

COSTANTE PORTATADINO - 04/06/2021

brusca(O) Passiamo finalmente ad argomenti più leggeri? Magari non proprio piacevoli, per voi tifosi di calcio, come l’addio di Donnarumma al Milan? Ma non vi intriga anche la stranezza di tutti questi cambi di allenatori in Serie A?

(S) Mi spiace non essere d’accordo. Anche questa settimana ci sono argomenti ineludibili, ancorché ‘pesanti’.

(C) Per accontentare Onirio, anche solo parzialmente, introdurrò il tema di oggi a partire dal frivolo argomento di quanto succede intorno al mondo del calcio. Essendo un fenomeno di massa, spesso quanto accade nel mondo dello sport anticipa e illumina fenomeni sociali più rilevanti. Non vi deve stupire se il populismo dilagante in politica sia da un tempo ben più lungo visibile nel gioco del calcio, specialmente professionistico, ma non solo. Cominciamo da un dato di fatto: l’indebitamente delle società di calcio italiane è proporzionalmente peggiore di quello dello Stato. Domanda: a quale scopo? Non certo assicurare la salute dei partecipanti o le loro pensioni, la scuola per i figli, la creazione di posti di lavoro e tutte le necessità sociali. Il solo scopo è il prestigio personale dei gestori, che si ottiene accontentando o promettendo di accontentare i desideri di grandezza del ‘popolo dei tifosi’.

(S) Cosa che riesce quasi solo con i tifosi dell’Atalanta! Questa è l’unica società che da tempo non cambia allenatore.

(C) Infatti lo stravagante balletto con scambio di allenatori capitato quest’anno ha risparmiato pochissime squadre di serie A, anche alcune che avevano ottenuto risultati superiori alle normali o persino alle più rosee attese. Ma questo esempio mi serve per segnalare alcune caratteristiche di populismo all’italiana, che ritroviamo in settori ben più importanti in campo civile e sociale. La più saliente caratteristica del populismo è l’incontentabilità. Chi si mette a cavalcarlo (come fanno tutti o quasi i presidenti di società di calcio) impara a proprie spese (e che spese! Vero Moratti, Berlusconi, Agnelli?) che non c’è limite alla domanda di soddisfazione dei tifosi. Ma da quando ai presidenti-mecenati cominciano a sostituirsi le società di capitali e i fondi d’investimento, diventa difficile stare al gioco, quindi il capro espiatorio si sposta necessariamente verso il basso. Per qualche tempo i direttori sportivi faranno da mediatori e riusciranno a scaricare le colpe sugli allenatori e su qualche giocatore-simbolo. Poi il fenomeno potrebbe diventare ingovernabile, come lo fu al tempo degli hooligans. Non illudiamoci della attuale calma, dovuta alla chiusura degli stadi: il populismo diventato fanatismo ha una intrinseca carica di violenza, che non è altro che espressione di irrazionalità. La via d’uscita economico-finanziaria dai guai del calcio professionistico europeo, la famosa SUPERLEGA, da che cosa è stata bloccata, se non da un trionfante populismo, organizzato dai gruppi di tifosi “organizzati” (il bisticcio è voluto) che ha giustamente preoccupato i governi? Però li ha anche indotti ad appoggiare la posizione populista.

(S) Ma a quale più serio ed importante aspetto della società contemporanea vuoi paragonare quanto hai detto?

(C) Potrebbero essere parecchi, per questa volta ripropongo il tema giustizia, partendo dall’ondata di risentimento popolare insorta con la scarcerazione di Brusca. Sono sorpreso anch’io di trovarmi d’accordo totalmente con Violante e con il giudice Caselli. Potrei anche rincarare la dose. Pur capendo il risentimento dei parenti delle vittime, apprezzo moltissimo la posizione assunta dalla sorella di Falcone. Riporto da HuffPost l’intera dichiarazione: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Ogni altro commento mi pare del tutto inopportuno”.

“La stessa magistratura – ha spiegato Maria Falcone – in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato: non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili torni libero a godere di ricchezze sporche di sangue”.

Non sono invece affatto condivisibili e devono essere riportate a bieco populismo tutte le dichiarazioni scandalizzate di politici di destra e di sinistra, improvvisamente diventati ostili all’applicazione della legge. Non si capisce soprattutto su chi vogliano scaricare la colpa, non essendo in questo caso incolpabile la magistratura, che ha correttamente applicato una legge, che per anni tutti (loro compresi) abbiamo giudicato sia opportuna sia giusta. Per Enrico Letta è “un pugno nello stomaco”, per Matteo Salvini “non è giustizia”, per Giorgia Meloni “è un affronto per le vittime”. “Una vergogna senza pari” per la vicepresidente del Senato Paola Taverna Virginia Raggi, ambedue M5S, “inaccettabile” per Mara Carfagna. Dal Pd a Fratelli d’Italia, dalla Lega al M5S. Hanno ragione perché sono unanimi?

(O) Trascinato su un argomento così impegnativo, quando volevo stare su temi leggeri, al massimo ironici, non voglio fare nemmeno il minimo sforzo per capire i politici. Sembrano dimenticare il principio correttivo ed emendativo della pena, stabilito dalla Costituzione ed anche il dibattito europeo contro il cosiddetto ergastolo ostativo. Ma dimenticano anche, come ha spiegato l’ex-procuratore Caselli, che solo con queste specialissime misure è stato possibile colpire la mafia in modo veramente efficace, dall’interno. Vedo anch’io una diffusa irrazionalità nella reazione dei politici,incapaci di spiegare le ragioni della legge e della magistratura e preoccupati di anticipare, a costo di fomentarla, la reazione istintiva della gente comune.

(S) Va bene, d’accordo; però non vi pare che anche questo imbarazzo aggiunga argomenti alla tanto discussa riforma della giustizia, anche da noi unanimemente ritenuta indispensabile?

(C) Ogni giorno ci sono inchieste o sentenze che sembrano aggiungere argomenti alla necessità della riforma della giustizia. Oggi, per esempio, appare strano a persone non esperte di procedure giuridiche il contrasto tra la sentenza più che punitiva nei confronti dei titolari e dei gestori dell’ILVA e la remissione a piede libero di due degli indiziati dell’incidente, sicuramente doloso e finito in “strage”, della funivia del Mottarone.

(S) Bene, però non metto in discussione né il garantismo della GIP del caso Mottarone, né la severità dei giudici di Taranto. Prendiamo ad esempio il caso Vendola, all’interno del processo ILVA. La magistratura ha ritenuto scorretto un certo intervento dell’allora Presidente della Regione Puglia e lo ha condannato per concussione. Leggiamo come reagisce l’interessato nell’intervista al Corriere:

  1. “Vendola, oggi è toccato a lei, ieri è toccato a qualcun altro, domani toccherà a chissà chi: non pensa mai che la sinistra si sia troppo appiattita sulla magistratura in questo periodo? È un’obiezione che è stata rivolta più volte alla sua area politica”.
  2. «La giustizia è malata, la sua amministrazione è sempre più spettacolarizzata, la cultura delle investigazioni è in caduta libera, il circo giudiziario sta uccidendo il sentimento della giustizia. Questo è un problema per la qualità della democrazia. E la sinistra non può non prendere di petto questa questione».

(O) La riforma della giustizia è diventata la priorità politica. Purché non diventi una nuova palestra di populismo a buon mercato, come appariva quella proposta dal ministro Bonafede. Occorre grande competenza specifica, unita a buon senso e a sensibilità politica; qualità che sembrano appartenere alla Ministra in carica, a molti studiosi, in particolare ai membri emeriti della Corte Costituzionale che si sono espressi pubblicamente in questi mesi, ma purtroppo a pochissimi membri del Parlamento. Badate, poi, che la riforma della giustizia e in generale della pubblica amministrazione è la condizione necessaria per ottenere i fondi PNRR e soprattutto per non sprecarli. Non dimentichiamo che qui abbiamo portato esempi di diritto penale, ma la lentezza e il costo delle cause civili sono veramente un impedimento significativo allo sviluppo dell’economia della nostra Nazione in settori anche strategici.

(C) Abbiamo compreso che il virus del populismo, pericoloso almeno quanto quello del covid19, ha attaccato anche gangli vitali dello Stato e della società, soprattutto l’opinione pubblica. Comprendo anche che questa nostra presa di posizione può essere fraintesa, come se non vedessimo quale grande responsabilità morale pesi su coloro che hanno come compito la lotta alla mafia. Ma proprio per questo motivo, come non si possono ammettere facili ‘perdonismi’ per coloro che si sono macchiati di gravi delitti (non molto tempo fa ci siamo espressi contro un’opinione corrente che suggeriva di lasciar correre verso la prescrizione, a motivo del gran tempo trascorso, i delitti commessi dai terroristi rifugiati in Francia), così sarebbe deleterio per ogni futuro rapporto con collaboratori di giustizia, essenziali per la lotta alla criminalità organizzata, che lo Stato venisse meno oggi non ad un patto ma persino ad una sua legge. Proprio per l’efficacia della lotta ad ogni forma di criminalità organizzata, lo Stato non può venir meno a quanto stabilito per legge. Rimane necessario e doveroso attuare una stretta sorveglianza per impedire non solo che Brusca torni a delinquere, ma anche ad impedire che possa godere di beni illecitamente acquisiti e infine, non sembri paradossale, ma è importante ai fini della continuazione della lotta alla mafia, proteggere efficacemente il pentito, come è stato fatto durante la detenzione, per evitare che rimanga vittima di una vendetta dei suoi ex-compagni. La forza dello Stato è meglio che si manifesti in questi modi che non in altri, puramente vendicativi.

(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante

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