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Pensare il Futuro

EMISSIONI DA RIDURRE

MARIO AGOSTINELLI - 04/06/2021

shellSette gruppi ambientalisti hanno intentato una causa contro Shell nell’aprile dello scorso anno, per conto di oltre 17.000 cittadini olandesi. Il tribunale della capitale dei Paesi Bassi ha ordinato alla Royal Dutch Shell di ridurre le proprie emissioni del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019, in una sentenza storica.

Si tratta della prima sentenza che ordina a un’azienda di ridurre le proprie emissioni in linea con l’accordo di Parigi. Il risultato costituisce un precedente per future cause legali contro l’industria dei combustibili fossili e potrebbe scatenare un’ondata di contenziosi sul clima contro i grandi inquinatori.

Il giudice ha stabilito che l’attuale strategia climatica della Shell “non è abbastanza concreta e piena di avvertimenti”, aggiungendo che la major petrolifera ha “l’obbligo legale di ridurre le proprie emissioni in linea con gli obiettivi climatici internazionali”. In base a questa sentenza si è costituito un precedente secondo cui le aziende possono essere ritenute responsabili di aver causato un cambiamento climatico incontrollato e costrette a ridurre le emissioni in linea con gli obiettivi climatici globali. Ciò significa che Shell – che naturalmente ricorrerà in appello – deve riconsiderare i suoi piani di produzione di combustibili fossili.

Shell aveva già affrontato una crescente rivolta tra i suoi azionisti per il suo piano di riduzione delle emissioni durante la sua assemblea generale annuale la scorsa settimana. Una richiesta di riduzione delle emissioni aveva ottenuto solo il 30% dei voti.

Già gli organismi ONU per il clima avevano annunciato che nuovi progetti di esplorazione si sarebbero dovuti interrompere da subito, se il settore energetico vuole raggiungere le emissioni nette pari a zero entro il 2050. E non basta certo la scappatoia di piantare alberi (occorrerebbe un’area grande come l’intera Amazzonia!) per compensare le emissioni come invece ha annunciato la nostra ENI che vuole continuare bruciare metano sia nelle nuove centrali come Civitavecchia che per produrre idrogeno con sequestro di CO2 a Ravenna.

Già nel dicembre 2019, la Corte Suprema dei Paesi Bassi aveva ordinato al governo olandese di ridurre le sue emissioni di gas serra del 25% entro la fine del 2020, rispetto ai livelli del 1990, come sua giusta quota per affrontare il cambiamento climatico. La corte aveva stabilito che il governo olandese stava causando un “pericolo inaccettabile” ai suoi cittadini e aveva violato il suo dovere di assistenza nei loro confronti continuando a inquinare.

Niente di tutto questo accade in Italia, dove ENEL e soprattutto ENI, con il sostegno del Governo e dei piani nazionali sostenuti da denaro pubblico, stanno varando piani di rilancio del gas fossile, anziché di promozione sostitutiva di energie rinnovabili.

Anche sull’onda di questa straordinaria novità, in tutto il mondo si stanno muovendo azioni legali. L’emergenza climatica desertifica i nostri suoli, brucia i nostri boschi, divora le nostre coste, rovina i nostri raccolti, rende più difficile la vita nelle nostre città, trasforma i nostri fiumi e le nostre montagne in colate di fango. L’Italia è tristemente tra i Paesi che hanno registrato più vittime climatiche: eppure, di fronte ad un quadro così allarmante, lo Stato ha fatto ben poco per invertire la rotta.

Sabato 5 giugno si terrà la presentazione della prima causa legale a Roma con la mobilitazione di cittadini e associazioni davanti a Montecitorio ed un evento riservato alla stampa per presentare nei dettagli l’azione intrapresa in coincidenza con la Giornata Mondiale dell’Ambiente da centinaia di cittadini, supportati da associazioni ambientaliste e istituzioni scientifiche. La causa climatica è stata denominata Campagna Giudizio Universale e ad essa aderiscono oltre cento realtà a livello nazionale.

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