“Da quella curva spunterà/quel naso triste da italiano allegro/tra i francesi che s’inca****o/e i giornali che svolazzano”… i versi memorabili dedicati da Paolo Conte a Gino Bartali sono più che mai attuali per raccontare la surreale situazione creatasi tra Italia e Francia dopo la finale dell’Eurovision Song Contest 2021, tenutosi sabato 22 maggio a Rotterdam e che ha visto trionfare i Maneskin, gruppo rock con targa tricolore.
Sul filo di lana, anzi di televoto, i quattro ragazzi di Roma hanno infatti beffato la sofisticata cantante francese, Barbara Pravi, che con il pezzo “Voilà” aveva fatto il pieno di voti nelle giurie di qualità nazionali e già pregustava la vittoria.
Senonché, l’eterna rivalità che ci divide dai cugini d’oltralpe ha fatto il danno: complice una mossa “sospetta” del frontman dei Maneskin, Damiano David, che durante la serata si è chinato fino quasi a toccare con la faccia il tavolinetto davanti al divano su cui i musicisti erano seduti per assistere alla gara, sui social è subito rimbalzata la “fake news” che il nostro, razzente rocker belloccio e tatuato, unghie smaltate e orecchini ai lobi, amante dei tacchi vistosi e dei vestiti in pelle aderenti, abbia fatto uso di cocaina in eurovisione. Una performance che neanche Mike Jagger…
Comunque sia, da battutina sarcastica la voce della presunta “sniffata” si è ingigantita e ha preso consistenza, trasformandosi di minuto in minuto in slavina mediatica, infine ripresa e rilanciata da importanti giornali on-line francesi come Paris-Match che – evidentemente incattiviti per la vittoria sfilata sul filo di lana alla loro portabandiera – non hanno creduto vera la possibilità di gridare allo scandalo, al comportamento anti-etico, additando alla pubblica deplorazione l’incauto Damiano. Dalla Francia conduttori di grido e giornali popolari sono giunti a sollecitare l’intervento del presidente Macron e la squalifica dell’Italia, popolo – come si sa – di santi, poeti e tossicomani. E se alla vittoria dei quattro rocchettari capitolini si è preso la briga di dedicare un post persino Palazzo Chigi (che evidentemente ha finito di fare i compiti a casa sul Recovery Found e adesso ha tempo da perdere dietro una gara canora televisiva), fa letteralmente ridere che a prendere la parola, oltralpe, sia stato Sua Eccellenza il Ministro degli Affari Esteri francese in persona, Jean-Yves Le Drian, che ha fatto un bel fagotto di ogni dignità istituzionale da Giscard d’Estaing in poi, l’ha buttato nella Senna e dal Quai d’Orsay ha tuonato severo che “Ai quattro sia fatto immantinente il test antidroga, al fine di difendere la dignità dell’Eurovision!”. Test al quale peraltro il cantante dei Maneskin ha da subito accettato di sottoporsi con olimpica serenità, per fugare ogni dubbio, non bastando ai media e ai social – assetati di scandali – la sua piccata e convincente risposta in conferenza stampa. Alla domanda di un giornalista che gli chiedeva conto di cosa avesse fatto in quei tre secondi in cui le telecamere lo hanno mostrato chino sul tavolino della vergogna, Damiano ha infatti risposto senza tentennamenti: “Il mio amico ha rotto un bicchiere, stavo raccogliendo i cocci. Io non sono drogato, non faccio uso di droga, per favore non dite queste cose”.
In tempi di estrema attenzione al politicamente corretto, è tuttavia bastata la velenosa goliardata di qualche leone da tastiera “social” per sbattere sul banco degli imputati internazionale un ragazzo colpevole forse solo di essere un po’ estroso nel look (diciamo, compiutamente rock’n’roll) ma soprattutto di essere il responsabile – agli occhi degli amici francesi – di aver vinto in barba alla loro beniamina, cui non mancava niente per essere una perfetta Marianne canterina, dall’erre moscia al caschetto da Edith Piaf. Peccato che siamo nel 2021 e non in un romanzo di Simenon ambientato nel 1937.
Il concorsone canoro europeo, dopo anni di stanca televisiva – durante i quali l’Italia nemmeno partecipava – ha ripreso nell’ultimo decennio un certo posto nell’interesse dei telespettatori, anche grazie a un alto tasso di esibizioni alquanto estreme nel gusto (tutti ricordano ad esempio lo scalpore destato qualche anno or sono da Conchita Wurst, una concorrente trans che si presentò in scena con un vestito da Barbie e un pizzo nero degno di Capitan Uncino) e a una messinscena scenografica imponente e avanguardistica. Un allestimento così dispendioso che spesso si è detto che alcuni paesi non partecipassero per evitare il rischio di doverlo ospitare l’anno successivo, nel caso il proprio campione avesse trionfato nell’edizione precedente, così come recita il regolamento. L’Italia ha vinto l’Eurosong solo due volte: nel 1964 con Gigliola Cinquetti e poi, per la seconda e ultima volta fino a settimana scorsa, nel 1990, con la canzone “Insieme 1992” cantata da Toto Cutugno e dedicata all’Europa Unita. Il Toto nazionale aveva preso all’ultimo il posto spettante ai Pooh, quali vincitori del Festival di Sanremo di quell’anno, mentre l’anno prossimo – grazie alla performance vincente dei Maneskin – toccherà al Belpaese organizzare la nuova edizione dell’Eurovision Song Contest.
Sempre ammesso che la Francia – per lavare l’onta patita sabato, non decida di muovere la propria flotta, invadere la Sardegna e l’Elba e chiedere a Mario Draghi in riscatto la cessione del primo posto di quest’anno alla cantantina con l’erre moscia, beffata sul finale dai quattro bruti romani pieni di tatuaggi e coi capelli insopportabilmente lunghi.
Ma certo, se ce lo chiede l’Europa…
You must be logged in to post a comment Login