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Noterelle

EQUILIBRIO

EMILIO CORBETTA - 27/05/2021

omsChe botta! Un po’ di mesi fa le prospettive di vita erano molto più alte, poi è arrivato il Covid-19 che ci ha ridimensionato, mortificando enormemente le nostre aspettative di benessere, oserei dire di felicità. Figuriamoci nei paesi dove la vita è già corta, colma di suo di dolori e fatica.

Studiare l’andamento della vita nelle varie regioni del mondo non è facile, ma è molto intrigante e in fondo affascinante confrontare numeri e specifici diagrammi che sintetizzano i drammi dei miseri ammalati. Si scoprono molti errori commessi un po’da tutti noi, ma in particolare dai responsabili della vita delle nazioni loro affidate. Quello che lascia perplessi è l’incoscienza di quest’ultimi che vanno avanti a sbagliare come se nulla fosse: ignoranza? incoscienza? o addirittura criminalità subdola e perversa?

In questi giorni a Ginevra l’OMS ha presentato l’andamento della nostra salute correlata alla comparsa del Covid 19. I dati non sono completi perché di molte aree non si sa molto, tanto che, per avere una idea più reale della situazione, ci viene detto di moltiplicare quei dati per due o, meglio, per tre.

I dati più veritieri o attendibili sono quelli del Nord America e dell’Europa dove il virus ha “mandato al Creatore” rispettivamente un 45% in più in America Settentrionale e in Europa il 35% in più rispetto ai decessi degli anni precedenti. In America agli inizi della pandemia c’era Trump e tutti ricordiamo le scelte di politica sanitaria fatte da lui con una certa leggerezza mentre da noi ci furono incertezze iniziali drammaticamente diverse tra regioni e nazioni: non fu facile trovare la strategia giusta. In Inghilterra ad esempio inizialmente si ebbero comportamenti molto diversi e si parlò di “immunità di gregge” da raggiungere con certe scelte che furono forse ancora più spietate in Svezia rispetto alle nostre più prudenti. Ricordo i giudizi negativi nei nostri confronti espressi dai cugini europei quando furono prese certe decisioni dai nostri governanti di quei giorni.

L’OMS poi rileva l’azione negativa della patologia sulla economia, ma anche l’azione di quest’ultima sulla malattia stessa, che resta più devastante nelle regioni con quozienti economici più bassi.

Nel rapporto si parla naturalmente poi delle numerose altre patologie più o meno diffuse che minacciano la durata della vita umana e che si incrociano con questa pandemia: appaiono ancora importanti la tubercolosi, la malaria, l’AIDS (nonostante la possibilità di cura farmacologica, purtroppo molto costosa), il diabete in tutte le sue forme (anche se è più dominabile con le ultime tecnologie), l’ipertensione, le cardiopatie e infine il grande territorio delle neoplasie. Viene poi ribadito che un po’ tutti i popoli sono risultati impreparati ad affrontare questa infezione anche se la storia recente aveva evidenziato l’alta possibilità di eventi tragici come quello attuale e c’era stato l’invito a programmare “piani pandemici” potenzialmente capaci di prevenire e possibilmente fermare la comparsa delle pandemie stesse.

Per le molte e diverse motivazioni di molte aree, come detto, non abbiamo dati sicuri e frequentemente giunge notizia di varianti di questo virus che, per sua caratteristica, più si diffonde, più si replica e più muta. Di conseguenza permane il grande timore di ritrovarci nuovamente impotenti nei confronti della pandemia, nonostante la creazione miracolosamente veloce dei vaccini.

Ci viene ripetuto, erroneamente, che tutto ritornerà come prima ma è molto probabile che le precauzioni igieniche che abbiamo dovuto adottare in questi mesi dovranno essere mantenute nel tempo, magari con attenzioni diverse. Importante sarà avere la capacità di realizzare nuove strategie, nuovi accorgimenti tecnici (ad esempio nelle scuole purificare l’aria delle aule, sanificare ed ampliare i servizi igienici, modificare i punti di refezione ed altro) così da prevenire le occasioni di contagio, pur mantenendo attive le necessità sociali della vita in tutti gli aspetti, lavorativi, scientifici, di studio, culturali e quant’altro.

Certo è ben diversa la vita di una comunità che vive sotto la minaccia di una infezione rispetto a quella di chi è sicuro di essere protetto da qualunque pericolo: non il così detto “come prima”, (che ci ha fregati) ma dovrebbe essere un modo di vivere equilibrato e rispettoso di certe regole; questo il percorso che dovremmo fare per raggiungere una vera stabilità e sicurezza.

Una cosa non ci dicono le statistiche ed i grafici dell’OMS: che la terapia più vera, più valida, più necessaria è quella unica ed originale messa in atto sempre dagli esseri umani che si dedicano ad assistere i sofferenti. I piani pandemici non furono realizzati e, in modo incosciente, si cercò di risparmiare sulla sanità, principalmente penalizzando le così dette risorse umane, che se sono “forse” riducibili in altre attività non sono senz’altro sostituibili nella cura dei sofferenti, nemmeno ricorrendo al più sofisticato robot.

Importante necessità che la politica a tutti i suoi livelli (locale, regionale e nazionale) metta in atto misure difensive della nostra salute con uso equilibrato delle risorse economiche ed umane dando a ciascuna il suo reale valore.

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