Sarà presentato sabato 5 giugno (ore 16, Salone Estense di via Sacco, a Varese) il nuovo romanzo di Carlo Zanzi, ‘Sassolungo’ (Robin edizioni). Con l’autore, ne parleranno gli scrittori Fausto Bonoldi e Riccardo Prando.
È obbligatoria la prenotazione al link https://www.eventbrite.it/e/biglietti-sassolungo-di-carlo-zanzi-155764051471
Abbiamo incontrato il narratore varesino in Villa Toeplitz, a pochi passi dalla sua residenza. Zanzi vive a Sant’Ambrogio da quarant’anni, dopo aver trascorsi i primi cinque della sua vita in centro città e altri venti a Biumo Inferiore.
-Nel suo nuovo romanzo un capitolo è ambientato proprio qui, nella residenza dei Toeplitz…
“Sì, siamo fra le due guerre, la villa non è ancora parco pubblico ma è la lussuosa abitazione di Giuseppe Toeplitz e della moglie. Molte pagine del mio romanzo sono ambientate a Varese. Non inganni il titolo, che fa pensare ad un romanzo di montagna. Certo, il Sassolungo c’è, anche le Dolomiti della Val Gardena e una parte della narrazione scorre fra i monti, ma lo definirei un romanzo prettamente varesino, la storia di Luigi Frigerio, che si snoda dal 1910, anno della sua nascita, al 1987, momento importante della sua vita”.
Ha già scritto molti romanzi ma questo è il primo che si dilata in un periodo così lungo, ottant’anni.
“È vero, ed è anche il primo, insieme a ‘Luzine’, che ha richiesto la lettura di alcuni testi. Per ‘Luzine’ avevo fatto tesoro soprattutto della narrativa di Ismail Kadarè, qui ho letto saggi storici, diari e, importante, la testimonianza orale di varesini d’antan. Ma non è un romanzo storico in senso stretto, è soprattutto una storia familiare, con un’attenzione particolare al rapporto nonno-nipote, Battista e il nipote Bruno, Luigi e il nipote Marco”.
-Sappiamo che anche lei è nonno, quindi non parla per sentito dire…
“Quando sono diventato padre per la prima volta, nel 1985, ho scritto ‘Papà a tempo pieno’, un diario che raccontava quella mia nuova, coinvolgente esperienza. Quando sono diventato nonno di Rebecca Zoe, nel 2013, non pochi hanno ammesso di aspettarsi da me un secondo diario, Nonno a tempo pieno. Ho risposto che un’esperienza tanto importante e ricca come l’essere nonno avrebbe trovato senz’altro spazio nella mia scrittura, ma non in un diario. Pensavo ad un romanzo, e così è stato. Ovviamente non è la mia storia di nonno, ma quelle emozioni ci sono tutte”.
-Storia familiare senz’altro, ma abbiamo colto una particolare attenzione, diremmo affezione per Varese, la sua città, descritta con precisione nella sua evoluzione storica: la grande Guerra, il fascismo, la Seconda Guerra Mondiale, la ricostruzione, la ripresa economica…
“Amo Varese e non l’ho mai nascosto. Soprattutto nella prima parte è frequente l’uso dei dialoghi nel nostro dialetto. Sentivo importante per me lasciare una testimonianza scritta della sua storia, di quella che ho letto e ascoltato da altri e di quella che ho anche vissuto, a partire dagli anni Sessanta. L’ho fatto con lo strumento che prediligo, la narrativa”.
-E poi c’è la montagna, un’altra sua passione…
“Non disdegno certo il mare, ma non nascondo che mi trovo più in sintonia con i panorami della montagna. Frequento da anni le dolomiti della Val Gardena, uno scrittore di romanzi deve per forza ancorarsi a luoghi che conosce, per risultare più credibile. Ma in ‘Sassolungo’ non ci sono solo le Dolomiti, abbiamo anche le nostre Prealpi. Il romanzo si chiude proprio sul mio amato Campo dei Fiori”.
-Leggendo questo suo nuovo lavoro viene spontaneo domandarsi quanto ci sia di vero, di storicamente inappellabile, quanto di verosimile e quanto di inventato…
“In quarta di copertina si legge che la vicenda narrata scorre nel gioco di realtà e fantasia, storia ed invenzione. È così. Abbiamo fatti veri, altri che hanno un fondamento di verità ma sono liberamente adattati e altri di pura invenzione, ma sempre verosimili. Il lettore deve essere avvertito: non è un libro di storia. C’è la libertà della fantasia, ci sono personaggi realmente esistiti, qualcuno lo si può ancora incontrare camminando sotto i portici, altri che sono un mix di più vite e altri che non sono mai nati”.
-E poi, in molti passaggi, abbiamo la presenza di Dio, la domanda su Dio, il Suo mistero…
“La fede in Dio, pur nel dubbio e nella fatica quotidiana per accettare ciò che si spera ma non si conosce, mi costituisce. Non potrei non parlare di Dio. Un romanzo è sempre incompleto ma un romanzo senza Dio sarebbe, per me, davvero mancante. Uno può crederci o non crederci ma non può ignorarne la presenza, non può sfuggire al desiderio di trascendenza, alla nostalgia di infinito. Non posso fare a meno di Dio in ciò che scrivo perché non posso farne a meno nella mia vita”.
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