Pare sia nata una nuova figura professionale, quella del Covid manager. Cioè chi si impegna per aiutare gli altri a organizzare eventi, attività, giornate particolari, come cerimonie nuziali, di festeggiamento laurea, compleanni, viaggi e quant’altro, all’insegna del distanziamento e dell’osservanza delle regole anticontagio. Addirittura ne pare previsto l’impiego da imprescindibili disposizioni superiori.
Bisognerebbe immaginare trattarsi di un’attività provvisoria. Via il Covid via il manager, libero di organizzare altro. Ma forse vale la pena rifletterci sopra. Se è vero che, fossimo tutti disciplinati e organizzati al meglio, potremmo farne a meno in partenza, è sacrosanto invece rendersi conto che c’è, e ci sarà, sempre chi ha bisogno dell’imbeccata altrui e soprattutto delle regole imposte. Pensiamo a bar e ristoranti: negli anni ci siamo tutti accorti come, in spazi anche ristretti, i tavolini tendessero a duplicarsi, triplicarsi, e via dicendo col passare del tempo. Mentre i tempi di conversazione, dopo la cena, fossero ridotti ai minimi termini, quasi una catena di montaggio. Un turno via l’altro, il cameriere che toglieva il piatto non ancora del tutto vuoto. Sguardi impazienti, occhiate oblique del titolare se la chiacchiera scaldava trappo a lungo l’atmosfera. Cedevamo tutti a quei ritmi, ai contatti gomito a gomito, alle voci che arrivavano da ogni dove impedendoci di trascorrere una serata serena, ai latrati e brontolamenti dei cani, confinati sotto i tavoli. Chissà se quei ristoratori che facevano turni snervanti hanno riflettuto un po’, se il tipo di organizzazione imposto in una pizzeria, o ristorante, fino all’altro ieri non dovrà essere oggetto di revisione anche quando questa pandemia ci lascerà.
A ben guardare, già ora che la presa s’è allentata, il vizio dell’”appiccicamento” prosegue imperterrito. Fate scivolare lo sguardo sui tavolini. All’aperto o al chiuso è – e sarà ancora – quasi sempre, come prima.
Incuriosisce particolarmente del Covid Manager la sua presenza in occasione delle cerimonie di nozze. Sapevamo dei Wedding Planner -come Enzo Miccio, avete presente? Saranno forse loro a svolgere il doppio ruolo?
Molti matrimoni, ci informano, sono stati già rinviati a causa della pandemia. Gli sposi di oggi però sanno attendere, anche perché normalmente convivono già: ma se ci sarà un Wedding planner patentato Covid manager sarà un vera figata!
Con le dovute distanze ci sarà tutto ma proprio tutto per gli sposini che reclamano l’emozione: tavolate pantagrueliche, balli con l’orchestra, torte a dieci piani, fuochi d’artificio. E, dulcis in fundo, il viaggio sarà finalmente possibile col patentino della regione (speriamo arrivi anche qui) e le Maldive saranno pronte ad accoglierli: senza la museruola della mascherina. In un albergo a cinque stelle -è d’obbligo- con centro benessere e ogni comfort.
Se si pensa a quei disgraziati sposini del dopoguerra… I loro bisnonni: che, pur di non rimandare le nozze, rinunciavano a tutto. Persino all’abito bianco e al macchinone infiocchettato.
L’aperitivo lo facevano in casa tra parenti stretti, la cerimonia in chiesa: coi soli testimoni e i genitori dai capelli imbiancati. Poi finalmente, c’era il premio del sospirato viaggio di nozze,
La luna di miele si consumava quasi sempre sul lago, come Renzo e Lucia. La sera la vedevano risplendere, dalla finestra che inquadrava le acque azzurre del Verbano o del Lario. Piena e sorridente, dardeggiava la sua luce dorata sul raso della testiera.
Si chiamavano Maria e Carlo, ma gli pareva d’essere Marc e Belle, annegati nel Bacio di Chagall.
Cominciava proprio così un matrimonio, che – spesso – durava per sempre.
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