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Opinioni

NASCITE FIRST

ROBI RONZA - 21/05/2021

crisiPerché la crisi demografica, ossia il problema politico n.1 non solo del nostro Paese ma del nostro tempo, giungesse finalmente sulle prime pagine dei giornali c’è voluto il Papa. Ciò che molti altri commentatori amano dire, che Francesco sia cioè l’unico vero statista oggi sulla scena, a me non piace. Sono convinto che ciò che più conta per tutti, e non solo per i cristiani, è il suo essere pontefice; e che il riconoscimento del suo primato in quanto statista dovrebbe innanzitutto interrogare coloro che statisti dovrebbero essere, come direbbe il poeta, “in grazia dell’impiego”. Detto questo, c’è voluto lui perché in un editoriale del Corriere della Sera si potesse leggere che “Per un Paese in recessione demografica, la crescita necessaria a sostenere il debito pubblico più alto della sua storia diventa una chimera”. Per leggere poi notizie sugli Stati generali della Natalità, che l’intervento di Papa Francesco ha portato alla ribalta, si doveva arrivare alla pag. 21 nella sezione «Cronache», ma per una questione che il pensiero unico sistematicamente censura è già un bel balzo in avanti.

Fino a qualche giorno prima i segnali di attenzione per l’evento — che ha avuto luogo a Roma per iniziativa del Forum delle Associazioni familiari — erano minimi. Si aveva notizia di possibili interventi di saluto della sindaca di Roma Virginia Raggi e del presidente del Lazio Nicola Zingaretti mentre solo la presenza della ministra senza portafoglio per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, avrebbe salvato, ma al minimo livello, gli Stati generali dal rischio di venire percepiti e valutati come un evento di rilievo poco più che regionale. La notizia che i lavori sarebbero stati aperti dal Papa ha fatto saltare il tappo anche perché ha reso inevitabile l’intervento del premier Draghi che nella circostanza ha fatto un discorso non formale ribadendo l’impegno del suo governo a introdurre l’”assegno unico” per ogni nuovo nato.

Adesso si tratta di vedere se e quanto verrà di nuovo stesa una coltre di silenzio sul problema che peraltro è grave non solo in Italia (dove tra il picco storico del 1964 e il 2020 la natalità annua si è ridotta di oltre il 60 per cento, da 1.016.120 a 404.104 nuovi nati). Si nasce sempre meno un po’ ovunque, sia nel resto dell’Europa che nell’insieme del mondo, Americhe e Cina comprese, con la sola grande eccezione dell’Africa. Eppure non ci vuole poi chissà quale testa per capire il motivo molto semplice per cui in ultima analisi la caduta della natalità ha effetti perversi: siccome (almeno finora) al ridursi del numero dei nuovi nati non possono corrispondere proporzionate fucilazioni in ogni altra classe anagrafica, gli anziani tendono a diventare assai più numerosi dei giovani. Quindi la piramide demografica rischia di rovesciarsi con catastrofiche conseguenze sul piano sia sociale che economico.

Resta da vedere fino a quando la drammatica realtà di tale crisi continuerà a venire efficacemente annebbiata e sommersa dalla cultura neo-malthusiana tuttora predominante nelle agenzie dell’Onu e nelle élite che governano le grandi multinazionali della comunicazione, ossia gli attuali registi di quel «pensiero unico» che poi ogni giorno ci viene rovesciato sulla testa dalle radio e dalle Tv, non solo nei notiziari ma anche nei mille rivoli delle trasmissioni di intrattenimento. E dai nuovi grandi imbonitori che dilagano sulle reti sociali (social).

www.robironza.wordpress.com

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