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Fisica/Mente

ANDIAMO ALL’OSSO

MARIO CARLETTI - 14/05/2021

osteoporosiGià l’etimologia del nome osteoporosi porta con sé la spiegazione. Infatti poros in greco indica un tipo di pietra da costruzione con caratteristiche di scarsa compattezza, poco resistente, tenera, non molto adatta a sostenere carichi pesanti.

Affiancata ad osso ci sta pertanto ad indicare una situazione per cui una delle caratteristiche del tessuto osseo maggiormente note, cioè la resistenza, sia venuta meno.

Un po’ più complicato invece capire i meccanismi perché bisogna soffermarsi sulla struttura dell’osso e capirne le basi funzionali.

L’osso innanzitutto è un tessuto che, a differenza di come possiamo immaginare, non è affatto statico nell’arco della vita ma anzi è uno di quelli maggiormente attivi dal punto di vista metabolico.

Facile capirlo se ci rendiamo conto di come possa variare in modo relativamente rapido durante il periodo della crescita ma anche di quanto poco tempo abbia bisogno per rigenerarsi dopo un evento traumatico (frattura).

Non solo ma è anche generalmente noto che in caso di mancanza di carico (allettamento prolungato, mancanza di gravità) od in situazioni patologiche conosciute come carenze vitaminiche (vitamina D) o alimentari (calcio), la resistenza del tessuto cali di molto esponendo più facilmente lo scheletro a lesioni.

Il tessuto osseo ha non solo funzione di sostegno e protezione ma è anche uno straordinario deposito di sali minerali ed in modo particolare di calcio e fosforo. Il 90% per cento della sostanza extracellulare dell’osso infatti (il 10% è acqua) è mineralizzata, rappresentata per i 2/3 da fosfato di calcio.

Possiamo distinguere nell’osso per rendere più semplice la comprensione due grandi famiglie di cellule: gli osteoblasti che depositano il tessuto osseo e gli osteoclasti che lo riassorbono.

Esse sono in attività per tutta la vita con equilibri diversi a seconda di età, sesso, dieta e soprattutto risposta a diversi stimoli (la maggior parte ormonali) che ne influenzano il metabolismo.

Vale la pena di ricordare che il calcio è lo ione fondamentale per le membrane cellulari che lo utilizzano come messaggero in molteplici situazioni: l’osso è la più importante banca del calcio del nostro organismo, con sportelli sempre attivi per versamenti o prelievi.

Variazioni eccessive delle concentrazioni di questo ione sono incompatibili con la vita umana, ovvio quindi che i controlli regolatori messi in atto siamo precisi ed efficaci.

Sono anche molto complessi perché richiedono l’intervento di ormoni prodotti da ghiandole diverse.

In generale un corpo di un giovane adulto contiene mediamente poco più di un kg di calcio ed il 99% è nelle ossa (il resto nei denti e nel plasma). Il calcio viene assunto con la dieta (presente al 27% nel formaggio, al 18% nel latte scremato, al 7% in alcuni vegetali etc etc), assorbito nel tratto gastrointestinale e distribuito poi tramite il circolo cardiovascolare ai tessuti. Senza la vitamina D il calcio non può essere assorbito dall’intestino. Il calcio è poi eliminato sia tramite le feci che tramite l’urina ed anche questo passaggio è sottoposto a regolazione ormonale.

Tra i fattori più importanti della regolazione spiccano il paratormone, la vitamina D e la calcitonina.

Il primo è un ormone prodotto dalle paratiroidi piccole ghiandole situate anatomicamente vicino la tiroide quindi all’altezza del collo anteriormente. Agisce sulle ossa favorendo il riassorbimento (stimola gli osteoclasti), stessa azione sul rene, aumenta l’assorbimento intestinale di calcio è quindi una risposta alla diminuzione di calcio nel plasma.

La vitamina D viene sintetizzata nella pelle grazie allo stimolo dei raggi ultravioletti del sole e può essere assunta con la dieta (olio di fegato di merluzzo, trota, salmone, pesce spada, sgombro, uova, latte, fegato etc etc). È liposolubile e viene immagazzinata nel fegato dal quale è poi messa in circolo al bisogno.

La D 3 (la più importante) viene convertita nella forma utile grazie ad un primo passaggio nel fegato e successivamente attivata nel rene, favorisce l’assorbimento del calcio dall’intestino, dalle ossa e dal rene.

Infine la calcitonina prodotta dalla tiroide che ha una azione contrastante il paratormone.

Sempre sul metabolismo osseo agiscono gli ormoni femminili (estrogeni) e maschili (testosterone), il carico (attività fisica), le radiazioni ionizzanti (lunghe esposizioni), alcuni farmaci, alcune difficoltà patologiche dell’assorbimento (celiachia) o l’estrema magrezza (anoressia).

Facile quindi comprendere quanto sia complicato il mantenimento di una corretta omeostasi del calcio e relativamente comune incorrere in una osteoporosi in situazioni particolari di genere ed età (80% stimato di donne in menopausa).

Le conseguenze dell’osteoporosi sono le fratture ossee da fragilità che hanno un costo sanitario e sociale molto importante.

La diagnosi viene generalmente fatta con gli esami ematochimici e con misurazioni tecnologiche della densità minerale ossea (Bone Mass Density/ DEXA-dual energy x-ray absorptiometry), questo perché la patologia è spesso asintomatica.

Ciò premesso quindi cosa fare per prevenire l’osteoporosi?

Dieta equilibrata, assunzione di calcio e vitamina D, limitare uso del sale (aumenta eliminazione del calcio con le urine), stili di vita attivi e corretti (peso ideale/attività motoria/vita all’aperto).

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