Anni fa, al castello di Malpaga sito in provincia di Bergamo, era stata allestita una mostra di mosaici romani provenienti dalla Giordania. Come mai una mostra così da noi? Scambio culturale tra i nostri paesi? Erano opere stupende, con sfumature bellissime delle tessere marmoree, ma i volti delle figure erano stati cancellati sconvolgendo l’ordine delle tessere stesse. Perché questa manomissione? Dopo i romani in quelle terre erano giunti gli iconoclasti mussulmani che, mettendo in atto le loro credenze, compirono quel gesto per noi incomprensibile. Valeva davvero la pena di andare a quel castello, sia per apprezzare la bellezza del castello stesso che per ammirare quei mosaici mutilati che con un po’ di fantasia potevi comunque ricomporre.
Io ricordo bene quella mostra per un motivo soprattutto, perché la posizione adeguata delle tessere sottolineava la trasmissione del messaggio loro affidato. Le figure dei personaggi apparivano perfette, mentre i volti erano praticamente scomparsi per il disordine con cui le tessere erano state rimesse. Tutti sappiamo che tessere di un mosaico mal posizionate sono brutte, ma in quelle immagini il contrasto era talmente netto da provocare sentimenti opposti, di reazione come detto sopra ma anche positivi perché stimolavano la fantasia.
In questo momento di ricordo, il gioco si sta ricomponendo e mi vien da dire, arrampicandomi un po’ sui vetri, che, se considerassimo ogni tessera come una parte della nostra società, potremmo pensare che gli ex volti definiscono lo stato confuso della realtà in cui noi viviamo. Ogni tessera un movimento politico, un partito, una Onlus, un gruppo religioso, una ideologia che, se poste in armonia, compongono una immagine bella, attraente, utile per le tessere stesse e per quelli che ammirano l’opera d’arte. In poche parole: dove c’è armonia tutti ci guadagnano. In effetti le società dove tutti collaborano sono più belle, meglio vivibili, più rassicuranti rispetto a quelle caratterizzate da tensioni reciproche che in definitiva allontanano dai problemi senza risolverli, anzi creandone di nuovi.
L’immagine descritta può non piacere, ma anche il modo in cui viene condotta la “governance” della nostra società non è affascinante, anzi molti si allontanano dalla politica per la grande confusione che percepiscono nell’ascoltare i discorsi fatti, ripetuti in modo petulante, ossessivo ma disordinati.
La nostra vita politica può apparire affascinante vista da lontano: una bella presenza nel suo insieme. Bella figura aitante, con abiti splendidi dai colori e dalle sfumature armonicamente attraenti, ma quando arrivi al punto cruciale dell’immagine, ossia il volto, non capisci più nulla: delusione. Come nelle figure esposte al castello, qui di proposito si crea la confusione, voluta anche perché se è facile esporre il contenuto di una singola tessera, molto più difficile è parlare, proporre, discutere, realizzare l’armonia dell’insieme. Non dimentichiamo poi che possono esserci tessere “brutte di loro” che nel gioco dell’opera servono a sottolineare certi particolari, ma che, considerate singolarmente, sono dolorose, come certi aspetti della nostra società, come la criminalità organizzata, i grandi evasori, gli spacciatori di droghe e molto altro.
Nella nostra società poi sono presenti pure i grandi temi a cui siamo incapaci di dare una soluzione valida: l’immigrazione, ad esempio. Sembra facile risolverlo erigendo muri, steccati, filo spinato ma il problema resta lì, immutato, con immense sofferenze dei protagonisti di tutte le età e di tutti i generi. Molto più difficile è andare all’origine che causa l’immigrazione ossia la miseria, la fame, le malattie, la disoccupazione, la guerra. Tutto spinge a fuggire dai territori dove si è nati, dove è costantemente presente la morte con infinite sofferenze.
Facile dichiarare che difendo la mia patria, il mio paese, chiudendo o abolendo i centri di raccolta dove purtroppo proseguono, anche se attenuate, le sofferenze dei sopravvissuti alle traversate su barche fatiscenti o gommoni assemblati in Europa, ma resi insicuri perché sovraccarichi. Si fugge da territori dove criminali attentati fanno stragi a livello di popolazioni scolastiche di studentesse innocenti desiderose di avere quella cultura che aiuterebbe ad alzare il livello della qualità della vita. Si fugge dal continuo crepitare delle armi criminalmente vendute di contrabbando e messe nelle mani di ignoranti che si credono invincibili con in mano quegli strumenti di morte. Si fugge perché la violenza impera.
Sì, ma cascano in una società dove si inneggia alla libertà calpestando le elementari norme d’igiene capaci di frenare la diffusione di germi e microbi per dedicarsi al consumo di aperitivi e prelibatezze preludio di altri pericolosi incontri e sostenendo che quei comportamenti risolvono la crisi economica causata dalla pandemia.
Una società dove pare che unica forza economica siano i servizi terziari dei bar e ristoranti e non le fatiche dei lavoratori della Sanità o delle industrie manifatturiere dove è in continuo agguato l’infortunio sul lavoro.
Una società dove si ripete in modo incosciente che con la vaccinazione tutto tornerà come prima, mentre la verità è che la guardia di difesa dal virus dovrà durare anni.
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