Scatta sabato 8 maggio da Torino il Giro d’Italia numero 104 che si concluderà a Milano, in piazza del Duomo, il 30 maggio. Sono in programma 3479,9 chilometri distribuiti lungo 21 tappe, con due giorni di riposo (martedì 18 e 25 maggio).
Al via 23 squadre con un totale di 184 corridori (8 per ciascuna formazione).
La “corsa rosa” di quest’anno festeggerà in vari modi, soprattutto con arrivi di tappa dedicati, i 700 anni dalla nascita di Dante Alighieri e i 100 anni dalla nascita di Alfredo Martini e poi i 160 anni dell’unità d’Italia.
Un omaggio anche allo stesso Giro d’Italia, che 90 anni orsono, nel 1931, fece indossare per la prima volta al capoclassifica la caratteristica maglia rosa.
Non si mancherà poi di rammentare, con due arrivi di tappa, che Gorizia e Nova Gorica saranno capitale della Cultura europea nel 2025 e che a Cortina (in condivisione con Milano) si svolgeranno le Olimpiadi invernali nel 2026.
Sono due le tappe a cronometro in programma: la prima, molto breve (8,6 km.), a Torino nel primo giorno di gara e l’ultima da Senago a Milano (30,3 km.) nell’ultimo giorno di gara.
Sono invece otto gli arrivi in salita ed è facile immaginare che saranno proprio questi a determinare il vincitore finale della gara. Il primo è in programma già nella 4a tappa, da Piacenza a Sestola lungo 187 km.
La prima tappa davvero impegnativa sarà invece la 6a, dalle Grotte di Frasassi a San Giacomo di Ascoli Piceno (160 km.), con 3600 metri di dislivello e un’ascesa finale di circa 15 chilometri.
Anche la 9a tappa, da Castel di Sangro a Rocca di Cambio, non scherzerà affatto: 3400 metri di dislivello complessivi e di nuovo arrivo in salita.
Anche l’11a tappa (dopo il primo giorno di riposo, si va da Perugia a Montalcino) e la 12a tappa (Siena-Bgno di Romagna) sembrano assolutamente impegnative.
La 14a tappa, in calendario sabato 22 maggio, prevede la scalata al Monte Zoncolan, ascesa mitica nella storia recente del Giro d’Italia, mentre la 16a frazione, da Sacile a Cortina (lunedì 24 maggio), è unanimemente riconosciuta come la più dura di questo Giro d’Italia con i suoi 5700 metri di dislivello e alcune della salite che hanno fatto la storia di questa corsa: Crosetta, Fredaia, Pordoi (Cima Coppi di quest’anno con i suoi 2239 metri) e Giau!
Dopo il secondo giorno di riposo, in calendario il 25 maggio, si riprende a scalare con l’inedito arrivo a quota 1275 di Sega di Ala dopo una durissima salita di circa 11 chilometri appunto mai percorsa prima nella storia del Giro d’Italia; in precedenza, però, i corridori dovranno scalare anche il Passo di San Valentino.
Dopo l’ultimo “intermezzo” dedicato ai velocisti, nella frazione da Rovereto a Stradella (231 chilometri, la più lunga del Giro), si riprenderà a salire nella 19a tappa, da Abbiategrasso all’Alpe di Mera, per un altro arrivo del tutto inedito: i corridori scaleranno il Mottarone e il Passo della Colma per poi affrontare l’erta conclusiva che sale da Scopello per quasi 10 chilometri con pendenze ragguardevoli, attorno al 10%.
Le ultime ascese sono in programma nella 20a frazione, da Verbania a Valle Spluga-Alpe Motta, che prevede anche uno sconfinamento in Svizzera: si tratta dell’ultimo arrivo in salita, preceduto però dai passi di San Bernardino e dello Spluga, prima della salita finale a quota 1727 lunga 7,3 chilometri.
L’ultima tappa, domenica 30 maggio, prevede una cronometro del tutto pianeggiante che scatterà da Senago per concludersi nel cuore di Milano, in Piazza del Duomo.
Favorito d’obbligo per il successo finale sembra il colombiano Egan Bernal (Ineos Grenadiers) al quale potrà dare filo da torcere il britannico Simon Yeates (Team BikeEchange). Solo un gradino più sotto troviamo lo spagnolo Mikel Landa (Bahrain Victorious), il russo Aleksandr Vlasov (Astana-Premier Tech), il britannico Jai Hindley insieme con il compagno di squadra, il francese Romain Bardet (Team DSM), ma anche l’irlandese Daniel Martin (Israel Start-Up Nation, vincitore della Tre Valli Varesine nel 2010), lo spagnolo Marc Soler (Movistar), il portoghese Joao Almeida (Deceuninck Quick Step) e il britannico Hugh Carthy (EF Education-Nippo).
Incognite tutte da decifrare lo spagnolo Pello Bilbao, l’olandese Baukke Mollema, il tedesco Emanuel Buchmann e soprattutto il belga Remco Evenepoel, al rientro dopo la drammatica caduta al Giro di Lombardia dello scorso 15 agosto, che provocò al ventunenne fuoriclasse la frattura del bacino e la perforazione di un polmone.
E gli italiani? A tenere alto, con grande difficoltà, l’onore dei ciclisti azzurri ci saranno gli eterni Vincenzo Nibali (classe 1984) della Trek-Segafredo (con il compagno di colori Giulio Ciccone) e Domenico Pozzovivo (1982, Qhubeka Assos), oltre a Davide Formolo (UAE Emirates).
Nella “corsa rosa” che vide l’indunese Luigi Ganna primo vincitore nel 1909 non saranno in lizza tutti e tre i professionisti che la nostra provincia è in grado di esprimere in questo momento: saranno della partita il tainese Alessandro Covi (1998, UEA Emirates) e il besnatese Edward Ravasi (1994, Eolo-Kometa).
Al palo, invece, il portoceresino Luca Chirico.
Covi e Ravasi sperano di trovare spazio e di emergere, reduci il primo da qualche buon piazzamento e il secondo da quattro stagioni di esperienza tra i professionisti ma anche di sacrificio in una squadra importante (la stessa che oggi è di Covi): la speranza è sempre l’ultima a morire…
Però sono davvero lontani i tempi non solo di Alfredo Binda, vincitore del Giro d’Italia nel 1925, 1927, 1928, 1929 e 1933, ma anche di Stefano Garzelli (2000) e di Ivan Basso (2006 e 2010), per non dire di Contini e Chiappucci. Chissà, forse un giorno Varese tornerà a essere protagonista.
You must be logged in to post a comment Login