Se ne parla da tempo ma, per il momento, tutto è rimasto allo stato embrionale come ogni faccenda che riguarda l’ippica: si vagola lentamente (troppo) tra un programma e l’altro. Quello di cui si va parlando concerne il varo di un contratto tra ippodromi ed enti ippici che porterebbe ad una sorta di classifica tra i vari ippodromi.
Qualcosa del genere, per la verità, già esiste. Sulla base della situazione attuale, Varese sarebbe – all’incirca – al quarto posto dopo Milano, Roma e Pisa. Il che, tutto sommato, in una graduatoria approssimativa – sia ben chiaro – basata sull’importanza degli eventi messi in programma dai singoli ippodromi, potrebbe anche considerarsi esatto. Varese, infatti, quanto a livello qualitativo di corse non può, certo, competere con gli altri tre campi di gara soprattutto con Milano e Roma.
Il nuovo programma (o nuovo contratto) prevederebbe, però, una classificazione basata su criteri, appunto, diversi che abbiano a valutare l’importanza dell’ippodromo non solo considerata isolatamente ma rapportata al settore ippico nazionale. Sulla base di tale criterio, appunto, sarebbe quantificato l’apporto economico che verrebbe messo a disposizione, dagli organi competenti, per il singolo ippodromo.
Non è tanto facile, peraltro, intuire come i parametri per una classificazione possano prescindere, più di tanto, dagli attuali, cioè dalla qualità delle attrezzature e della pista, entità del gioco, importanza delle corse in programma, numero di spettatori.
Dunque se i parametri resteranno gli stessi la classifica degli ippodromi non potrà non rimanere tale e quale è attualmente. A meno che non si ammetta di avere sbagliato tutto trascurandosi – così come si è fatto sinora – di rilevare, per esempio, che, a Varese, l’entità del gioco è superiore (o, comunque, non inferiore) a quella di Milano, Roma o Pisa e altrettanto dicasi per il numero di spettatori.
E se ciò fosse preso in considerazione non si vedrebbe perché le Bettole – rapportate all’intero settore nazionale – dovrebbero subire minore valutazione d’altri impianti meno produttivi. Soprattutto non si capirebbe perché l’ippodromo varesino dovrebbe continuare a godere, in minor misura di altri, di stanziamenti economici che, sono, in definitiva, quelli stessi che, se erogati in cifra adeguata, consentirebbero alla “Varesina” di allestire programmi dotati di premi di maggior consistenza con ovvia partecipazione di soggetti di categoria più qualificata.
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