Dimmi come si festeggia una ricorrenza e ti dirò che Paese sei.
Se non fosse troppo provocatorio si potrebbe applicare questa variante al celebre detto per le celebrazioni dei cento anni, portati benissimo, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, chiamata con semplicità, quasi amichevolmente, Cattolica.
Tralasciando i ricordi personali di molti laureati, anche varesini, festeggiarla significa ripercorrere un secolo di storia culturale e riflettere sulla lungimiranza di quel lontano progetto educativo.
Ma partiamo dalle celebrazioni, numerose e varie, che sono culminate con due giornate: 13 aprile, inaugurazione dell’anno accademico 2020-21, e domenica 18 aprile, novantasettesima Giornata dedicata all’Università. Pur anomala – a causa anche della pandemia – la data dell’inaugurazione dell’anno accademico, in piena attività già da settembre, è stata ricca e significativa perché – di fatto – ha rappresentato l’avvio delle celebrazioni per ricordare la fondazione dell’Università, 7 dicembre 1921. E come recita lo spot sul sito della Cattolica, il centesimo compleanno è “l’inizio di un’avventura appena iniziata”. Sergio Mattarella, in video collegamento dal Quirinale, ha sottolineato il valore fondamentale di essere comunità, soprattutto durante l’emergenza che stiamo vivendo. Rivolgendosi al Rettore Franco Anelli ha ricordato come “il contributo della vostra università, che ha recato e che continua a recare al nostro Paese per la sua vita e per la sua crescita, è stato di grande rilievo”. Omaggio che ben sintetizza il ruolo anche sociale dell’Università.
Funzione fondamentale e specifica ma mai abbastanza sottolineata. E non è casuale il motto dell’Università del Sacro Cuore, Nel cuore della realtà. Un richiamo non solo alla regalità di Cristo, che trascende i tempi, ma anche al valore più profondo e autentico dello studio, della ricerca e della formazione integrale. Mai come ora nell’illusione totalizzante dell’homo tecnologicus pensare alla formazione in termini non esclusivamente specialistici è una sfida irrinunciabile.
Per questo è giusto ricordare che la Cattolica fu istituita grazie ad una idea coltivata per anni dall’economista e sociologo Giuseppe Toniolo, morto nel 1918 e beatificato nell’aprile del 2012.
Nel clima culturale condizionato dal non expedit, divieto per i cattolici di partecipare alla vita politica, fu attivo nel movimento cattolico e fece capire il valore della sussidiarietà e di come non fosse opportuna la ricchezza solo finanziaria. Il suo pensiero era ben più complesso e articolato di questa semplicistica sintesi ma colse – anche con uno sguardo sociologico – la funzione irrinunciabile della formazione attraverso gli studi. Il suo desiderio, o meglio il suo progetto, fu accolto da persone come padre Gemelli, francescano, medico e psicologo. Non fu facile, pur con il beneplacito papale, il percorso per arrivare all’istituzione dell’Università che avvenne per regio decreto nel 1924. Per inciso è giusto ricordare che a Milano in quegli anni era già operativa la Bocconi e che soltanto nel 1923 l’Accademia scientifico-letteraria di Milano fu riconosciuta Regia Università degli Studi. Una storia certamente nota a molti ma che deve essere ricordata e soprattutto contestualizzata. Sono gli anni del fascismo e la storia dell’Università Cattolica e del suo Rettore, padre Gemelli, non può essere semplificata in schemi rigidi del tipo fascismo e antifascismo.
Senza dubbio si deve riflettere e far conoscere il fatto che Gemelli in occasione del VI congresso nazionale di filosofia italiana del marzo 1926 (congresso sospeso solo dopo due giorni a causa degli scontri provocati da fascisti e da cattolici) non fu invitato come relatore da Piero Martinetti, ricordato giustamente per il suo grande merito di essere l’unico professore universitario di filosofia a non aver giurato fedeltà al fascismo. Ma è altrettanto importante non dimenticare il bombardamento che l’Università subì nel 1943 e il contributo di molti docenti ed ex studenti della Cattolica nell’assemblea costituente: un nome per tutti Amintore Fanfani, laureatosi in Cattolica in Scienze e economiche e commerciali.
Giustamente se si pensa oggi alla Cattolica, il più grande ateneo cattolico dell’Europa, associandola a Milano, non si può dimenticare il lungo percorso che l’ha portata ad avere una dimensione nazionale, con i suoi campus a Piacenza, Cremona, Brescia, Roma e il più recente a Campobasso per le professioni sanitarie. In cent’anni ha formato trecentomila persone. Ha assegnato significative lauree honoris causa, come quella al cancelliere Helmut Kohl, nel 2003, perché “propugnatore dell’unità europea”. Ha vissuto contestazioni, come quella emblematica di Mario Capanna, e lacerazioni come l’allontanamento di Emanuele Severino. Tappe e pagine della storia culturale non solo italiana. Proprio per questo si deve conoscere e riconoscere quell’avventura nata nel 1921. Allora vi erano sessantotto iscritti a Filosofia e a Scienze sociali, oggi 45 mila studenti e – secondo i dati del 2018, quasi 24 mila donne. Fotografia dell’evoluzione culturale e sociale dell’Italia. Affermazione lapalissiana ma mai inutile. Un Paese – come si sa – non si misura solo con il Pil.
E ha ben fatto il professor Franco Anelli, Rettore, a ricordare che le “Università sono nate dalle crisi e che per questo non dobbiamo temere della loro capacità di superarle”. Con efficacia e con forza ha anche detto che l’Università è” una fabbrica perennemente operosa, come un’antica cattedrale”. È una definizione che ci ricorda che le parole non sono solo pietre ma anche sassi gettati nello stagno. Magari lo stagno della sfiducia demotivante. Anzi – a pensarci bene- possono originare bellissimi cerchi nell’acqua, capaci di sorprenderci. In fondo dovremmo accogliere tutti l’invito della lettera a chi ha frequentata la Cattolica di monsignor Mario Delpini che ha chiesto a chi ha frequentata la Cattolica: Ci vorrebbe un pensiero. E i tanti pensieri scritti, come cerchi nell’acqua, sono diventati un bel libretto di auguri alla Cattolica. Per un futuro di speranza, come ha detto il Papa.
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