Ricordo una nonna che, rivolgendosi al nonno, gli dava del “Voi”. Lui il patriarca, ma lei regina della casa gestiva con sagacia il potere familiare. Non tutte le famiglie erano così, anzi. Ma erano tempi diversi e non si parlava di quella parità di genere che ora è invocato da tempo, ma in effetti non c’è ed anzi appare ben lontana la sua realizzazione. Come in tutti i rapporti umani non è facile mutare tradizioni consolidate nel tempo, ma quali sono in particolare gli ostacoli che frenano questa evoluzione dopo secoli di costumi maschilisti? Non è facile farne una sintesi.
Nelle civiltà del passato il genere femminile è sempre stato penalizzato in modo pesante.
Storicamente si parla di civiltà a conduzione matriarcale, ma sono veramente poche quelle di cui si hanno notizie certe, ed inoltre una loro conoscenza più approfondita non ci sarebbe molto d’aiuto per risolvere in modo giusto la situazione.
Le società contemporanee non considerano la donna in modo uniforme, ma un po’ tutte la penalizzano. Le religioni, pur con le loro evoluzioni molto lente o in alcuni casi assolutamente assenti, non danno reale spazio alle donne, nelle quali comunque – o in molte almeno – il senso religioso è molto profondo e forse più sentito rispetto ai maschi. L’apparato “dirigente” delle Chiese è tuttora maschile e solo in poche chiese anglicane è concessa alle donne la possibilità di celebrare i riti.
In campo imprenditoriale gli spazi si stanno facendo più ampi, come pure in campo politico e in altri ambiti professionali, in altre attività lavorative, ma ciò che balza all’occhio e, diciamo pure, scandalizza è il fatto che la retribuzione femminile continua ad essere molto più bassa rispetto a quella maschile.
Questo di massima lo stato delle cose nelle attuali società. In altre più conservatrici la situazione è ferma a quella dei secoli scorsi o, se si muove, lo sta facendo molto lentamente. Temibili queste situazioni di arretratezza e in me nasce un timore profondo nel constatare quanto grande sia ancora l’incapacità e l’impreparazione ad evolvere verso la parità in modo equilibrato.
Fondamentale la complementarità dei due sessi, qualità che va rispettata nel creare lo stato di parità. Un esempio: molti provano sconcerto quando “Lui” usufruisce del “congedo parentale o di maternità” Altro esempio concreto: la dirigente manager femminile di una ditta non deve comportarsi ad imitazione del manager maschile, e così in politica e in tutti gli altri campi delle attività umane. La conduzione femminile sarebbe allora la grande novità nella società odierna. Sarebbe una rivoluzione vera. Ma noi abbiamo bisogno di questo, non di donne che copiano i maschi.
Forse è in certe attività artistiche che la donna mantiene liberamente le sue qualità, realizzando risultati unici e ottenendo parità di trattamento.
Importante che le possibilità di carriera, di vita, di lavoro siano uguali ma non vanno cancellate le caratteristiche complementari dei due sessi. La scomparsa di queste sarebbe un grave impoverimento per tutta la società umana così come non devono scomparire le caratteristiche di altri soggetti che hanno comportamenti diversi. Se si esprimono onestamente e sinceramente sono tutti molto validi e positivi per la nostra società.
Il problema della parità di genere è molto scottante e di recente è clamorosamente balzato alla attenzione pubblica europea quando il “femminino” è stato usato in modo levantino (e volutamente – a mio parere- proprio per creare un incidente diplomatico), dal premier turco nei confronti della signora von Der Leyen, presidentessa della commissione Europea e in presenza anche di Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo. Lì qualcuno ha voluto mortificare il genere femminile, ma anche la UE, ossia parte del mondo occidentale.
Di tutti i momenti grami che stiamo vivendo gli Stati del Medio Oriente sono protagonisti e la Turchia in particolare ci sta mettendo in grandi difficoltà arrivando anche con arroganza ad umiliare un essere umano (vorrei sottolineare “essere umano”) di genere femminile mostrando disprezzo perché donna, mettendo il genere sopra alla alta carica istituzionale da lei portata.
Ma noi umili provinciali Varesini, scarpe grosse ma testa fina, siamo stati oltraggiati? In quanto cittadini europei sembrerebbe di sì. In quei momenti i nostri due rappresentanti erano ospiti del presidente turco che ha mostrato di non saper adeguarsi ai sacri canoni dell’ospitalità validi anche per lui. Ma la Turchia non è un paese Europeo Occidentale? Per Erdogan pare di no: ha fatto ritornare il suo paese ai livelli di cultura e costumi medio orientali, rifiutando la rivoluzione occidentalizzante effettuata da Ataturk dopo la caduta dell’impero ottomano.
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