Quando nel lontano 1973 fu concepito il progetto del Villaggio SOS di Morosolo, fu il conte Giovanni Panza di Biumo a suggerire che l’arte deve far parte della vita dei bambini, che li aiuta a crescere. Il Villaggio sorse anni più tardi grazie alla caparbietà dei coniugi Franco ed Elena Pavesi, e ad una rete di tanti amici artisti e mecenati che li aiutarono.
Naturale quindi che per i suoi primi venticinque di attività, festeggiati domenica 29 aprile, il Villaggio SOS abbia scelto di posizionare una grande scultura metallica nella rotonda vicino alla stazione di Morosolo. L’opera, vincitrice di un concorso per studenti di Licei Artistici, è di Ambra Salatenna, diciottenne di Cantù, che si è ispirata al cerchio come simbolo di stabilità e perfezione, pensando che la vita di ogni bambino attraverso un percorso anche tortuoso, può giungere ad uno stato adulto di perfetto equilibrio. Un concetto che simboleggia l’attività stessa dei Villaggi SOS in aiuto di bambini che hanno perso i genitori, o che temporaneamente non possono più vivere con loro. Bambini che hanno bisogno di una casa e di una famiglia che agisca in sostituzione della famiglia naturale: nei Villaggi SOS si accolgono questi bimbi, educandoli ad un modello di vita basato sulla responsabilità e su valori riconosciuti, per aiutarli ad integrarsi pienamente nella società e a costruirsi un futuro di certezze.
L’organizzazione internazionale SOS Kindersdorf ONLUS, al quale il Villaggio di Morosolo appartiene, nacque dal progetto di un giovane medico austriaco, Hermann Gmeiner, profondamente colpito alla fine della seconda guerra mondiale dalle centinaia di bambini rimasti orfani. Con l’obiettivo di garantire loro il calore e le cure di una nuova famiglia egli creò il concetto di Societas Socialis (SOS), subito dopo diventata SOS Villaggi dei Bambini. Gmeiner aveva in mente una accoglienza di tipo familiare contrapposta alla via dell’ orfanotrofio. Una concezione rivoluzionaria per i tempi di allora, ma sempre attuale, visto che i motivi di allontanamento di un bambino dalla famiglia possono avvenire in base a diversi disagi sociali purtroppo tipici dell’epoca in cui viviamo.
Anche se svantaggiato dalle circostanze della vita, anzi a maggior ragione per questo, il bambino ha un bisogno immenso di sicurezza, amore e stabilità. Nelle case SOS ci sono le mamme SOS che in un ambiente protetto si prendono cura totalmente dei bambini: con loro sperimentano il senso di appartenenza alla famiglia, vivono insieme ad altri fratelli (i fratelli naturali non vengono mai divisi, ma anche gli altri diventano loro “fratelli”): i bambini crescono condividendo ed imparando le responsabilità quotidiane. Diventano ragazzi studiando, preparandosi alla vita in piena autonomia e affrontando il futuro con la speranza di esser a loro volta genitori consapevoli e responsabili. Come suggerisce la scultura della giovane Salatenna a Morosolo, per tutti i ragazzi crescere è un percorso ad ostacoli, un equilibrio tra alti e bassi a volte difficilissimo, ma si può non essere soli ad affrontare le difficoltà, ed è sempre possibile ripartire anche se ci si trova al fondo.
Il Villaggio SOS di Morosolo è un tassello di una grande organizzazione, attiva in 133 paesi: ogni anno nel mondo riescono a portare aiuto a 80.000 minori orfani o abbandonati, e 2 milioni di persone, offrendo servizi di accoglienza, sanità, istruzione, formazione professionale e rafforzamento familiare.
Per approfondimenti e per richiedere la newsletter: www.villaggiososmorosolo.it
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