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Cultura

LA FILOSOFIA DELLA MENTE

LIVIO GHIRINGHELLI - 16/04/2021

Il pensatore di Rodin

Il pensatore di Rodin

Cartesio introduce il concetto di mente al posto di anima. La mens, liberata dai requisiti strettamente pertinenti alla corporeità, ha come prerogativa essenziale il solo pensiero, i suoi modi propri (la sensazione) e le facoltà congiunte (l’immaginazione). La soluzione del dualismo delle sostanze (res cogitans e res extensa) e il legame problematico tra mente e corpo istituito grazie alla ghiandola pineale apre a problemi quali il reperimento di una base materiale organica del pensiero e dell’attività mentale, per altro verso relativi ai limiti di un approccio naturalistico alle attività dell’anima.

A questi limiti Leibnitz si riferisce in un passo della Monadologia (1714) per spiegare l’irriducibilità del piano spirituale a quello fisico, ricorrendo all’ipotesi riduzionista, mostrandone l’incapacità di spiegare i fatti mentali. E immagina una macchina capace di pensare, sentire percepire, trovandovi soltanto pezzi e ingranaggi che agiscono reciprocamente senza alcunché che assomigli a un pensiero o ad una percezione. I problemi vengono poi rilanciati grazie allo sviluppo delle conoscenze sul sistema nervoso, allo studio scientifico condotto sulle basi neurologiche delle funzioni mentali e del comportamento e agli studi sulla psicologia empirica di Vilhelm Wundt.

Le concezioni evoluzioniste darwiniane promuovono una visione storico-biologica e adattativa della mente animale e umana. Ci si indirizza verso l’individuazione della localizzazione delle funzioni cerebrali e delle conseguenti funzioni e attività mentali. Tra il1861 e il 1865 il neurologo francese Paul Broca (1824-1880), studiando il fenomeno delle afasie, giunge a individuare l’area della componente motoria del linguaggio nella terza circonvoluzione frontale inferiore sinistra del cervello.

Pochi anni dopo nel 1874 il neurologo e psichiatra tedesco Karl Wernicke rintraccia nell’area temporale dell’emisfero sinistro la sede della comprensione del linguaggio. Mente e coscienza emergono dal cervello a seguito dell’evoluzione, mentre la completa riduzione dell’una all’altra comporta la scomparsa, assieme alla mente, della stessa coscienza.

È necessario a questo punto distinguere nella coppia concettuale la coscienza fenomenica da quella cognitiva. La seconda si riferisce alla facoltà mediante la quale un organismo o sistema può avere accesso ai propri stati interni, per poterli tradurre in informazioni linguistiche o schemi di azione; la coscienza fenomenica invece indica la componente prettamente soggettiva, qualitativa, dell’essere cosciente. Il secondo caso si presta a un approccio scientifico, impersonale, il primo rimane nella dimensione soggettiva della prima persona e del suo vissuto. V. Thomas Nagel, filosofo naturalizzato americano d’origine serba (n.1937) Che cosa si prova a essere un pipistrello? (1974).

La coscienza, l’esperienza e il comportamento di un singolo individuo non possono essere ridotti a una semplice composizione di impulsi, sensazioni, reazioni in risposta a stimoli fisici (antiriduzionismo). Al centro del dilemma morale sta infatti il dissidio tra ragioni personali per agire e ragioni neutrali rispetto al punto di vista dell’agente.

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